sabato, settembre 27, 2008

Siamo gli angeli custodi di noi stessi

Ok, dopo lo sciopero del sottonick, dopo aver chiacchierato con Dio, dopo aver parlato in morte di me, beh... stavolta ho superato me stesso quanto a paradossalità a e lunghezza dell'intervento. Buona fortuna a tutti i lettori intenzionati a leggerlo :-D
Ciauu ed alla prox!

Wilga Street scivolava rapidamente alle mie spalle ed iniziavano a penetrare nella mia mente gli aghi della musica ad alto volume. Le luci si agitavano in aria e minacciavano di esplodere da un momento all'altro.
Decisi che non sarei andato per la via innominata dritta davanti a me, ma che sarei andato a destra, lontano dal trambusto, lontano dalla gente che mi pestava i piedi, lontano dai ragazzini ubriachi che rendevano col loro vomito quella via irrespirabile di giorno, lontano dalle bellissime ragazze straniere che ti ammiccavano perché avevi l'aria da italiano.
Optai per un piccolo pub. "Huggin's and Friends" recitava l'insegna. Entrai con una indifferenza cui non ero abituato, non guardai né a destra né a sinistra per trovare qualche ragazza alla ricerca di qualcuno che le desse un po' fastidio per quella sera, ed andai dritto davanti a me, verso il bancone.

C'erano tre grossi piatti decorativi che raffiguravano San Giorgio ed il Dragone che mi colpirono parecchio e fui quasi tentato di prenderne uno e scappare via...Lo scaffale alle spalle dell'alta ragazza bionda che si apprestava a servirmi era pieno di liquori e con poche birre, per lo più dai nomi sconosciuti; i quattro grossi lampadari con i soffietti verdi davano all'ambiente una strana atmosfera rilassata nonostante il trambusto che sicuramente doveva esserci la fuori con gente che ballava e si sballava, nonostante il night club della porta accanto e nonostante sapessi che quella pace sarebbe durata poco, giusto il tempo di gustarmi una birra.
"Desidera?" esordì la cameriera. "Che birre avete?" chiesi io perplesso mentre afferrai ed iniziai a sfogliare un libricino con una piccola cartina di Malta, dove erano evidenziate le località più caratteristiche. Iniziai a pensare che poi St.Julians non fosse tutto questo bel vedere -...laner - soprattutto se eri stato febbricitante ed imbottito di antibiotici fino a poche ore prima -...neken- e se non volevi nessuno davanti ai piedi perchè volevi stare un po' sulle tue -..nness e poi la nostra CISK-.
Mi resi conto abbastanza tardi che mi aveva elencato tutte le birre e che mi stava guardando con una faccia interrogativa, così per non fare la figura dell'idiota, le chiesi l'ultima che avevo sentito, che poi era anche quella di cui ero quasi certo di aver capito il nome.
Con un inglese barcollante dissi "Una CISK alla... non in bottiglia... grazie"
Pagai i miei 2 euro e 40 ed iniziai a sorseggiare, solo come un derelitto, la birra chiara ed amara che mi era stata servita senza eccessivi complimenti dalla barista.
Quando avevo già tracannato circa un quarto del mio bicchiere da mezzo litro, si sedette accanto a me una giovane donna dai tratti mediterranei, con una marcata abbronzatura, che ,assieme ai suoi capelli scurissimi, la rendeva ai miei occhi una statua intarsiata in un legno pregiato.
"Che birra hai preso?" mi chiese non priva di interesse.
"Una birra locale, la CISK export alla spina" risposi seccato.
Avevo un forte mal di testa e la gola ricominciava a darmi fastidio, tossii e pensai un'imprecazione irripetibile... ero davvero seccato dal fatto che non avessi voglia di parlare con nessuno, né tantomeno di ascoltare qualcuno, ed una splendida ragazza sui 25 anni, di una bellezza sobria e non volgare, con un vestitino azzurro forse un po' troppo stretto che le disegnava maliziosamente le curve, era lì che cercava di attaccare bottone.
"Ehi, se vuoi che non ti dia fastidio, basta dirmelo... mi giro, bevo la mia birra e me ne vado."
