martedì, settembre 25, 2007

Suicidio di un filosofo



"Non voglio più, secondo la formula di Georges Bataille, 'rimandare l'esistenza a più tardi'.
Sono attento alla tua presenza come ai nostri inizi e mi piacerebbe fartelo sentire.Mi hai dato tutto della tua vita e tutto di te:vorrei poterti dare tutto di me durante il tempo che ci resta.
Hai appena compiuto 82 anni.
Sei sempre bella, elegante e desiderabile. Viviamo insieme da 58 anni e ti amo più che mai.Recentemente mi sono innamorato ancora una volta di te e porto in me un vuoto divorante che riempie solo il tuo corpo stretto contro il mio.La notte vedo talvolta il profilo di un uomo che su una strada vuota e in un paesaggio deserto, cammina dietro un feretro. Quest'uomo sono io. Il feretro porta via te. Non voglio assistere alla tua cremazione: non voglio ricevere un vaso con le tue ceneri... Spio il tuo respiro, la mia mano ti sfiora. Ad ognuno di noi due piacerebbe non dover sopravvivere alla morte dell'altro. Ci siamo spesso detti che se, per assurdo, avessimo una seconda vita, vorremmo passarla insieme"
(brano tratto da "Lettre à D. Histoire d'un amour" di André Gorz)

André e Dorine (la D. a cui è indirizzata la lettera) sono morti da qualche giorno. Il racconto, la lettera, da cui è stato tratto il brano qui sopra è stato scritto circa un anno fa. Lui, 84 anni, filosofo esistenzialista della scuola di Sartre, lei, 83 anni, sua compagna per tre quarti della sua vita, hanno varcato assieme la sottile soglia che fa da scudo alla nostra debole realtà.
Una amica, non avendoli sentiti da un po', è andata alla loro casa di campagna per parlare con l'anziano filosofo e saggiare le condizioni di sua moglie, affetta da una grave malattia evolutiva a cui si era sovrapposto un cancro.
"Sulla porta avevano lasciato un cartello: 'Avvertite i gendarmi'.L'amica l'ha visto ed ha lanciato l'allarme: i corpi del filosofo André Gorz e di sua moglie Dorine riposavano l'uno accanto all'altro. Hanno messo in atto quello che desideravano: morire insieme dopo quasi sessant'anni di vita comune".

(Il virgolettato è tratto da "la repubblica" di oggi, articolo di Giampiero Martinotti, il resto è liberamente diadattato dalla stessa fonte)

E' inutile, credo, scrivere come alla fine di un bel film la frase "tratto da una storia vera", perchè questa storia è troppo romanzesca per non essere vera. Uno scrittore non si sognerebbe mai di inventare un racconto del genere, perchè sarebbe troppo poco credibile. Ed è per questo che sconvolge, in tutta la sua innaturale naturalità.
Addio

giovedì, agosto 23, 2007

Mi svegliai, e dopo tanto tempo mi sentii di nuovo felice.

Doveva essere stato un mercoledì, io e Dario eravamo stati alla Playa e, mentre ero di ritorno avevo conosciuto una ragazza fantastica. "Davvero carina" era stato il mio primo pensiero, "vorrei conoscerla..." era stata la mia prima idea, ma la parte pensante del mio cervello scioperato a quel punto aveva smesso di funzionare; con il cuore all'impazzata mi sono avvicinato a lei, osservavo i suoi capelli nerissimi confondersi nella notte e fluire leggiadramente sulle sue spalle scoperte ed il suo sguardo incantevole che si perdeva nel buio, ma non avevo notato che aveva gli occhi lucidi. Credo di averle dato a parlare con una frase stupida, qualcosa come "Scusa, posso romperti le scatole 5 minuti?"... pensavo che mi avrebbe mandato a quel paese, ma era diversa da quel che pensavo. Non solo non mi ha mandato a quel paese, ma abbiamo parlato per qualche piacevole minuto prima di salutarci, aveva gli occhi lucidi ed era un po' confusa, non capivo perchè, ma mi rendevo conto che era una persona sensibilissima, avevo voglia di conoscerla meglio, di capirla. Ma avevo le chiavi di casa e non potevo stare lontano dagli altri troppo tempo... purtroppo.
La serata, che fin lì era passata nel migliore dei modi, mi riservava però altre sorprese.
Avevo deciso che era il momento per bere qualcosa e quindi sono tornato all'appartamento con Dario, una luna quasi piena a sud rischiarava i miei passi e sentivo quella sensazione "ovattata" che segue il primo bicchierino, nonostante non avessi bevuto neanche una birra e mi sentivo bene.

Da lontano ci accorgemmo che la luce nell'appartamento era accesa.
"Ma non è possibile le chiavi le ho io!"."Magari l'abbiamo lasciata accesa prima...".
La luce si spense.
"Oh cavolo".
Siamo arrivati con calma al pianerottolo. Ho aperto la porta e... silenzio. Non c'era veramente nessuno.

Ci siamo ricordati il perchè del nostro ritorno a casa: eravamo lì per prendere qualcosa da bere e quindi siamo andati in cucina, ci siamo avvicinati al mobile adibito ad angolo bar, e Dario era in procinto di prendere il gin... ma non era lì, era scomparso,no, no, no, era stato spostato, era sulla cucina ed il livello era sensibilmente più basso.
"Chi è stato, nel Nome di Dio?".
"Io!Nel nome mio!" era una voce melodiosa e stonata al contempo, un incrocio tra Robert Plant e Bob Dylan, una voce che racchiudeva in sè tutto, era... l'alpha e l'omega del suono. Si riaccese la luce nella stanza di Peppe e Vincenzo e sentimmo dei passi stanchi e pesanti che venivano verso di noi.
Eravamo sul balcone ed una leggera brezza massaggiava i nostri volti rinvigorendo allo stesso tempo dei piccoli focolai accesi ad oriente, passò una stella cadente ed il mio sguardo fu catturato, poi guardai di nuovo nell'appartamento: un uomo sulla cinquantina, alto, Altissimo, era arrivato alla vetrata che dava sul balcone e finalmente ci era possibile vedere le sue fattezze. Aveva un vecchio jeans consunto, che aveva addosso da chi sa quanti secoli, ed una T-shirt nera comprata ad un concerto dei Led Zeppelin, con la scritta "Stairway to heaven" con su disegnata una scala che andava verso il cielo. Doveva avere un volto piuttosto spigoloso ed affaticato, ma i riflessi e le ombre causati dalla luce spettrale della luna smussavano gli angoli ed addolcivano i suoi lineamenti.
Guardai Dario negli occhi e ci fu tutto chiaro in un istante
"Sei Dio."
Le parole uscirono meccanicamente dalla mia bocca ma le sentivo estranee, come se non le avessi pronunciate io.

"Bene, almeno ci siamo risparmiati le presentazioni..."
Ricordavo di aver letto un racconto di un tizio che aveva incontrato Dio e che non sapeva cosa dirgli, avevano bevuto un po' di vino assieme e si erano fumati tre spinelli, poi Lui era andato via contento. Noi non avevamo canne nè vino, avevamo solo mezza bottiglia di Gin e quasi una bottiglia intera di Whisky. Riflettei sul fatto che fingo sempre di essere un intellettuale, mi dò arie da filosofo, ma non avevo nulla da chiedere a Dio.Strana la vita.
"Cosa c'è dopo la morte?"
La domanda secca non fu fatta da me come sarebbe lecito pensare, nè da Dario. Era stato Lui.
"Dai, ragazzi, secondo voi cosa c'è dopo la morte?".
La risposta di Dario fu pronta ed irriverente.
"Non parlo di morte se non dopo aver bevuto un bicchierino... niente di personale, Dio, ma a te non tocca, hai già fatto da solo".
Prese il Gin, ne versò un po' in un bicchiere di plastica per lui ed un dito per me, ed iniziammo lentamente a sorseggiarlo.
Dio era lì che ci osservava, attonito, ma senza dire una parola.
Quando i bicchieri furono vuoti presi io la parola.
"Credo che non esista l'inferno nè il purgatorio... Credo che ci sia solo il Paradiso e lì nessuno se la deve passare troppo male. Ma perchè me lo chiedi? Hai una crisi di mezza età? O per caso vuoi ucciderti?"
La sua risata isterica fu fragorosa e riecheggiò per l'appartamento, ronzandomi nelle orecchie.
Prese le carte napoletane che erano in un angolo del tavolo ed iniziò a mischiarle nervosamente.
"Sì, avevo pensato di farla finita, ma non sono riuscito a trovare una soluzione indolore... e non starò qui a tediarti sul perchè. E poi lo sai perchè sono depresso, hai già letto il racconto di quel tizio che ho conosciuto qualche anno fa."
"Ma non ti è ancora passata?"
"E come potrebbe?" la sua voce iniziava a tremare, non era più armoniosa e sicura come all'inizio, forse era addirittura invecchiata. "No, non mi è passata. Sai, è dura quando non hai nessuno a cui rivolgerti per pregare, per chiedere un aiuto o per avere un placebo".
Dario mi guardò, ci scambiammo un cenno d'intesa e gli versò un po' di gin.
Dio annuì per ringraziarlo ed iniziò a distribuire le carte. "Scopa a tre?".
"Ok. Non è il massimo, ma è pur sempre qualcosa. Facciamo che chi perde beve, va bene?"
Dario rispose prontamente di sì. Dio vuotò il bicchiere, guardò il fondo dove baluginava un'ultima goccia di gin ed acconsentì anche lui.
La prima partita fu disastrosa, sembrava che sapesse esattamente le carte che avevamo in mano ed anche la giocata che avremmo fatto. Fece i quattro punti regolamentari e due scope. Io e Dario ci dividemmo un bicchierino.
La seconda fu ancora peggio. Sette punti in totale. Io e Dario bevemmo ancora.
Poi si riattivò la parte pensante del mio cervello, in letargo ormai da qualche ora e forse offesa nell'orgoglio;mi disse che non era vero che sembrava sapere le carte che avevamo in mano e quale giocata avremmo fatto. Lui NE ERA CERTO. Beh, tutto sommato era pur sempre Dio.
Gettai le carte sul tavolo stizzito.
"Non giocherò più con Te se non la smetti di imbrogliare. Ora, per pegno tocca a te bere...". Colmai il bicchiere fino all'orlo e lui lo scolò in men che non si dica; probabilmente stava aspettando che io facessi una cosa del genere, poichè la partita successiva fu più equa e la vinsi io, secondo Dio, terzo Dario.
Iniziavamo ad essere disinibiti e mentre giocavamo parlavamo del più e del meno.
I nostri programmi futuri, aspettative, progetti, speranze. Dio sembrava avere le idee più confuse delle mie a tal proposito ed improvvisamente capii perchè era così triste.

"Sei solo, ecco la verità. Non sei depresso perchè non te ne va bene una, perchè tutto ciò che fai credi sia sbagliato, ma perchè sei così solo. Passare tutta l'eternità in compagnia di se stessi deve essere brutto... si inizia a conoscersi troppo bene e si finisce per l'odiarsi.E poi non puoi realmente amare...Certo ci ami tutti come tuoi figli, hai amato Gesù e Maometto come figli prediletti, ma... ma non credo esista una Dea, o roba del genere no?"
Lui vuotò l'ultimo bicchiere di gin, poi disse:
"Sì, sono solo. Non ho nessuno con cui condividere l'Esistenza. Non ho veri amici; nessuno a questo mondo è capace di ascoltare, tutti vogliono raccontarmi i loro problemi, ma nessuno ha voglia di sentire i miei.
Inoltre, hai ragione... forse non esiste una Dea. I miei precursori greci e romani erano gente allegra, se la spassavano e stavano in buona compagnia, anche se neanche loro erano capaci di amare. Erano troppo terreni. L'amore non è un sentimento terreno."
Gli offrimmo del Chivas, un buon Whisky, ma rifiutò garbatamente; disse che gli dava acidità allo stomaco e che era già abbastanza brillo per il gin. Iniziava davvero a starmi simpatico, peccato solo che non gli piacesse il Whisky.
"Voi siete fidanzati?" ci chiese.
Dario rispose di sì, io, come ben sapete, dissi "No... mi hai visto in faccia, Dio? Le ragazze di oggi pensano solo all'aspetto fisico... chi si fidanzerebbe mai con me?". Lui si accigliò, poi disse: "Non disperare, come dice il proverbio?ah sì: le vie del Signore sono infinite, no?".
Stavolta ridemmo tutti con molto gusto, e Dario Gli diede una pacca sulla spalla.
Dio iniziò a tossire e si fece paonazzo in volto, la faccia di Dario assunse uno strano colorito giallognolo e mi ritengo fortunato per non aver visto la mia... stavamo uccidendo Dio?
Poi improvvisamente la sua tosse cessò ed iniziò di nuovo a ridere "Ah ah ah... ci siete... ci siete cascati!! Lo sapevo che avrei dovuto fare l'attore...". Avrei voluto tirargli un pugno dritto in volto, ma alla fin fine era stato simpatico, e poi tirare un pugno all'Onnipotente avrebbe potuto avere delle brutte conseguenze.
Parlò con noi per un po' di tempo fino alle due circa, quando si rese conto che stavano per tornare i nostri amici.
Si è confidato ed ha ascoltato ciò che avevamo da dirgli. Poi ci ha chiesto di promettergli di non rivelare nulla di ciò che ci aveva detto per sfogarsi e... "Lo giuro su Dio!" disse Dario.
Ridemmo a crepapelle e loabbracciammo: era caldo e rassicurante.
Rimanemmo in silenzio per qualche attimo, fissando l'unica nuvola che rompeva la monotonia del cielo di inizio agosto.
La luna era ormai molto alta su di noi e proiettava le nostre ombre a pochi centimetri dai nostri corpi. Sembrava che qualcuno avesse malamente cercato di disegnare i nostri contorni con un carboncino sul pavimento, e poi, fiaccato dal duro lavoro avesse desistito ad opera non ancora compiuta.
I piccoli focolai d'incendio sulla collina di fronte si erano spenti ed al loro posto erano nate delle piccole serpentine di fumo che salivano lente ma inesorabili verso il cielo, dando dei colpetti di pittura grigiognola alla terra bruciata che un tempo doveva essere ricoperta di verde e che ora si stagliava contro il cielo blu come il ventre di un gigante morto. Ripensai alla ragazza che avevo conosciuto.
Aveva gli occhi lucidi. Mi aveva detto di aver da poco rotto con il fidanzato. Collegai. Doveva essere innamorata, altrimenti non poteva stare così male.
Mi volsi per dirlo al Signore, ma non era più lì. Dario dormiva e nell'andarsene, probabilmente barcollando il nostro insolito visitatore aveva rovesciato delle bottiglie di vetro che avevamo in un angolo.
Non mi ero accorto di nulla. Dovevo essermi addormentato anche io e non avevo potuto dirgli adDio.
Mi ritornò in mente una frase:
"hai ragione... forse non esiste una Dea.". Forse? Ma Lui è onnisciente...non può dire "forse".
Risi così forte che mi venne mal di stomaco. Dio era innamorato ed era stato deluso, l'alcool ti fa dimenticare per un po' di ciò che è accaduto, ma quando il suo effetto svanisce stai peggio di prima. Se ne era andato senza salutare per non rattristirci e non rovinare la splendida serata che avevamo passato.
Allora feci una cosa che non facevo da tanto tempo.
Pregai.
Questo gesto mi fece stare meglio, perchè mi sentivo quasi "intimo" con Dio. Gli dissi che non sono bravo a dare consigli, ma se aveva bisogno di qualcuno ero sempre a sua disposizione e non volevo nulla in cambio.
Poi il mio delirio raggiunse il culmine: gli chiesi se aveva MSN.
E lui mi rispose. Disse di no. Odia la microsoft ed odia Msn... a massimo poteva darmi l'indirizzo e-mail.
Lo ringraziai.
Vidi un'altra stella cadente e mi addormentai.
Ebbi un ultimo pensiero prima di cadere tra le braccia di Morfeo, un pensiero che mi fece sorridere.
"A Dio piace il gin, ma non il whisky. Ora che abbiamo finito il gin è difficile che ce lo ritroveremo di nuovo in casa".

Tutte le luci del mondo si spensero ed io dormii a lungo.
I primi raggi del sole avvertirono il mondo che la notte era finita e che un altro giorno stava iniziando.
Mi svegliai, e dopo tanto tempo mi sentii di nuovo felice.

mercoledì, agosto 15, 2007

It's been a Long John



It's been a Long John, guys.
Ma che significa? Beh, diciamo che John può anche essere letto come Journey e così ha più un senso, ma allora, perchè John e non journey? Chi è John?
La domanda che coglie appieno il nocciolo della situazione, è, piuttosto, che cosa è John.
John è stato il nostro compagno, il nostro amico, a tratti è stato motivo di litigio, ma è rimasto sempre fedele e si ergeva dritto in ogni difficoltà.
Long John è un gelato.
Sì, avete ragione, sto dando fuori di matto, sto proprio parlando di un gelato, vi autorizzo a fare commentini cattivi sul mio stato di salute psichica.
Come ho conosciuto John? La prima sera della nostra vacanza, ero seduto al bar "La Playa" guardando il nulla (sport preferito della gran parte di noi), quando ho finalmente deciso di dovermi muovere, avrei trascinato pesantemente le mie stanche membra fino al bancone del bar ed avrei preso un gelato, un bel gelato rinfrescante che mi avrebbe rimesso in sesto, in settimo ed anche in ottavo, già che ci siamo. Lui era lì ad aspettarmi. La sua immagine spiccava su tutte le altre e mi chiamava, la sua forma simil-fallica, se da un lato era repellente, dall'altro rievocava in me sentimenti ancestrali che volevano uscire fuori ed esplodere; oramai era troppo tardi per tirarmi indietro, era diventata una questione di orgoglio: dovevo accettare la sfida o soccombere.

La battaglia si è però rivelata molto meno ardua del previsto.
Una volta caduto nelle mie mani John, si è dimostrato docile, si lasciava mangiare senza opporre resistenza e soprattutto era maledettamente buono e rinfrescante; abbiamo scoperto (neanche troppo a malincuore) che provoca dipendenza, in quanto non ne abbiamo più potuto fare a meno, ma certamente era un gran bel gelato.
John è stata la prima cosa interessante nella quale ci siamo imbattuti e gli sono rimasto profondamente legato, perchè tutto sommato la prima cosa interessante di una esperienza iniziata ex novo, è destinata a rimanere impressa.
Ovviamente poi ce ne sono state altre, tante altre, e non ho tenuto un diario per poter scrivere tutta la massa di cavolate che capitavano, e la gente strana che conoscevamo (in effetti sembra che avevamo una calamita verso la gente strana noi...), ma il punto di partenza è stato questo.
Mi chiamo John, Long John. (da leggersi ad alta voce, con tono maestoso)

Se devo essere sincero, però, mi aspettavo di meglio, avrei voluto conoscere qualche altra persona.

Ma quelle che abbiamo conosciuto erano tutte a loro modo un po' "speciali" (mi si passi la licenza poetica).
A partire dal tizio strano amante di Jerry Calà.
Lo abbiamo conosciuto in spiaggia, dopo aver effettuato un gioco e ci è sembrato fin da allora un po' misterioso; la sua lingua arcaica che affondava le proprie radici direttamente nel subconscio, saltando spesso la coscienza risultava talvolta incomprensibile e molti dei concetti da lui espressi non erano necessariamente chiarissimi, ma è risultato essere lapalissiano fin dal primo istante che quando si parlava di musica gli si illuminavano gli occhi. Amava gli Oasis, quelli di Bari, però. E nonostante fosse barese non sapeva tradurre quello che dicevano.
E poi sul suo lettore MP3 c'erano "tante altre musiche", come Diego Abatantuono, Jerry Calà e dulcis in fundo: Emilio.
Lancio un sondaggio: chi diamine è Emilio?
So soltanto che da quel momento in poi il nome del nostro tipo strano è diventato Emilio (il nuo nome era un altro, ma lo ometto per privacy), detto anche "il nostro problema alto un metro e ottanta" o più affettuosamente "il male assoluto".
Sfortunatamente (?) domenica sera è partito e non abbiamo potuto approfondire la sua conoscenza, ma sarebbe poi tornato venerdì sera, col fratello, un ragazzo simpaticissimo e intelligente, che avrà un ruolo chiave in questa storia.

Vorrei inoltre parlare di un'altra persona.
Un ragazzo simpatico, con un po' di ritardo mentale, che lo rendeva aperto e socievole, anche se gli impediva di essere un matematico. Ne siamo certi? Io qualche dubbio ce l'ho.
Altro gioco aperitivo al bar "La Playa".
Bisognava far rotolare una pallina lungo due fili tesi e farla cadere in un bicchiere d'acqua posto sotto di essi, con due tentativi a disposizione di ognuno.
"Secondo me la signora qui presente farà tre modulo due, ovvero uno" erano le sconcertanti parole che io avevo proferito, al termine delle quali, il nostro (che chiameremo Claudio) si gira e dice "E' vero".
E' stato sconcertante.
Le operazioni in modulo non sono nè concettualmente nè praticamente difficili, ma per conoscerle bisogna aver fatto studi avanzati, poichè non si usano molto di frequente; la mia operazione era giusta, poichè "è vero" che 3 mod 2 = 1 e sono sicuro che "è vero" deve essere maturato nella mente di Claudio per chi sa quale arcano motivo, ma tant'è che detto lì, in quel preciso istante era semplicemente surreale.
Ma la siutazione sarebbe precipitata.
Il nostro passo successivo è stato quello di prendere la navetta per tornare all'appartamento.
Ovviamente Claudio era lì.
Ci chiede qualcosa a proposito di uno zaino nuovo (o forse di una navetta nuova, le interpretazioni sono contrastanti) - frattanto l'autista della navetta era salito a bordo - poi mi chiede: "dove è Michele?".
Ora, chi è Michele?
Sarà il suo amico immaginario, ho pensato, e allora gli ho risposto come se mi avesse fatto una domanda normalissima e la mia fosse una risposta normalissima, "Michele? Penso che stia a casa".
Frattanto il nostro viaggio in navetta era finito e tutti (o quasi) avevano salutato l'autista chiamandolo per nome.
Mi ci è voluto un po' di Gin Lemon (preparato con veri limoni), per svelare l'arcano: Michele è l'autista della navetta.
La rivelazione, se da un lato è stata illuminante, dall'altro è stata umiliante.
Claudio (il cui nome era diventato frattanto "Michele"Smiley mi aveva fatto una domanda semplice e sensata, ma io credendo che fosse un po' "ritardato" (scusate la brutalità, leggetelo in senso dolce) ho pensato che fosse una domanda stupida e ne ho riso. Verosimilmente, però, lui avrà pensato che io fossi un idiota Smiley . Caspita, non l'hai visto salire Michele? Chi pensi la stia guidando la navetta?