Lo scopo di questa frase detta da lei era palesemente quello di ottenere il mio interesse, una sorta di 'psicologia inversa' piuttosto blanda; ne ero conscio e quindi tentai di resistere.
"Come hai fatto a capire che non voglio essere infastidito?"
Mi guardò stupefatta, i suoi occhietti neri si socchiusero in segno di sfida, poi fece per riprendere la sua borsetta, ma poi crollai, e la interruppi "No, non andare... semplicemente non mi sento bene e volevo evitare di rovinare la serata a qualcun altro parlando dei miei malanni e del catarro che mi si sta accumulando in gola. Maledetta aria condizionata!"
Forse mi resi conto di aver bisogno di parlare con qualcuno, e poi era l'occasione buona per rimorchiare una ragazza davvero stupenda e con un fascino non indifferente.
"Mi chiamo Aniello..." le dissi senza troppe pretese e porgendole la mano.
"Eh?Potresti ripetermi il tuo nome?"
Rimasi stupito dal fatto che veramente volesse sapere il mio nome, altrimenti non me lo avrebbe chiesto nuovamente, avrebbe semplicemente evitato di chiamarmi; in ogni caso glielo dissi ancora e sembrò aver afferrato, più o meno.
"Io invece sono Alejandra, piacere di conoscerti" e così dicendo mise la sua mano su quella che io le avevo porto; la afferrai, la portai all'altezza del mio mento e chinai le labbra sfiorandola appena, così come ormai mi ero abituato a fare dopo cinque giorni di continuo corteggiamento alle ragazze di turno.
La sua pelle era liscia e profumata di una fragranza ricercata, forse un profumo di rose, ma comunque un odore molto particolare, che su gran parte delle ragazze che avevo visto lì a Malta nei giorni precedenti sarebbe stato eccessivo, ma su di lei sembrava dannatamente giusto.
"Io sono italiano, tu di dove sei?" le chiesi, stavolta realmente incuriosito dalla figura particolare che si trovava davanti a me.
"Sono spagnola."
Il nome, Alejandra, avrebbe dovuto farmelo dedurre, ma il suo inglese era troppo buono per essere spagnola, la sua pronuncia era delicata e non risentiva della pesantezza dell'accento mediterraneo. Doveva aver studiato all'estero, o fatto molta pratica con la lingua anglosassone per aver conseguito un risultato del genere; così tentai di andare a fondo.
"Cosa fai nella vita? Studi?"
Rispose a tutte le mie domande, anche quelle che le avevo porto dicendo "Ho studiato Economia all'Università, ora sto facendo un master a Cambridge sull'automotive.Tu?"
"Studio Ingegneria Elettronica, in una università un po' meno blasonata della tua... Salerno". Sorrise e si avvicinò passando allo sgabello successivo; ora le nostre ginocchia si toccavano.
Al contatto, i miei occhi caddero verso le gambe e poi risalirono piano, molto piano, verso il suo volto: aveva davvero delle cosce ben modellate, il fianco appena sporgente ed un seno...ma poi mi persi nei suoi occhi.
Riprendemmo la nostra conversazione dopo una infinità di tempo riempita dal vuoto del silenzio, ma sapevo bene che dovevano essere passati pochi secondi, due, massimo tre.
I due piatti di San Giorgio ci guardavano ammiccanti, con dei riflessi verdognoli dovuti alle luci del locale.
"Come mai hai scelto un pub? Voglio dire... c'è tanto trambusto, tanti posti per ballare, tante ragazze facili ed un ragazzo italiano finisce in un desolato pub?"
Mi colpì di sorpresa, perché non mi aspettavo una domanda del genere, e poi perché, a quanto pare i luoghi comuni sugli italiani sono piuttosto diffusi: siamo degli animali da discoteca che nella loro vita non fanno altro che inseguire ragazze facili. Che bella figura!Dopo un attimo, sogghignai e risposi.
"Non sono proprio un maniaco della discoteca... ma penso di averti già accennato prima che non sono stato un granché bene in questi giorni."
"Sì, certo... si vede. Hai delle occhiaie terribili. Ma altrimenti ci saresti andato? Cioè, voglio dire: è per questo che sei venuto a St.Julians, non di certo per il sole e per il mare!"