Beh, non mi resta che augurare ad Emilio e Michele un buon continuo di vacanza, no?
Ci sn altre persone fantastiche che ho conosciuto (due in particolare), ma non è il caso di approfondire in questo post qui... non hanno molto a che fare con Emilio e Michele!
alla proxX

giovedì, luglio 19, 2007

L'effetto farfalla (brutti zozzoni, non pensate a male)



Manco da parecchio sul Blog, vero? Poverello, l'ho quasi abbandonato... comunque spero di riuscire a scrivere qualcosa in più e non voglio fare le mie solite tediose introduzioni.
Quindi veniamo al dunque:
Oggi parliamo dell' "effetto farfalla".
Lo so, in inglese suona meglio: "Butterfly effect".
E' anche il titolo di un film, incentrato proprio su questo effetto.

Ma di preciso, di cosa stiamo parlando?
Ci viene in aiuto wikipedia per la definizione enciclopedica, definendola come la locuzione che acchiude in sé la nozione maggiormente tecnica di dipendenza sensibile alle condizioni iniziali e proponendo qualche esempio come:
"Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l'uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza" frase di Alan Turing, tratta da un saggio del 1950.
Secondo Lorenz, invece "il battito d'ali di una farfalla in Cina può provocare un uragano in America", frase ad effetto da cui deriva il nome.

Ma noi vogliamo spingerci oltre, vero?
Non parliamo di elettroni e di micro-fisica, ma parliamo di eventi macroscopici, di scelte, di possibilià, parliamo di azioni che possono cambiare o sconvolgere l'esistenza, non solo del singolo, ma del mondo.
Il film "The butterfly effect" parla di un ragazzo che ha la non invidiabile capacità di cambiare il proprio passato, modificando degli avvenimenti, ma ogni sua modificazione provoca effetti indesiderati nel suo presente.
Rimanendo in campo fantascientifico, io citerei anche "the time machine", in cui la possibilità di cambiare il passato viene preclusa da una sorta di autodifesa del sistema spazio-temporale. Se potessimo tornare indietro nel tempo il nostro passato non potrebbe essere modificato neanche in un suo minimo elemento: si potrebbe generare un effetto farfalla che ci impedirebbe di creare la nostra macchina del tempo. Il che è assurdo. Il sistema preserva quindi la sua razionalità ed univocità.
Per ritornare un po' alla realtà e parlare dell'effetto farfalla in senso stretto esso non è verificabile, nè modellizzabile, pertanto può essere utilizzato solo a livello concettuale, per far capire che la meteorologia (ad es.) non è una scienza esatta e che risente pesantemente della teoria del caos.

Ma allora perchè ho scritto tutto ciò?
Forse è possibile nella nostra esperienza quotidiana valutare la possibilità e la eventuale entità di un butterfly effect.
Avete mai provato a riflettere su qualche aspetto insignificante della vostra vita o del vostro comportamento che magari ha portato a conseguenze impensabili? Avete mai notato come talvolta anche solo una parola detta, o peggio ancora il modo in cui essa è stata detta abbia modificato una relazione, un rapporto di amicizia o altro?

Il butterfly effect, in pratica, tanto nella scienza quanto nella vita affettiva ci responsabilizza e al contempo ci fa sentire impotenti.
Ci fa sentire in obbligo di valutare ogni minima variabile perchè "la cosa è già abbastanza incasinata", ma ci suggerisce che "la cosa è troppo incasinata per essere capita".
Bah, vabbè... concluso anche questo altro articolo delirante

Bye ed alla prox

P.S: l'immagine è di un "attrattore di Lorenz" che verosimilmente ha ispirato la nomenclatura di "effetto farfalla"

venerdì, giugno 08, 2007

-Green Flash-



"Quel giorno, quando sentirò che qualcosa in me starà cambiando, mi fermerò un istante, mi raccoglierò in preghiera e suggerirò a Dio di continuare a farsi i fatti suoi.

Quel giorno, quando la signora dagli occhi di ghiaccio si calerà sul mio volto per baciarmi, non opporrò resistenza e mi lascerò trascinare nell'infinita voluttà e lussuria dell'ultimo bacio. Cosa pensate ci sia di più bello dell'ultimo bacio? Sarà di sicuro l'ultimo... Di primi baci ne avrete avuti tantissimi, ognuno sarà stato bello e diverso, ma ognuno sarà stato dato con la consapevolezza che ce ne sarebbe stato un altro e poi un altro e poi un altro ancora... ma l'ultimo è l'ultimo.

Quel giorno, quando il mio corpo cadrà inerte e verrà raccolto dal Grande Netturbino per poter essere riciclato, non sarò lì a vederlo cadere, ma guarderò in tutt'altro luogo, starò verosimilmente guardando una cartina che mi spieghi da che parte andare per raggiungere l'oltretomba.

Quel giorno, quando avrò chiesto indicazioni a Qualcuno, scoprirò che non vorrà rispondermi, poichè nonostante in tutta la mia vita gli abbia sempre chiesto una mano, mai ricevendola, gli avrò chiesto, in punto di morte di continuarsi a farsi i fatti suoi. Altri, invece, avendogli intimato per tutta la vita di farsi i fatti suoi, in punto di morte gli avranno chiesto aiuto, e saranno aiutati.

Quel giorno, quando ormai mi sarò perso e riuscirò a vedere nient'altro che il raggio verde che esala il sole alla sua morte dietro l'orizzonte, quando ormai non saprò più dove andare perchè i vivi non avranno più posto per me e non conoscerò la strada per andare dai morti, sarò libero ed infelice.

Quel giorno, quando ormai voi mi definirete morto e Loro mi definiranno scomparso, o meglio, perduto, lei sarà lì a cercarmi, per farmi capire le cazzate che ho fatto nella vita.

Quel giorno, quando lei mi troverà e mi condurrà per mano nel posto felice o infelice che si trova al di là di questo mondo, sarò prigioniero, di nuovo prigioniero di lei, perderò la mia libertà tanto veementemente ricercata, ma rivivrò felice.

Quel giorno, quando rinuncerò alla mia libertà, vivrò nuova vita, e non attenderò nuova morte per affermare me stesso, ma afferrerò urlante i ceppi della mia prigionia per scrivere col sangue le lettere NOI"

A. Colaf

giovedì, maggio 10, 2007

Nostradamus, un simpatico fumatore



Michel de Nostre-Dame (nome latinizzato Nostradamus) nacque nl 1503 nel Sud della Francia, poi all'età di venti anni circa si iscrisse a Medicina, curò tanti appestati ed iniziò a viaggiare. Nei suoi viaggi incontrò tanta gente strana, tanti profeti da strapazzo, tanti millantatori ed incantatori di serpenti, fin quando poi, così recitano le cronache del tempo, un famoso spacciatore del quale si omette il nome per il rispetto della "praivasi", che gli procurò una potente droga importata dall'oriente e che aveva modalità di somministrazione un po' inusuali. Nostradamus stesso, dirà che il rito che svolgeva prima delle sue previsioni consisteva nel riempire una bacinella d'acqua (e verosimilmente della nostra innovativa droga) poggiarla su un treppiedi di ottone (è importante il fatto che fosse di ottone, perchè pare che questo materiale generasse una particolare reazione con la droga) e fissarla durante la notte, aspettando l'ispirazione(aspirazione).
Stando alle ricostruzioni fatte da alcuni importanti biografi del grande profeta francese, quando i fumi andavano in circolo, il nostro iniziava a vedere e sentire fatti accaduti, che stavano accadendo o che sarebbero accaduti, li memorizzava e li descriveva chiaramente in un manoscritto (ovviamente mai ritrovato), per poi riscriverle in maniera più enigmatica e renderle comprensibili solo "dopo che esse si siano completamente concluse".
Ebbene, ci sono tantissime persone che perdono il sonno a dare interpretazione alle sue famose previsioni (che sono divise in quartine) e sarebbero pronti a giurare che Nostradamus fosse un unto del Signore (quasi come Silvio). E leggendo la precisione di alcune profezie si rimane impressionati.

"Re contro re, e duchi contro principi,
Astio tra di loro, orribile dissenso

Collera e furia attraversano ogni provincia
,
In Francia grande guerra ed orribile cambio."

E' ovvio. E' palese. E' scontato. A cosa può riferirsi questa quartina se non alla prima guerra mondiale?Uhm... va beh forse è un po' forzata come interpretazione e nel 1550 circa anche tirando a indovinare non sarebbe stato difficile indovinare che ci sarebbero state guerre in Europa, ma i fan di Nostradamus dicono che egli abbia profetizzato la prima grande guerra. Perchè non credergli? Diamo loro una seconda possibilità, perchè se questa fosse giusta potrebbe mettere sotto luce diversa, la quartina appena enunciata.

"L'anno mille novecento novanta nove (nuovo) settimo mese,
Dal cielo verrà un gran Re del terrore,

Risusciterà un grande Re di Angoulmois,

Prima e dopo Marte regnerà per buonora."

E' ovvio. E' palese. E' scontato. A cosa può riferirsi questa quartina se non alla tragedia delle torri gemelle? Il settimo mese del calendario Giuliano è Settembre e l'anno vero dell'attacco non è il 2001 bensì il 1999 per l'incertezza della data di nascita di Cristo. E poi cosa dire di Angoulmois? Può essere anagrammato come Mongoulais, ovvero "dalla Mongolia", che è certamente riferito all'Afghanistan. Va beh, forse anche questa è un po' debole, ma andiamo oltre; sempre sull'11/9

"Cinque e quaranta gradi il cielo brucerà,
Fuoco si avvicina alla grande città nuova:

In un istante una grande fiamma sparsa salterà,

Quando si vorrà far prova dei Normanni."

E' ovvio. E' palese. E' scontato. Stavolta non potete dargli torto. 40° e 5' è l'esatta latitudine di New York (non preoccupatevi, il primo verso non significa nè 45° nè 5° e 40'), il fuoco si avvicina alla grande città nuova (New York, Nuova York, no?), una grande fiamma sparsa salterà (questa non so interpretarla, ma sono sicuro che abbia un grandioso significato celato), e poi reggetevi forte: stando a Wikipedia, nel 2001 fu fatto a Palermo il test del DNA ai re Svevi e normanni lì sepolti; dunque sarà fatta "prova dei Normanni". Dai, stavolta non potete proprio contraddirlo.

Incredibile che ci siano persone che credano a questa roba; ed incredibile che ci sia gente che ha passato notti e notti insonni a cercare di interpretare quello che questo tizio aveva scritto.
Non so se si era notato, ma non sono esattamente un pro-Nostradamus.
Comunque, lancio il concorso del millennio: scrivi la tua profezia.
Io scriverò una mia quartina qui sotto, e voi se volete, potrete aggiugerne altre nei commenti a questo articolo, possibilmente non troppo a lungo termine, se no non capiremo mai chi di noi ha capacità profetiche.

"Nell'anno sette e duemila al sesto mese
grandi eventi sconvolgeranno le giovani itale menti
ed un candelabro a sette bracci di sangue misto
garantirà il grande giudizio, che metterà la fine al Mycaelu"

Alla prossima

giovedì, aprile 19, 2007

L'uomo che guardava cadere gli operai

Leggete, è simpatico, ma al contempo inquietante.
Io sto in finestra e guardo gli operai che precipitano. Ogni tanto ne casca uno. Mi piace vedere la gente che muore sul lavoro mentre io sto tranquillo a casa. Mia moglie invece non è interessata. Lei è di sinistra, a lei piace la politica e si guarda sempre i programmi del canale satellitare del parlamento. A quest’ora fanno una trasmissione condotta dal ministro degli Esteri dove si insegnano le parolacce straniere. Oggi dicono porcate in francese. Io non sono interessato perché le parolacce in francese sembrano sempre un po’ sdolcinate.

Se mandi a quel paese qualcuno non puoi farlo con la erre moscia,

e quelle parolette tronche che finiscono sempre con l’accento sull’ultima sillaba mi sembrano poco credibili.

Se devo mandare a cagare un francese preferisco farlo a gesti.

Mi arrangio col dito medio.

Questo programma del ministro degli esteri mi piace solo quando bestemmiano in turco.

Ma comunque io non mi interesso di politica, infatti non dico le parolacce.

Io sto in finestra e guardo gli operai che precipitano.

Una volta i morti sul lavoro finivano sui giornali, la gente leggeva quelle liste di nomi di morti e si indignava.

Fortunatamente adesso i giornali non esistono più e la gente vive tranquilla.

C’è solo la televisione satellitare del Parlamento.

Io non mi interesso di politica. La guardo solo quando c’è il programma del ministro del lavoro.

Fa vedere i migliori morti della settimana al rallentatore.

Mia moglie dice che alla fine della trasmissione il ministro distribuisce i gratta e vinci ai parenti delle vittime.

O forse da i numeri del lotto, delle giocate, terni secchi... qualcosa del genere

Ma io non vedo quella trasmissione fino alla fine e non saprei dire con precisione.

Io non mi interesso di politica e infatti io non ci capisco di lotterie.

Io preferisco i videotelefoni. Sto in finestra e quando un operaio precipita lo riprendo col cellulare.

Sono riprese amatoriali che scambio su internet.

Oggi in cambio di un rumeno che si infilza sulla sbarra di un cancello mi hanno mandato due minatori cinesi intossicati.

Mi sono fatto una bella collezione di manutentori inghiottiti da turbine, manovratori precipitati dalle gru o schiacciati dal carroponte.

Mi piace vedere la gente che muore sul lavoro mentre me ne sto seduto in mutande sulla mia poltrona ergonomica.

Io abito qui e non mi posso permettere di andare in giro per il mondo a vedere operai che muoiono in altre nazioni.

Meno male che c’è internet.

Io sto in finestra e guardo gli operai che precipitano.

Ho questa passione e appena posso torno a guardare dalla finestra.

Oggi è una giornata fiacca. Sono morti solo cinque o sei muratori.

Invece ieri ne ho visti precipitare almeno due dozzine.

Era un luna park, tutto il condominio faceva il tifo dalla finestra.

Persino mia moglie si è affacciata a vedere il disastro.

Eppure in televisione sul canale satellitare del parlamento il sabato fanno la gara di rutti.

Io non la vedo perché a me non interessa la politica.

Il mese scorso per poco non cascava il governo perché si è scoperto che il presidente del consiglio rutta in play back.

Poi per il bene della nazione hanno cambiato la legge.

Adesso il portavoce può ruttare al posto del premier.

Io non mi interesso di politica e infatti io non ci capisco di rutti.

Mi appassiona solo quando fanno la gara di puzze al senato perché lì le maggioranze sono risicate e contano soprattutto le performance dei senatori a vita.

Io sto in finestra e guardo gli operai che precipitano.

La maggior parte dei muratori lavora al nero, ma appena qualcuno s’ammazza... il padrone lo deve assumere.

Ogni anno muoiono migliaia di persone sul lavoro.

Con l’assunzione di tutti questi morti il governo sta combattendo la disoccupazione.

Ci sta più gente assunta regolarmente sottoterra nei cimiteri che in fabbrica.

Io sto in finestra e guardo gli operai che precipitano.

I morti sul lavoro sono diventati un'attrazione.

Si fanno pure viaggi organizzati in tutto il mondo per andare a vedere operai lanciati dalle impalcature o gettati sotto pale meccaniche. C’è gente che se ne va in giro per il mondo a fare i safari nelle miniere cinesi, nelle piantagioni afgane dove c'è gente che muore.

Certi se ne vanno in crociera a largo delle coste pugliesi e siciliane per vedere gi extracomunitari affogare prima ancora di arrivare nei cantieri dove si faranno ammazzare lavorando sottopagati al nero come manovali.

Ma così è troppo facile.

Dopo un po’ fai l’indigestione.

È come andare a caccia al giardino zoologico.

Io non sono uno sciacallo.

Io c’ho una morale.

Io sono una persona onesta.

E poi con tutta la gente che muore di lavoro in Italia basta avere un po’ di pazienza.

Basta mettersi davanti alla finestra e dopo un po’ un operaio precipita.



Il testo è tratto da «Inchiesta da seduto» andata in onda domenica sera a «Parla con me» su Rai Tre

Il tutto a sua volta tratto da "l'Unità" del 17/04/2007.

Ciao ed alla prossima

domenica, aprile 01, 2007

Il Testamento




Se state leggendo queste memorie vuol dire che io sono morto. Poco male, so che non mi rimpiangerete molto a lungo, ma ora siete qui a sentire il mio testamento. Lo sapete che non sono per nulla creativo, per questo vi lascio il testo di una canzone di De Andrè, che si chiama per l'appunto "il testamento"

'Quando la morte mi chiamerà,
forse, qualcuno protesterà,
dopo aver letto nel testamento
quel che gli lascio in eredità
non maleditemi, non serve a niente
tanto all'inferno ci sarò già

Ai protettori delle battone
lascio un impiego da ragioniere
perché provetti nel loro mestiere
rendano edotta la popolazione
ad ogni fine di settimana
sopra la rendita di una puttana

Voglio lasciare a Biancamaria
che se ne sfrega della decenza,
un attestato di benemerenza
che al matrimonio le spiani la via
con tanti auguri per chi c'è caduto
di conservarsi felice e cornuto

Sorella Morte lasciami il tempo
di terminare il mio testamento
lasciami il tempo di salutare
di riverire di ringraziare
tutti gli artefici del girotondo
intorno al letto di un moribondo

Signor Becchino mi ascolti un poco
il suo lavoro a tutti non piace
non lo considerano tanto un bel gioco
coprir di terra chi riposa in pace
ed è per questo che io mi onoro
nel consegnare le la vanga d'oro

Per quella candida vecchia Contessa
che non si muove più dal mio letto
per estirparmi l'insana promessa
di riservarle i miei numeri al lotto
non vedo l'ora di andar fra i dannati
per riferirglieli tutti sbagliati

Quando la morte mi chiederà
di restituirle la libertà
forse una lacrima forse una sola
sulla mia tomba si spenderà
forse un sorriso forse uno solo
dal mio ricordo germoglierà

Se dalla carne mia già corrosa
dove il mio cuore ha battuto il tempo
dovesse nascere un giorno una rosa
la do alla donna che mi offrì il suo pianto
per ogni palpito del suo cuore
le rendo un petalo rosso d'amore

A te che fosti la più contesa
la cortigiana che non si dà a tutti
ed ora all'angolo di quella chiesa
offri le immagini ai belli ed ai brutti
lascio le note di questa canzone
canto il dolore della tua illusione
a te che sei per tirare avanti
costretta a vendere Cristo e i santi

Quando la morte mi chiamerà
nessuno al mondo si accorgerà
che un uomo è morto senza parlare
senza sapere la verità
che un uomo è morto senza pregare
fuggendo il peso della pietà

Cari fratelli dell'altra sponda
cantammo in coro giù sulla terra
amammo in cento l'identica donna
partimmo in mille per la stessa guerra
questo ricordo non vi consoli
quando si muore, si muore soli
questo ricordo non vi consoli
quando si muore si muore soli'

E poi aggiungo una strofa io stesso, perdonatemi, ma non sono capace di scrivere in rima. A buon intenditor poche parole.

Alla tribù delle cozze-bigotte
lascio la foto di un bell'altare,
perchè loro san sempre cosa fare,
al di là del bene e del male,
perchè loro han sempre ragione,
non importa l'altrui opinione,
perchè loro han sempre ragione,
non importa l'altrui opinione.

Ed ora un ultimo paio di cose.
Lascio in eredità ai miei veri amici, quelli che anche se non vedo da tempo immemore continuano a rimanermi vicini, quelli che se talvolta non sto con loro non fingono di essersi offesi, quelli che se devono criticarmi sanno criticarmi e soprattutto sanno farlo con me, beh, insomma, lascio loro il mio blog, se vogliono possono leggerlo, distruggerlo, possono aggiungerci qualcosa su, possono magari anche pubblicare questo mio testamento. Lascio inoltre loro tutti i miei libri, e sceglieranno loro come spartirli, sapendo che quelli che io preferisco sono quelli di meditazione, quelli mistici, quelli di indagine delle religioni.

Poi, più in particolare, lascio a Marianna un cagnolino che prima stava a via S.Croce e che ci fece passare un inferno, lascio a Margi il bacio che non le ho mai dato (dai, non ci voleva 'a zingara per capire che mi è piaciuta molto per un periodo) e lascio a Dazio il manuale dell'Anticristo:come diventare Papa e demolire la Chiesa.
Poi se vi avanza qualche cosa fate voi perchè non ho molta voglia di continuare...