Tentai ancora di distendere un sorriso sul mio volto, ma sembravo troppo affaticato. In ogni caso, anche questo sapeva di luogo comune, stavolta di luogo comune femminista ("i maschi pensano solo a quello"), ma non potevo in alcun modo contraddirla, visto che quello era uno dei motivi; il suo volto mi dava sicurezza e non mi andava di mentirle, e poi quel piatto di San Giorgio armato di lancia, lì sopra, sembrava minacciarmi - Menti e sarai infilzato come il dragone vil fellone! -
La cosa mi divertì profondamente. Dopo neanche mezza pinta mi stavo facendo intimorire da un piatto di porcellana!
Aspetta... UN piatto? Ma erano due...no, tre! E nessuno li aveva tolti di lì, altrimenti me ne sarei accorto.
Risposi frettolosamente dicendo "Sisì, certo, è per questo che siamo qui, hai ragione." poi aggiunsi "scusami se te lo chiedo in questo modo, ma... i piatti lì, quando sei entrata, non erano tre?"
Rise delicatamente, mettendo le sottili dita davanti alla bocca e tirando leggermente indietro la testa. I colori dei liquori del bancone si appiattirono improvvisamente, e scomparve anche l'ultimo piatto di San Giorgio; la luce che prima era calda ed ovattata divenne anch'essa piatta.Piatto.Piatta.Piatt
o. Tutto perdeva colore e contorni diventando incredibilmente onirico; rimanevano solo Alejandra, l'unica figura ben definita che si stagliava contro il nulla, gli sgabelli su cui eravamo seduti ed il bancone, o almeno ciò che ne restava: soltanto il legno ben cesellato, senza decorazioni, né tappetini antiscivolo, né scritte, né... niente.
"Antibiotico scaduto?" chiesi con poca speranza. Come se poi una allucinazione potesse dare risposte sensate alle mie domande.
"No, niente di tutto ciò. E' solo che tu sei un soggetto ben predisposto."
"Ok. Rapito dagli alieni?". In quel momento si dipinse nella mia mente una disgustosa immagine: Alejandra (che senso aveva ancora chiamarla per nome? Non era la ragazza che mi faceva credere di essere...) che sorrideva e la sua pelle veniva improvvisamente erosa, lasciando comparire un esserino grigio e vagamente antropomorfe che...
Rise ancora di gusto "No, no". Ora quasi singhiozzava per le risate e le spuntò anche una lacrima dall'occhio sinistro, che scivolò lentamente sul viso, portandole via parte del trucco.
Mi resi conto, abbastanza casualmente, di avere ancora la birra in mano.
"Ok, bellezz... vabbè, qualunque cosa tu sia... io direi di berci qualcosa su."
Volare, trasportarsi, insomma arrivare in quel posto surreale, mi aveva rinvigorito; notai la trasformazione che avevano avuto il tono della mia voce, i miei pensieri, il mio modo di parlare. Era un po' che non mi sentivo così bene e le mie risposte lo testimoniavano: non sembravo più un malandato ottantenne che beveva il suo ultimo sorso, ma ero pressoché di nuovo un ventenne, e stavo quasi iniziando a farmi piacere la situazione in cui mi ero trovato.
Quando il bel figurino che era con me smise di ridere disse accoratamente "Eccoti qui finalmente. Non ce la facevo più a vederti in quelle condizioni".
"E' vero, non ce la facevo più neanche io, e credo di doverti ringraziare Aleja... ok, continuerò a chiamarti Alejandra." Sorrisi e stavolta non dovevo sembrare una brutta imitazione di me stesso, poiché sentii le labbra curvarsi esattamente come dovevano; a quel punto decisi che quello che avevo fatto era un sorriso abbastanza convincente e riportai le labbra al loro posto.
"Sta bene, chiamami Alejandra. D'altronde, è così che mi sono presentata."
"Ora che ho quasi riacquistato la capacità di intendere e di volere, mi diresti COSA sei?"
Stavolta fu lei a sorridere.