giovedì, marzo 22, 2007

In morte di me


Si è spento in data odierna all’età di 18 anni Aniello Falco. In vita sua non ha fatto nulla di importante, anzi, è stato capace di morire pochi mesi prima di fare l’esame di maturità, cosicché non ha neanche potuto dire di essersi diplomato al liceo scientifico.
Scrivo questa orazione funebre in suo disonore perché è stato, malgrado tutto, un mio grande amico e nonostante non abbia combinato nulla di buono serbo un magnifico ricordo di lui.
Generalmente la morte copre con un velo di dimenticanza i difetti del caro estinto e tutti coloro che parlano di lui lo vedono quasi come un santo, come qualcuno che in vita sua ha fatto tante cose buone e belle e che si è sempre comportato bene con tutto e con tutti. Io non cadrò in questa condizione ipocrita e cercherò di onorarlo così come avrebbe voluto lui; chi era Aniello? Cosa pensava di sé? Cosa pensava degli altri? E’ questo quello che cercherò di dirvi oggi, mentre davanti a me è poggiata la sua bara ancora aperta per consentire agli amici più ritardatari di dargli l’ultimo saluto prima che la terra gli coprirà il capo ed i vermi inizieranno a divorare il suo corpo… guardatelo! Sembra quasi felice… per la prima volta in vita sua sembra essersi davvero divertito; la morte deve essere veramente una simpatica signora se è riuscito a farlo ridere in quel modo, ma torniamo a noi.
Il rapporto che avevo intessuto con lui era davvero particolare, era un po’ il mio alter-ego, io razionale, lui passionale, io matematico, lui letterato, io donnaiolo, lui onanista… c’è stato un periodo che abbiamo vissuto assieme, eravamo una vera e propria coppia di fatto, anche senza la legge che questi politici cialtroni stanno ancora pensando di fare ed hanno paura degli anatemi ecclesiastici; in quel periodo abbiamo avuto le discussioni più interessanti su Dio e sull’Aldilà, ed in effetti è stato piuttosto interessante, poiché io ero ancorato alla visione classica di vita e morte, sicuramente influenzato dalla cultura cattolica, mentre lui era un rivoluzionario… vedeva nell’aldilà Cristo alla destra di Dio e Marx alla sua sinistra e poi tutti davanti a banchettare e gozzovigliare, ed a cantare davanti ad un falò canzoni dei Beatles, dei Led Zeppelin, di Bob Dylan e dei Pink Floyd. Questo sì che era per lui il Paradiso! Nessuno che parlasse di Luca di Risio, Madonna, Sean Paul o chi so io. Io lo vedo lì con la chitarra in mano tra Saddam Hussein e Hitler (ah, non credeva nell’inferno) a cantare “Knockin’ on heaven’s door” mentre Stalin picchia Bob Dylan che reclama i diritti d’autore, oppure a discorrere di Bibbia con Maometto e De Andrè, mentre Giovanni Paolo II lo chiama per continuare il tressette che avevano iniziato. Scusate l’emozione nella mia voce, ma questa immagine un po’ singolare mi fa ricorda davvero Aniello.
Che stavo dicendo prima di iniziare a divagare?
Ah, che in quel periodo abbiamo avuto discussioni interessanti su un po’ di tutto, non solo su roba divina ma anche su roba “divino”. Quando era in compagnia gli piaceva bere, ma sapeva fermarsi e non gli è mai capitato di ubriacarsi, anche se diventava brillo e si sentiva un po’ disinibito, abbastanza da parlare sinceramente e da raccontare cosa pensasse degli altri. Una sera, dopo una partita epica a “dama da bere” finimmo a parlare delle persone che lui odiava e di quelle che amava.
Ricordo di essere rimasto impressionato da quello che mi disse, perché non mi aspettavo tante e tali cose, ma che mi trovò pienamente d’accordo; ad esempio disse che odiava coloro che urlano anziché parlare, tutti(e) coloro che non sono capaci di farsi i fatti propri neanche per trenta secondi, coloro che fanno del male alle persone con i loro modi di comportarsi e che poi, quando ormai è troppo tardi fingono di voler riparare. A suo dire, costoro non erano in grado di capire che il bene e il male non si misurano con la stesa moneta e che, qui cito a memoria, “il bene ed il male non sono eventi stocasticamente indipendenti”. Ahah, cercava di farmi il verso, ma tutto sommato non aveva tutti i torti. Se si fa del male ad una persona non è detto che questa accetti in seguito di farsi fare del bene. Ed in questa sala dove tutti piangono e dove le lacrime oltre che il trucco sciolgono le facce, vedo tante persone che rispondono a queste indicazioni, e credo di aver capito in particolare a chi si riferisse… sono persone che conosceva molto bene.
E poi chi aveva amato? Questo non sapeva dirmelo... "Sono sempre stato un ignavo nell'amore" mi ha risposto, ma poi, dopo un altro paio di bicchieri si è sbloccato... amava le stesse persone che amo io, era uno dei pochi punti in cui non eravamo complementari, ma ci sovrapponevamo. Ha amato le persone semplici, che sorridono per una parola o per una stupidaggine, quelle che non pretendono che tu ti uniformi a loro per poterle amare, ma che ti comprendono e si fanno comprendere nelle diversità; ha amato chi lo capiva e lo criticava ma non lo condannava, ha amato chi lo ascoltava anche quando diceva cavolate e non parlava alle sue spalle. Oh beh! Ma a voi interessa davvero chi ha amato? Forse ha amato chi davanti ad un cielo stellato si sente capace di amare e chi davanti al calore di un fuoco è capace di riscaldare chiunque... che sia esso uomo o donna, amico/a o amante. Proprio il calore era un'altra cosa che amava...
Infatti mi confessò una sera davanti al caldo del camino e con il caldo del Whiskey che sapeva di essersi talvolta comportato da ipocrita, almeno un poco. Non lo faceva deliberatamente, ma credeva che fosse normale per un essere umano “dimenticarsi” tal volta di ciò che credeva. “Ecco” mi disse “ecco un’altra categoria di persone che odio: quelli talmente ipocriti da odiare gli ipocriti ma ipocritamente incapaci di capire di essere essi stessi ipocriti. Quella fu l’ultima meravigliosa sera che passammo assieme.
Ricordo come fosse oggi il fuoco che scoppiettava nel camino avvolgendo con le sue braccia i pezzi di legno incastrati nel braciere, la neve che cadeva impetuosamente in bianchi turbini che dipingevano con folli pennellate il cielo scuro di gennaio inoltrato ed il liquido scuro nei nostri bicchieri che ondeggiava e si riversava nelle nostre bocche come fosse vivo. Poi iniziò a dare i numeri. Il giorno dopo scappò via senza dirmi niente, lasciando soltanto una lettera, che mi piacerebbe tantissimo leggervi, e che sembrava tutto fuorché una lettera sensata.
“Ti ho amato tantissimo, sicuramente più di me stesso. Eri tutto ciò che volevo essere, ma non potevo essere. Eri comparso improvvisamente nella mia vita ed ora io scompaio improvvisamente dalla tua. Strana la vita, no? Un susseguirsi bizzarro ed enigmatico di attimi tutti diversi fra loro, ma tutti al contempo uguali, nei quali l’unica scelta che abbiamo a disposizione è solo quella di viverli o meno. Devo scappare, devo vivere, devo svegliarmi e non posso più oziare: non riesco più a farmi piovere addosso, rischio di morire arrugginito. Morirò comunque. Lo so. Un uomo non può vivere senza dormire, ma può dormire senza vivere. Cosa è la morte se non un sonno eterno?Spero che tu mi stia augurando una buona notte. Firmato ‘io’”.
Non mi asciugherò questa lacrima.
Quel figlio di buona mamma è riuscito anche a farmi piangere.
Dopo aver letto il messaggio non l’ho visto più per quasi un anno, poi ho letto la notizia sul giornale; un giovane di 18 anni, tal A.F. si era arrampicato su una corda fissata ad una nuvola, ma un colpo di vento aveva rotto il vincolo e nello stupore generale era franato al suolo. Ridendo. Ridendo! Quando l’ho letto ho pensato subito a lui… chi non dorme impazzisce e solo un pazzo imparerebbe a volare soltanto per buttarsi senza paracadute. Così sono andato sul posto ed eccolo lì. Aveva quel sorriso sul volto, diversissimo dalla smorfia che pretendeva di somigliare ad un sorriso che portava sul volto prima di scappare, ed un bigliettino in tasca con su scritto solo: “So che sei qui, brutto bastardo. Scusami se ti ho fatto stare in pensiero, ma ora sono qui.”
Ed ora ho finito anche io di parlare… ti ho amato anche io tantissimo.
Se qualcun altro vuol parlare può venire qui sull’altare ed impugnare il microfono.. glielo cedo volentieri.

domenica, marzo 04, 2007

Don Chisciotte della Mancia


E dopo un post "creativo" mi tranquillizzo e vi porto il testo di una bellissima canzone di Francesco Guccini. Generalmente non vado pazzo per questo cantautore, poichè è fin troppo comunista anche per me :-D C'è però da dire che ha fatto molte canzoni veramente bellissime, come Auschwitz (dovrebbe essere scritto bene) o "la locomotiva" o ancora quella che vi propongo ora.
Don Chisciotte

Ho letto millanta storie di cavalieri erranti,
di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti
per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza
come un vigliacco ozioso, sordo ad ogni sofferenza.
Nel mondo oggi più di ieri domina l'ingiustizia,
ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia;
proprio per questo, Sancho, c'è bisogno soprattutto
d'uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto:
vammi a prendere la sella, che il mio impegno ardimentoso
l'ho promesso alla mia bella, Dulcinea del Toboso,
e a te Sancho io prometto che guadagnerai un castello,
ma un rifiuto non l'accetto, forza sellami il cavallo !
Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante
e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante,
colpirò con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte,
com'è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte...

Sancho Panza

Questo folle non sta bene, ha bisogno di un dottore,
contraddirlo non conviene, non è mai di buon umore...
E' la più triste figura che sia apparsa sulla Terra,
cavalier senza paura di una solitaria guerra
cominciata per amore di una donna conosciuta
dentro a una locanda a ore dove fa la prostituta,
ma credendo di aver visto una vera principessa,
lui ha voluto ad ogni costo farle quella sua promessa.
E così da giorni abbiamo solo calci nel sedere,
non sappiamo dove siamo, senza pane e senza bere
e questo pazzo scatenato che è il più ingenuo dei bambini
proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini...
E' un testardo, un idealista, troppi sogni ha nel cervello:
io che sono più realista mi accontento di un castello.
Mi farà Governatore e avrò terre in abbondanza,
quant'è vero che anch'io ho un cuore e che mi chiamo Sancho Panza...

Don Chisciotte

Salta in piedi, Sancho, è tardi, non vorrai dormire ancora,
solo i cinici e i codardi non si svegliano all'aurora:
per i primi è indifferenza e disprezzo dei valori
e per gli altri è riluttanza nei confronti dei doveri !
L'ingiustizia non è il solo male che divora il mondo,
anche l'anima dell'uomo ha toccato spesso il fondo,
ma dobbiamo fare presto perché più che il tempo passa
il nemico si fa d'ombra e s'ingarbuglia la matassa...

Sancho Panza

A proposito di questo farsi d'ombra delle cose,
l'altro giorno quando ha visto quelle pecore indifese
le ha attaccate come fossero un esercito di Mori,
ma che alla fine ci mordessero oltre i cani anche i pastori
era chiaro come il giorno, non è vero, mio Signore ?
Io sarò un codardo e dormo, ma non sono un traditore,
credo solo in quel che vedo e la realtà per me rimane
il solo metro che possiedo, com'è vero... che ora ho fame !

Don Chisciotte

Sancho ascoltami, ti prego, sono stato anch'io un realista,
ma ormai oggi me ne frego e, anche se ho una buona vista,
l'apparenza delle cose come vedi non m'inganna,
preferisco le sorprese di quest'anima tiranna
che trasforma coi suoi trucchi la realtà che hai lì davanti,
ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti.
Prima d'oggi mi annoiavo e volevo anche morire,
ma ora sono un uomo nuovo che non teme di soffrire...

Sancho Panza

Mio Signore, io purtoppo sono un povero ignorante
e del suo discorso astratto ci ho capito poco o niente,
ma anche ammesso che il coraggio mi cancelli la pigrizia,
riusciremo noi da soli a riportare la giustizia ?
In un mondo dove il male è di casa e ha vinto sempre,
dove regna il "capitale", oggi più spietatamente,
riuscirà con questo brocco e questo inutile scudiero
al "potere" dare scacco e salvare il mondo intero ?

Don Chisciotte

Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro ?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà ?

Insieme

Il "potere" è l'immondizia della storia degli umani
e, anche se siamo soltanto due romantici rottami,
sputeremo il cuore in faccia all'ingiustizia giorno e notte:
siamo i "Grandi della Mancha",
Sancho Panza... e Don Chisciotte !

sabato, febbraio 17, 2007

Adesso basta!



Non ci siamo offesi quando hanno rispolverato il caro vecchio "non possumus" per impedire ai cattolici anche solo di pensare a rendere realtà la tutela dei diritti e dei doveri delle coppie di fatto.
Non ci siamo scandalizzati abbastanza quando pochi giorni dopo, il Cardinal Camillo Ruini he promesso che avrebbe emesso una nota firmata CEI che provvedeva all'immediata scomunica dei politici cattolici che avrebbero votato a favore dei DICO (adesso si chiamano così)
Non ci siamo incavolati neri quando il Pastore Tedesco (notare le maiuscole, se no dicono che sono offensivo) ha dichiarato :"Nessuna legge può sovvertire la norma del Creatore senza rendere precario il futuro della società con leggi in netto contrasto con il diritto naturale".
Ma quando è troppo è troppo... sentite ora cosa ha dichairato: "La famiglia mostra segni di cedimento sotto la pressione di lobby che hanno la capacità di incidere sui processi legislativi" eh???????? Ma siamo veramente impazziti?? Questo signore vestito di bianco non può essere denunciato perchè è capo di stato di una Nazione straniera e come tale gode dell'immunità, ma mi sembra che non ci rendiamo conto della gravità delle affermazioni che fa e della loro spudorata ipocrisia.

Mi sono veramente imbestialito. Ma tu non sei cattolico, cosa c'entri? Esatto non sono più cattolico, ma sono italiano... e questo mi fa incavolare di brutto.
Rileggiamo quello che ha detto con un po' di calma:
1) "Nessuna legge può sovvertire la norma del Creatore senza rendere precario il futuro della società". Questo significa che la stessa Costituzione italiana, se avesse detto qualcosa che non seguisse pari pari una norma del Creatore sarebbe totalmente inutile, anzi, la costituzione stessa sarebbe incostituzionale; la costituzione vera, di fatti, sarebbe quella del Creatore, il cui volere viene naturalmente interpretato (in Italia) dalla Santa Madre Chiesa, che essendo depositaria della verità, non può fare altro che comunicarla a noi comuni e passivi mortali. Questa al mio paese si chiama Teocrazia e non più "Democrazia".
L'affermazione numero uno è pertanto gravissima poichè invita i fedeli della Chiesa cattolica a non accettare nessuna legge se essa sovverte una norma del Creatore scelta arbitrariamente a Città del Vaticano... altro che le BR. Questo è terrorismo, è un tentativo di minare alle basi lo Stato Italiano, è un mancato riconoscimento del potere politico e legislativo del nostro Paese, e questo è un reato grave; ma non finisce qui... ora iniziano le risate

2)"Con leggi in netto contrasto con il diritto naturale". Ora vorrei che qualcuno mi spieghi questa frase. Per quel che ne so io esistono migliaia di diritti naturali, che sono stati ipotizzati nella storia, ed una buona percentuale di essi non vede la famiglia come nucleo fondamentale della società. Ora non demonizzatemi, non ho detto che la famiglia non è un nucleo fondamentale della società (andrebbe approfondita però come cosa), ma ho detto che il "diritto naturale" è totalmente arbitrario. Inoltre non credo che i diritti naturali abbiano perso molto tempo a definire cosa fosse di preciso la famiglia, ma forse ne dimentico qualcuno... ah sì!!! quello inventato di punto in bianco dalla Chiesa Cattolica! ma come avrò fatto a dimenticarmene... "il diritto naturale" tradotto dal Vaticanese all'Italiano significa "il diritto naturale dei cattolici"; ora è tutto molto, molto più chiaro.

3)"La famiglia mostra segni di cedimento sotto la pressione di lobby che hanno la capacità di incidere sui processi legislativi". La famiglia mostra segni di cedimento e la colpa è naturalmente di una legge che deve ancora passare l'Iter parlamentare e che è stata da pochi giorni formulata... certo, sono pienamente d'accordo con lei Santo Padre. Anche se un po' mi ricorda la favola del lupo e dell'agnello, quei due simpatici animaletti che bevevano alla stessa fonte, la ricordate?
Non solo però è colpa della legge che ancora non esiste, ma delle lobby (famose le lobby che hanno grandissimi interessi nel riconoscimento delle coppie di fatto, no?) che hanno la capacità di incidere sul processo legislativo.
Scusatemi, ma mi chiarisco un po' le idee per iscritto. Provo a fare un discorso lineare.
Ci sarebbero delle non meglio specificate nè specificabili lobby che hanno grandi interessi economici nel far sì che vengano tutelati i diritti delle coppie di fatto (altrimenti perchè dovrebbero muoversi?), che tra l'altro sono colluse con l'attuale governo di centro-sinistra e sono capaci di influenzare le sue decisioni in campo legislativo. Questa è la dichiarazione del Capo di Stato del Vaticano. Senza uno straccio di prova. Senza fare un nome. Al mio paese si chiama calunnia, ma purtroppo, il mio paese non sta nello Stato della Chiesa, perchè altrimenti si chiamerebbe calunnia anche al paese di Ratzy. Ma lui non può essere denunciato, perchè è il Papa, ma soprattutto perchè è un Capo di Stato... ma guarda un po'.

4) Perchè ho detto che sono parole pregne di ipocrisia? Semplicemente perchè la Chiesa è una lobby ed ha la capacità di influenzare il potere legislativo! Oh mon dieu! Vi rendete conto della surrealtà della situazione? Questo mi ricorda un'altra favoletta, o un detto, o quello che sia, ovvero quella del bue che dice cornuto all'asino.

5) Io cosa c'entro in tutta questa storia? Io c'entro perchè sono governato da deputati e senatori di centro-sinistra liberamente eletti dal popolo italiano e come tali espressione dello stesso. Io non avevo ancora 18 anni quando si è votato per la loro elezione e non ho potuto dare loro il mio voto, ma la maggioranza (forse) degli italiani ha deciso così. Naturalmente, essendo quella di governo una coalizione piuttosto ampia, integra molti tipi di persone, dalla diversa estrazione sociale, dal diverso credo politico, dal diverso credo religioso, dalla diversa filosofia di vita, ed al suo interno non possono essere assenti deputati e senatori cattolici, visto che la popolazione italiana è in buona parte appartenente a questa religione. Ora se un organo "indipendente nel suo ambito(quello spirituale NdR)" quale è la Chiesa stando ai Patti Lateranensi, fa sì con un obbligo precettistico che una legge dello Stato sia modificata o affossata dai succitati politici cattolici, imponendo a tutti gli italiani una necessità precettistica di alcuni di essi, questo è altamente antidemocratico. Perchè? Perchè non esiste una maggioranza (cattolici) che convive con una minoranza (non cattolici), ma una maggioranza che fagocita o al più "tollera" la relativa minoranza. Perchè se per un precetto di fede (?) i cattolici non possono formare una coppia di fatto, non possono farlo neanche gli atei (dico per dire) che non sono tuttavia vincolati da questo precetto. E' anche lontanamente comprensibile che se una pratica implica la fine di una vita (per precetto), come nel caso della legge folle sulla fecondazione assisitita, non possa essere consentita la pratica. Ovvero, se la Chiesa dice che non possono essere "uccisi" degli embrioni e vanno impiantati tutti, i parlamentari cattolici non possono far passare una legge che lo consenta poichè autorizzerebbe un omicidio. Seppure non sono dell'idea che quello sia un omicidio, il discorso è logico (di una logica distorta, ma logico) e comprensibile. Ma per i DICO il discorso diventa totalmente illogico ed astutamente incomprensibile. Perchè non fare passare questa legge? Che reato commette chi forma una coppia di fatto? Il fantomatico reato di sgretolazione della famiglia, punito da tutti i codici civili e penali del mondo.

6) Naturale conseguenza di quello che ho detto finora è che i Patti Lateranensi diventano carta straccia poichè sono stati unilateralmente e deliberatamente violati (per chi non l'avesse capito, non è questa una colpa dello Stato Italiano). Se la Chiesa vìola i patti, la controparte non è più tenuta a rispettarli essa stessa. Questo significa che la Chiesa dovrà iniziare a pagare le tasse sulle proprie attività sul suolo italiano, che si dovranno pagare dazi doganali per ogni merce in ingresso a Città del Vaticano e che dovrà rinunciare a tanti altri privilegi. Uno su tutti: attualmente, il cardinal vicario (Ruini) non deve giurare fedeltà allo Stato Italiano. A mio modo di vedere questo implica una questione che mi terrorizza sul serio, ossia che il Cardinal Camillo Ruini non può essere denunciato!

Ed ora, cosa fare? Ora aspettiamo, perchè la coppia di comici più gettonata del momento (Don Camillo e Joseppone) starà sicuramente preparando un'altra offensiva, e speriamo soprattutto che questa volta a sparare michiate sia Don Camillo, magari dopo che il concordato sarà formalmente abolito. Sapete perchè? Perchè sarebbe un cittadino italiano che non ricopre cariche istituzionali. Puotrebbe quindi essere denunciato; allora sì che ne vedremmo delle belle.

"Larga è la foglia
stretta è la via
dite la vostra
che ho detto la mia"

domenica, febbraio 11, 2007

Chiacchierata con Dio



Questo racconto che vi trascrivo di seguito non è mio (l'autore è citato alla fine), ma potrebbe esserlo, nel senso che sia come modo di scrivere che di pensare, si avvicina moltissimo al mio. Più che invitarvi a leggerlo (se non lo avete già fatto) e spassarvela non posso fare... aspettando ancora un mio post decente, vi lascio dunque ad una perla della letteratura contemporanea italiana.

Mi svegliai di soprassalto nel cuore della notte. Qualcuno armeggiava intorno alla finestra della cucina. Non stavo sognando. Me lo ricordava quel maledetto cerchio alla testa che mi aveva convinto ad andare a letto così presto. Alcool e fumo avevano lasciato tracce incontrovertibili sui miei già provati neuroni insieme ad una vaga sensazione di fine imminente e di qualcosa che sarebbe dovuta accadere.