Ancora non avevo visto il suo volto aprirsi in un sorriso, e la cosa mi sconvolse; non avevo mai assistito a nulla del genere quanto a bellezza ed intensità... era un'arma, qualcosa di potente ed implacabile, qualcosa cui non sarei mai sopravvissuto in condizioni normali, qualcosa "Sono un angelo" cui..."eh?COSA?" Non credo di averlo detto ad alta voce, anzi ad esser sincero non ero neanche certo di aver parlato fino ad allora (se era davvero un angelo, il piano della conversazione era al livello sensoriale?). In ogni caso, il mio volto lo aveva lasciato trapelare ed Alejandra, senza troppa sorpresa, rispose:
"Sì, sono un angelo, in particolare un angelo custode."
"Giusto. Era questa che mi mancava ancora... tutto sommato sono un soggetto predisposto a queste cose, vero? Cioè voglio dire... dopo aver giocato a carte con Dio, vuoi non incontrare il tuo angelo custode?"
Sorrise ancora, ma stavolta con una espressione umana, troppo umana, come a dire 'non hai ancora capito, eh?'. Ma fu soltanto una sensazione di un istante... anche perchè avevo capito fin troppo bene: stavo parlando col mio angelo custode ed era anche una gran bella ragazza. Probabilmente avevo interpretato male il suo sorriso, o forse avevo cercato di usare dei parametri umani per una espressione che umana non era.
"Supponiamo che io stia credendo a quel che dici. Si potrebbe anche sapere dove siamo?"
Ovviamente si aspettava questa domanda e rispose immediatamente, senza riflettere.
"Siamo in un posto non ben localizzabile nella tua usuale realtà. Diciamo che siamo saliti ad un livello energetico diverso, in cui anche tu non sei materiale, ma sei costituito d'altro; prima che tu me lo chieda ti dico subito che il tuo corpo fisico è effettivamente scomparso dal pub in cui ci trovavamo, in un momento in cui tutti erano di spalle. Quindi sei qui con me in questa realtà parallela."
"Ok... vediamo se ho capito... io sono uscito di casa sobrio, un po' stanco e con i postumi di un brutto mal di gola; sono entrato in un pub, in cui ho iniziato a bere una birra. Arriva l'angelo custode, prende una birra con me e mi trasporta in una realtà più 'sottile' rispetto a quella in cui io sono abituato a vivere ed intratteniamo una allegra conversazione. Tutto ha molto senso, no?" accennai una risata, poi, "La mia domanda è: perché?"
Alejandra si incupì un po' in volto, ma i suoi occhi neri erano ancora brillanti e sprizzavano una vitalità per me senza precedenti, poi mi rispose.
"Il perché dovresti saperlo. Ti ho già detto che sei una persona predisposta a questo tipo di esperienze; ma non basta la predisposizione, ci vuole la volontà: cosa volevi?cosa VUOI?"
Mi fermai ancora un attimo a guardarla. Era davvero bellissima. Decisi che non avrei sprecato la mia unica possibilità di parlare con un angelo custode cercando di capire cosa ci facevo lì... finii la mia birra ed iniziai a fare qualche domanda.
"Ok. Non mi interessa al momento. Volevo dirti... ma come funziona con voi angeli? Cioè chi è il responsabile? A chi dovete rendere conto se fate qualche cavolata?"
Fece anche lei un lungo sorso di birra, riacquistò una parvenza di sorriso, e si raccolse per un attimo in pensiero, comparve una minuscola ruga sulla sua fronte e poi mi rispose.
"Non so di preciso cosa sono autorizzata a dirti..."
"Daaaai...ho parlato con Dio, se dovesse rimproverarti, digli di venirsela a prendere con me. "
"Se la metti così... vorrà dire che ti spiegherò come funziona, sperando che il boss non si incavoli troppo.
Ad ogni essere umano che nasce viene assegnato un angelo custode; generalmente esso è il complementare del suo custodito, cioè se il bambino è maschio l'angelo è femmina, se il bambino è biondo l'angelo è scuro di capelli, se il bambino ha carnagione chiara l'angelo ha carnagione scura, e così via... poi capita, anche abbastanza spesso, che non si possa assegnare il complementare ad un bambino, poiché i miei colleghi con quelle caratteristiche desiderate sono tutti già in servizio, e quindi ne viene assegnato uno a casaccio. In questi casi si accettano 90 angeli volontari ed a ognuno di essi viene dato un numero, poi al fortunato possessore del cartello con il primo estratto sulla ruota di Milano dell'ultima edizione del lotto, viene dato il compito di protezione del neonato..."