Forse era giunto il momento.
Un rumore di vetri rotti riecheggiò nella notte.
"La bottiglia di Merlot in cucina" pensai.
"Cazzovaffanculovaccatroiaputtanazoccolamiseriaccianera!!!" fu quello che riuscii a capire dell'urlo strozzato che ruppe il silenzio della casa.
"Chi è?" urlai comprensibilmente spaventato accendendo la luce sul comodino.
"Minchiaccia, mi sono tagliato!" proferì la voce che ora si faceva più vicina.
Mi irrigidii sotto le coperte e afferrai la prima cosa che mi capitò per le mani. Visto che era un preservativo, optai più razionalmente per la bottiglia di vino che tenevo sempre vicino al letto. Stranamente era quasi piena.
"Hai un cerotto, per piacere?"
Era lì, sulla porta della stanza, un signore brizzolato di mezz'età, con due baffetti che spiccavano sulla barba incolta e un paio di occhiali con la montatura di osso nero. Era scalzo ed indossava uno strano eskimo bianco. Una capigliatura arruffata e incomprensibile incorniciava uno sguardo malinconico e profondo e ebbi l'impressione che si preoccupasse più del dovuto del taglietto che gli sanguinava sul dorso della mano. Ero sconcertato perché ogni traccia di paura era come scomparsa ed ero lì tranquillo ad indicare il cassetto con i cerotti a quello strano tipo.
"Chi sei? Cosa vuoi?" (non fui molto originale, lo ammetto, ma fu la prima cosa che mi venne in mente.)
"Sono Dio"
"Oh cazzo!" pensai
"Quale Dio?" chiesi interreligiosamente
"Sarebbe troppo lungo spiegartelo"
Non ci fu bisogno di aggiungere altro. Sapevo che stava dicendo la verità.
Nonostante tutto, esisteva. Ma chi era?
Ero confuso ed imbarazzato. Dio a casa mia! Il Principio e la Fine di tutto, la Risposta-a-tutte-le domande, il Grande Vecchio, lo Scrittore più venduto e tradotto della storia era qui nella mia stanza e stava parlando con me! E, cazzo, non mi ero nemmeno lavato i denti. Sedetti sul letto e nella luce soffusa dell'abat-jour vidi che mi fissava attento. Il cuore cominciò a battermi all'impazzata. Non riuscivo a parlare, il cervello era come bloccato. Approfittando di questa situazione, l'istinto prese il sopravvento e guidò la mia mano verso la canna avanzata dalla sera prima e l'accesi. Mi sentii subito molto meglio. Chiusi gli occhi e feci mente locale: sono nella mia stanza, c'è Dio qui di fronte che mi ha chiesto un cerotto, ed io mi sto fumando una canna... Mi sto fumando una canna?!
"Cristo!" esclamai, cercando un posacenere per spegnere lo spino quando la sua voce rauca e baritonale disse: "No, sono solo. E non farti troppo problemi: la marijuana se ci pensi bene l'ho creata io. Quello che mi fa incazzare è quanto ve la fanno pagare".
"Stai calmo" pensai "Stai calmo... C'è solo Dio che ti sta dicendo che la maria costa troppo."
Ero eccitatissimo: dalle poche cose che aveva detto, da come le aveva dette e dal modo in cui era vestito non c'era alcun dubbio: Dio era di sinistra.
Questo pensiero mi esaltò non poco.
Un dubbio però sorse imperioso ad imporsi alla mia attenzione: se Dio è di sinistra, come mai le cose nel mondo vanno così male? Stavo per porgli questa domanda quando la possibile risposta mi terrorizzò: e se le cose andassero male proprio perché Dio è di sinistra? Non ci sarebbe stato
scampo. Il mondo sembrò crollarmi addosso.
"Beh, non dici niente?"
La sua voce interruppe il corso delle mie disperazioni.
"Cazzo, sono venuto qui a fare due chiacchiere e tu te ne stai lì come un idiota con la bocca aperta senza dire una parola... Cos'è, ti ha preso male il fumo?"
"No... è che io... insomma... non so... è che... perché proprio io?"
"Mah, veramente non lo so bene nemmeno io. Forse pensavo che tu potessi capirmi"
"Io capire te?"
Scandivo le parole completamente sbigottito. Lo osservai meglio: non aveva un gran bell'aspetto. Appariva trascurato, con l'eskimo macchiato, le unghie sporche e tagliate male. Nonostante lo sguardo vivo e profondo e l'espressione franca e simpatica, emanava una certa tristezza.
"Sì, forse tu mi puoi capire un po'. Sai sono proprio depresso"
"Anche tu depresso? Ma come cazz... cioè... non capisco... com'è possibile?"
"Sì sono depresso! Hai capito bene... Dio è depresso. Che non ci credi? Lo trovi strano?"
Il tono era un po' piccato, per cui, per non innervosirlo (era pur sempre Dio, cazzo!), evitai di dirgli che sentirsi dire da Dio che è depresso non è proprio quello che si suol dire il massimo della normalità. Quindi feci finta di niente. Mi accorsi che mi piaceva. Ispirava fiducia (d'altronde c'era un mucchio di gente che credeva in Lui) ed era proprio simpatico.
"Come mai sei depresso?" chiesi così, giusto per dire qualcosa
"E mi chiedi pure perché?" disse facendo qualche passo avanti e sedendosi sul mio letto.
Gli passai la canna, fece un lungo tiro e lentamente espirò il fumo che salì lentamente illudendosi di andare chissà dove.
"È che non me ne riesce bene una. Mi sento un incapace, un fallito... ho la sensazione di fare una cazzata dietro l'altra. A dirti la verità, ho cominciato male sin all'inizio. Adamo mi è venuto un perfetto coglione, mentre ad Eva non darei poi tante colpe. Con la prospettiva di vivere l'eternità nell'Eden con un tipo come Adamo, tu che avresti fatto al suo posto?"
"È vero" pensai "non avevo mai considerato questo punto di vista"
"E le cose dopo - proseguì- non sono certo andate meglio. Caino ed Abele, per esempio. A me rimane ancora il dubbio se fosse Caino ad essere troppo cattivo o Abele troppo buono. Per inciso, ho sempre odiato i primi della classe. Fatto sta che con il moltiplicarsi degli esseri umani si moltiplicarono anche i problemi. Più per colpa degli uomini che delle donne, però. Questo secondo me perché gli uomini li ho creati pensando che dovessero esser fatti in un certo modo, preciso, stabilito, con certe caratteristiche, eccetera. Era come assolvere ad un dovere, insomma, un dovere morale, ma pur sempre un dovere. Con la donna invece è stato diverso... l'ho fatta proprio come piaceva a me. Ed è venuta benissimo..."
Assentii energicamente mentre lui soffermava lo sguardo compiaciuto sul poster di Marylin appeso sopra il mio letto.
"E ho provato subito una grande invidia per l'uomo. Non se la meritava. Ma sai, nonostante quello che si dice in giro, io fondamentalmente sono buono."
Si interruppe per chiedermi ancora un altro tiro.
"Ne hai ancora?", mi chiese. Feci segno di sì. "Bene. Allora facciamocene un'altra... è roba buona, sai".
Ero felicissimo. Era Dio o la canna? Francamente non pensavo che in vita mia mi sarei mai posto una domanda del genere. E mentre preparavo l'occorrente, ricominciò a parlare.
"Insegnai a Noè a fare il vino, sicuro che questo avrebbe messo fine a tutti i problemi. Ma mi sbagliavo anche questa volta."
Si andava accalorando.
"Ma mi spieghi come cazzo si fa a vivere male, a fare le guerre, a rubare, ad essere tristi e tutto il resto quando si può scopare, ubriacarsi, fumare, leggere, suonare, dipingere, scrivere, divertirsi? Come si fa a partire per la guerra quando si potrebbe rimanere a casa fra le cose che si amano di
più? Pensavo a tutto questo mentre facevo le cose in un certo modo. Ormai penso che se vi avessi fatto veramente a mia immagine e somiglianza vi divertireste molto di più. Chissà invece a cosa cazzo stavo pensando..."
Era veramente molto depresso ed io non trovai niente di meglio che allungargli il Barbera che tenevo vicino al letto. Ne prese un lungo sorso e riprese più confortato.
"Invece la situazione stava precipitando. Avrei dovuto accorgermene quando chiesi ad Abramo di uccidere suo figlio, così tanto per farmi piacere. Gliel'avevo detto così per scherzo, mentre stavamo bevendo proprio come adesso io e te. Dopo un po' che me ne ero andato, quel coglione non lo stava
facendo?! Ti rendi conto? Gli dico: 'Va e fa fuori tuo figlio' e quello neanche mi manda a fanculo. E l'autonomia di pensiero? E lo spirito critico, cazzo? Non ho creato anche questo? Sta di fatto che lo bloccai appena in tempo. Dio, se ci ripenso... Comunque fu in quel periodo che mi accorsi di avere i primi sintomi della depressione. Non mi andava di fare un cazzo, delegavo, delegavo... E delegando delegando chiesi a Mosè di scrivere una decina di regole chiare per farvi vivere tutti più contenti. Pensavo potesse servire a qualcosa, anche se il mio motto preferito è 'fanculo le regole'. Se solo avessi immaginato le cazzate che quell'esaltato avrebbe scritto su quelle tavole di merda. Ma ormai il danno era fatto..."
Avevamo acceso l'altra canna e stavamo fumando placidi e tranquilli. Che senso aveva tutto questo? Come sarebbe finita? Il corso dei miei pensieri venne ancora una volta interrotto dalle sue parole.
"Ad un certo punto dissi basta! Volevo veramente rimettere le cose a posto ma senza ricorrere ad un altro diluvio. Così decisi di mandare mio figlio. Lui sapeva bene cosa dire. Però decisi che prima avrebbe dovuto fare la gavetta: sarebbe nato, cresciuto e avrebbe fatto tutto come una persona qualsiasi. Per farlo nascere scelsi un bravissima ragazza, molto bella, dolce, intelligente e con un corpo da urlo. Si chiamava Maria... ti ricorda niente questo nome?" disse strizzando l'occhio e passandomi lo spinello.
Scoppiamo a ridere entrambi, di un riso allegro, spensierato ed incontrollato. Ridemmo a lungo e senza riuscire a fermarci, con le lacrime agli occhi e i muscoli dello stomaco che cominciavano a farmi dannatamente male. Era proprio simpatico ed aveva un gran senso dell'umorismo. Riprese
quello che ormai si andava sempre più caratterizzando come un amaro sfogo esistenziale.
"Venne al mondo così Gesù, mio figlio. E cosa fece? Miracoli. Cosa disse? 'Smettetela di fare i pirla'. E cazzo quanto si divertivano: il vino a Cana, le mangiate di pane e di pesce, e le donne poi... E allora che fanno quegli stronzi: me lo ammazzano! Beh, ti giuro che non ci ho visto più... mi sono
così incazzato, ma così incazzato... insomma ho fatto il Grande Casino, l'Emerita Cazzata: ho inventato la Chiesa Cattolica. Sì, lo so, è stata una punizione sproporzionata, in fondo mio figlio era resuscitato... consideralo un momento di debolezza. A cui però, per essere onesti fino in fondo, ho
cercato di porre rimedio. Rimanga tra noi: chi credi che abbia dato l'imbeccata a quel coglione di Marx?".
Rimasi di sasso.
"No! Tu... vuoi dire che... cioè 'Il Capitale'..."
"... l'ho scritto io."
Sentivo che stavo per avere un mancamento
"Volevo riparare all'errore commesso, te l'ho detto, ma hanno incasinato tutto anche questa volta. Ma è possibile che sia così difficile per voi vivere bene? Io non voglio che la gente creda per forza in me quando nemmeno io mi stimo molto... Ma, cazzo, io voglio solo che vi divertiate, che viviate bene, che godiate. Vi ho creato per questo. Certo, non dico che possiate divertirvi quanto noi quassù, quanto vi divertirete "dopo". Ma altro che valle di lacrime: questa cazzata ve la siete inventata voi!"