"Aspetta... mi sono perso... cioè voglio dire... perché proprio Milano?"
"Ah, questa è una storia strana. Io sono un angelo abbastanza giovane, quindi non esistevo ancora all'epoca dei fatti, ma mi narrano che originariamente si usasse la ruota di Napoli. Tuttavia, San Gennaro era solito truccare le estrazioni quando doveva 'dare il posto' ad uno dei suoi angeli prediletti. Quando uscirono fuori le intercettazioni telepatiche di quanto accaduto ci fu un gran trambusto in Paradiso, e quello più arrabbiato era San Nicola perché aveva intenzione di chiedere uno di questi favoretti a Gennaro, per uno dei suoi angeli preferiti. Alla fine, si decise quasi unanimemente che la direzione delle lotterie sarebbe stata affidata al placido Sant'Ambrogio di Milano, il quale sta lavorando discretamente."
"Scusa, ma... come funziona all'estero? E poi prima che fosse inventato il lotto come si faceva?"
Alejandra sorrise ancora una volta, stavolta veramente divertita.
"Ti sei di nuovo arenato nella tua visione della realtà materiale. Ovviamente noi usiamo il lotto trans-terrestre, quello di QUESTA dimensione, che esiste praticamente da sempre ed è internazionale; cerca di svincolarti dalla tua concezione dell'esistenza: non esiste solo il piano degli atomi e delle molecole, ma c'è qualcosa di più, qualcosa di puramente energetico. Pensa ad Einstein: E=mc^2; la materia è energia...Comunque, dove ero rimasta? Ah, a quando viene assegnato l'angelo. Oltre al custode, alla nascita vi viene assegnato un numero di matricola, che diventa anche il nostro per questo ciclo umano."
Trasalii. "Una matricola? Ci assegnano una matricola??"
"Certo! Non è tanto brutto quanto sembra... è l'unico modo per gestire gli angeli. Ad ogni blocco di matricole è associato un angelo supervisore, il quale convoca periodicamente una riunione cui devono partecipare tutti, salvo particolari situazioni, quali malattie gravi del custodito, o altre situazioni pericolose, come gare sportive agonistiche, guida su strade pericolose, et cetera. A parte questi casi eccezionali, dove sta alla discrezionalità del singolo angelo decidere se partecipare alle riunioni, per tutti gli altri è obbligatorio."
Ora ero davvero incuriosito... stavo iniziando a vedere le schiere angeliche come una struttura aziendale piatta (tipiche degli anni ottanta), con una bassa profondità ed un gran numero di persone gestite da un solo manager.
Risi accoratamente, ed era evidentissimo che ridevo delle mie vecchie convinzioni, non di quello che stava dicendomi Alejandra, quindi tentai di andare a fondo.
"E di che si parla in queste riunioni periodiche? E poi... come continua la Gerarchia?"
"Uhm...di cosa si parla... del più e del meno. Insomma, l'angelo supervisore fissa degli ordini del giorno che ovviamente variano, ma generalmente si parla di metodi di gestione del custodito, se e quando intervenire, se e quando manifestarsi, ci vengono esposte le nuove linee guida magisteriali sui comportamenti che devono essere assolutamente evitati dai nostri umani e così via. Ma puntualmente si finisce per litigare, a volte si giunge anche alle mani, perchè ci sono dei facinorosi capitanati dall'Arcangelo Lucifero, che la pensano in maniera opposta alle linee guida ed in maniera profondamente diversa da noi, che siamo tendenzialmente più morbidi dell'alto Magistero, ma comunque angeli seri. Insomma pensano di poter fare di testa loro, ma non parliamone, per favore, altrimenti mi arrabbio soltanto."