Ormai eravamo fatti. Avevamo finito il vino e la seconda canna e stavamo accendendo la terza. Divenne improvvisamente triste.
"Guarda che hanno combinato: hanno ammazzato il Che! E John Lennon! E tra Cina, Russia e Cuba hanno mandato a puttane anche quel po' di buone idee mi erano venute (non senza una certa fatica, tra l'altro). Per non parlare dell'Italia: tra il Papa e Berlusconi, quando vi passa più!"
Era affranto.
"Perché tutto quello che faccio finisce male?"
Era finita anche l'ultima canna e fuori ormai albeggiava. I primi chiarori di quel nuovo giorno irrompevano indesiderati nella stanza. Rimanemmo in silenzio per un po'. Sino a quando la sveglia non suonò: era ora di andare a lavoro. Fu allora che si alzò. Sembrava stanchissimo. Si chinò su di me, mi abbracciò e mi sussurrò un dolcissimo "Grazie" che l'odore del vino e del fumo resero ancora più dolce. Eravamo tristi e malinconici. L'avrei più rivisto?
Si allontanò lentamente e lo vidi uscire dalla stanza senza voltarsi. Udii di nuovo il rumore di vetri infranti ed una bestemmia risuonò baritonale e rauca nella notte.
"Cazzo - pensai - anche l'ultima bottiglia di Merlot!"
Mi alzai, feci la doccia e ripensai a quella fantastica notte. Ero stato bene, ma ora la depressione cominciava di nuovo a farsi sentire. Ero stanco, nauseato, senza energie. Niente aveva significato. Mi vestii in preda ad un'incontenibile tristezza e cominciai a piangere. Un pianto lieve e sommesso, senza singhiozzi, con le lacrime che traboccavano fuori piano, dolcemente, da dentro, coma da un bicchiere troppo pieno.
Entrai in cucina per farmi il caffè e con mai grande sorpresa trovai sul tavolo tanti ricordini. C'erano 20mila lire ("per le bottiglie rotte", diceva il biglietto), un enorme tocco di fumo dall'odore straordinario ("deve essere buono, l'ho preso a mio figlio", c'era scritto sull'involucro), una bustina con dei semi dentro ("così non dovrai più comprarla") e un foglietto con su il nuovo numero di telefono di una mia amica di Milano che non riuscivo più a rintracciare.
Ricominciai a piangere, ma questa volta di una gioia malinconica e profonda.
In fondo avevo scoperto che Dio era di sinistra, che non era poi questo padreterno che si diceva in giro e che se dipendesse da lui, le cose andrebbero sicuramente meglio. Ma di questo non si poteva incolpare nessunose non noi stessi.
Uscii di casa sorridendo nonostante la depressione.
"Sto da Dio" pensai.

bertrandmorane68

mercoledì, gennaio 24, 2007

Tanti auguri blog!!


Pensavi me ne fossi dimenticato, eh? E invece no! Anche se pochi minuti prima che terminasse il dì mi sono ricordato che oggi compievi un anno. Inaugurato l'ormai lontano 24 Gennaio del 2006 dovevi essere solo uno sfizio transitorio su cui pubblicare qualche cacchiata, qualche testo di canzoni, qualche articolo depresso... In realtà sei stato molto di più. In questo anno mi hai dato la possibilità di crescere, mi hai messo in condizione di fare articoli "importanti" per i quali ho dovuto cercare delle fonti e documentarmi, mi hai permesso di fare delle discussioni serie, hai fatto sì che potessi diffondere nella rete le mie idee, e magari qualcuno le ha anche lette, apprezzate, criticate, giuste o sbagliate che esse fossero.
E poi, poi... poi ora devo cercare di farti crescere, vedrò di farti conoscere da più gente, vedrò di fare qualche articolo sensato in più e qualche polemica in meno, devo provare a darti un senso o magari un programma oppure... boh che ne so.
Voglio soltanto farti tanti auguri e sperare in altri 150 di questi giorni (eheheh questo significa di almeno altrettanti giorni del genere per il suo curatore :-D ).

Alla prox
Ciao

venerdì, gennaio 12, 2007

L'ultimo cantastorie



"Fabrizio, sia fiorito il tuo sentiero" Avvenire, 12-01-1999
"Morto De Andrè, poeta della canzone" Corriere della Sera 12-01-1999
"Il testamento di De Andrè" Il Giornale 12-01-1999
"Un pensiero per Fabrizio" Il Giorno 12-01-1999
"Il fiore del male" "Ritorno in via del campo" "Ieri Genova era di

Fabrizio" Il Manifesto 12/13/14-01-1999
"De Andrè" Il Mattino 12-01-1999
"Addio Fabrizio" Il Secolo XIX 12-01-1999
"Ciao Fabrizio" Il Tempo 12-01-1999
"L'ultimo poeta della commedia umana" La Nazione 12-01-1999
"Meglio perderti che non averti mai incontrato" La Padania 12-01-1999
"Addio a De Andrè, poeta ribelle" La Repubblica 12-01-1999
"Addio a De Andrè, la voce anticomformista della canzone" La Stampa

12-01-1999
"Il poeta degli ultimi" Liberazione 12-01-1999
"Addio De Andrè, anima solitaria" Libertà 12-01-1999
"Addio De Andrè. la voce degli ultimi" L'Unità 12-01-1999


Esattamente 8 anni fa tutti i giornali d'Italia, di destra e di sinistra, clericalisti ed anticlericali, si tingevano di una nota cupa dettata dal lutto per la morte avvenuta il giorno prima (l'11 gennaio 2007) di Fabrizio De Andrè, l'ultimo cantastorie. Un cantastorie che riusciva con la sua musica e con le sue parole a raccontare, a tratti con un'ironia sottile e dissacrante, a tratti con una amarezza agghiacciante, il mondo contemporaneo con le sue assurdità e le sue contraddizioni.E' stato di certo l'ultimo ad avere il coraggio di raccontare storie di derelitti, di prostitute, di omosessuali, di cinici, di disperati, di tutto ciò che la nostra società "benpensante" ci insegna a disprezzare con fermezza , ma anche un poeta d'amore che in modi insoliti riusciva a penetrare a fondo l'essenza dell'uomo e del perchè si "combinasse attraverso l'amore"...
Quello che so di lui è che è un poeta che andrebbe riscoperto, che andrebbe fatto ascoltare ai giovani, e che non dovrebbe essere mai dimenticato da chi ormai giovane non lo è più. Io l'ho conosciuto tardi, da meno di un anno, ma da allora non posso fare a meno di amarlo, di canticchiare le sue canzoni (lo sapete che sono stonato, è per questo che le canticchio soltanto), di trarre ispirazione dalle sue parole e di trovare in lui la volontà di combattere alcuni modi di vedere e di pensare.
Combattivo contro l'ipocrisia dei "cattolici-liberali" italiani, sovversivo nel suo modo di vedere la fede come vero atto d'amore indiscriminato, tagliente con la sua critica alla società borghese, sferzante nel denigrare il disimpegno politico dei suoi "colleghi" artisti.
Ecco chi era De Andrè. Fabrizio era il suo suonatore Jones che a differenza degli altri che "in un vortice di polvere vedevan siccità" vedeva "la gona di Jenny in un ballo di tanti anni fa" e che chiedeva irriverentemente al mercante di liquore "Tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore?". Oppure è quell'uomo che "alla parata militare sputò negli occhi a un innocente e quando lui gli chiese perche? Lui gli rispose 'questo è niente... adesso è l'ora che io vada" e che poi proseguì per la "sua cattiva strada". Poteva essere l'unico capace di scrivere del "trentenne disperato" bombarolo che quel che pensava se "non era del tutto giusto, ma quasi niente sbagliato", ma al contempo la storia di Piero che veniva ucciso dalla sua pietà per non voler vedere negli "occhi un uomo che muore". E' anche il cantore del povero Geordie che sarà impiccato "con una corda d'oro" e che non poteva essere salvato nè dal "cuore degli inglesi" nè dallo "scettro del re" e "anche se piangeranno con te, la legge non può cambiare".
Indimenticabile è anche però il De Andrè innamorato dell'umanità di Gesù e di Maria, con quest'ultima che piangeva "di lui ciò che mi è tolto, le braccia magre, la fronte, il volto, ogni sua vita che vive ancora, che vedo spegnersi ora per ora." e che esclama disperata "Non fossi stato figlio di Dio, t'avrei ancora per figlio mio" e di Cristo al quale si rivolge dicendo "Non intendo cantare la gloria né invocare la grazia e il perdono di chi penso non fu altri che un uomo come Dio passato alla storia ma inumano è pur sempre l'amore di chi rantola senza rancore perdonando con l'ultima voce chi lo uccide fra le braccia di una croce."
Spettacolare il De Andrè degli inni al rifiuto delle maschere dateci dalla società, del De Andrè che si vedeva "di spalle che partiva" o che giocava "a palla col proprio cervello, spingendolo oltre il confine stabilito che qualcuno ha tracciato ai bordi dell'infinito" e che lodava gli zingari come gli unici capaci di ridurre l'identità al "nome, allo stretto indispensabile" o ancora che era improvvisamente "diventato suo padre, morto in un sogno precedente".
Ma, come detto prima, De Andrè era anche l'uomo dalla grandissima ironia che deride Dante alla porta di Paolo e Francesca dicendo che "ha lasciato l'ultima invidia là, sotto un lenzuolo" e che parla di coloro che invitano a morire per delle idee e che quanto a longevità fanno concorrenza a Matusalemme, "morire per delle idee, va bè, ma di morte lenta..." o che vedeva aranci e limoni rossi "lassù nei verdi pascoli".
Basta. No. Non basta per niente... Ci sarebbero tantissime cose da dire su questo autore immenso ma... come faccio? Andrebbero scritte per intero tutte le sue canzoni, e forse inizierò a proporvene qualcuna.
L'ultima cosa da fare è salutarlo con un clichè molto usato dai suoi fan, ovvero una frase tratta da Giugno '73: "E' stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati".

Tu diresti che ormai 8 anni (ed un giorno) fa sei andato lì in collina. Così vicino alle nuvole da te cantate in uno dei tuoi ultimi album.

"Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell'airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri."

Ecco chi è il poeta, il poeta è il bambino, è colui che vede la forma delle nuvole e che ne rimane incantato.
Faber, tu eri un poeta.

mercoledì, gennaio 03, 2007


E stasera signori, alle ore 20:00 i mitici Chemical Sound si esibiranno in un concerto alla "Procaccia" sito in Mugnano del Cardinale di fronte al fioraio :-D o di fronte alla banca, se vi fa più comodo.
Se qualcuno di voi ha già assistito all'esibizione dell'8 Settembre, non noterà quasi niente di nuovo :-) a parte 4 canzoni, e le basi introduttive e finali, e qualche modifichina in qualche assolo qua e la. In compenso sicuramente eseguiranno i 14 brani del loro repertorio più lentamente, e cercheranno di farvi passare una serata godibilissima. Perchè i Chemical Sound non si sono preparati qualche canzone in più? Semplicemente perchè doveva suonare con loro un altro gruppo che all'ultimo momento (2 giorni prima) ha dato forfait, e quindi sono rimasti tutti un po' spiazzati... Che dire? Accontentatevi di quello che vi propineranno e non fate storie; e se non vi sono piaciuti ad Arte sotto le Stelle, non veniteci proprio.
Addio

Alla prox.

P.S: non prendete sul serio l'ultima affermazione, si faceva per dire...