Finì la sua birra e guardò il fondo del bicchiere. Avevamo entrambi il bisogno di riempirlo. Mosse lievemente le labbra, quasi sospirando, io sentii un leggero fruscio e d'improvviso, sul bancone, si materializzarono altri due bicchieri da una pinta, colmi fino all'orlo, con una birra molto profumata e corposa.
"Questa la fanno in una abbazia quei benedetti monaci, lì in Belgio. Riusciamo ad ottenere qualche cassa gratuitamente quando serve, con qualche apparizione e qualche piccolo favoretto a quei fantastici ragazzi. Non berla troppo velocemente, e goditela, che ne vale la pena!"
Alzai il calice ed iniziammo il rito del brindisi con sincronismo perfetto.
"A Malta ed al malto!"
La birra dei monaci belgi aveva davvero un sapore sensazionale, ma era molto viscosa, densa, andava quindi bevuta un sorso alla volta per evitare di essere disgustati.
Alejandra posò il bicchiere sul bancone dopo un paio di sorsi abbastanza lunghi e riprese a parlare.
"Comunque, non ho risposto a tutte le tue domande. Torniamo alla gerarchia, no? Al di sopra di tutti i capo angeli ci sono alcuni importantissimi organi; primo su tutti l'Alto Magistero che stabilisce le regole che devono essere rispettate ed è costituito da una commissione di Santi e Beati presieduta da Mosè. Poi c'è la Corte Comportamentale che giudica i modi di fare di tutti noi custodi, presieduta dall'Altissimo in persona, essa valuta le eventuali infrazioni delle regole del Magistero e commina le pene in tempi brevissimi, non ci vogliono più di otto anni per far finire un processo..."
"Otto anni? E ti sembrano pochi?"
"E cosa sono otto anni di fronte all'eternità?" sorrise con fare compassionevole, poi aggiunse, "spero che tu riesca a capire che non siamo più nel tuo mondo, prima della fine di questa nostra conversazione... In ogni caso, quando vengono comminate delle pene devono essere rispettate, e di questo compito si occupa l'Organo di Vigilanza: questo non è altro che un enorme strumento con delle canne verticali traforate, con una tastiera annessa, un tempo di proprietà di Santa Vigilanza. L'addetto all'Organo, attualmente San Vittore, ha un compito molto delicato: deve premere la combinazione giusta di tasti codificata a 128 bit che indica la matricola dell'angelo disertore ed i suoi anni di reclusione, dalle canne uscirà una sequenza di suoni, seguita a ruota da un turbine che risucchierà il condannato nell'area di prigionia, affidando i suoi documenti alla vigile custodia del santo addetto. Prima che tu me lo chieda... l'area di prigionia è un bar senza aria condizionata pieno di birre e di qualunque bevanda analcolica, alcolica o superalcolica tu possa immaginare; una gentilissima cameriera viene a prendere l'ordinazione, ti porta ciò che hai richiesto in un bellissimo bicchiere di vetro, con forma e spessore diverso a seconda di cosa hai ordinato, lo poggia sul tavolo abbastanza vicino da farti sentire l'odore e poi ti chiede la carta d'identità. Questo perché i bar del Paradiso sono estremamente esclusivi e c’è bisogno di certificare che tu sia un angelo per poter essere servito. Ovviamente i documenti dell'angelo condannato sono stati consegnati a San Vittore e quindi egli non potrà mostrare il pezzo di carta che gli permetterebbe di abbeverarsi, costringendo la cameriera a portare via quanto da lei così cordialmente portato in precedenza; e si va avanti così minuti, ore, giorni, anni o anche secoli, a seconda della pena che ti è stata comminata."
"La situazione sta iniziando a diventare confusa, mi spiegheresti meglio? Cioè, mi stai dicendo che ci sono degli angeli che vengono meno al loro dovere? Anzi, ci sono talmente tanti angeli incapaci di assolvere ai loro compiti che è stato necessario istituire una corte che li giudicasse ed un Organo di Vigilanza?"
Ero davvero sopraffatto dallo stupore... l'idea che avevo appena esternato ad Alejandra mi inquietava, perchè se loro per primi non erano capaci di rispettare le regole, non tanto quelle ferree del Magistero, ma quelle che imponeva il loro comune pensare, come potevano pretendere che noi esseri umani ci riuscissimo?
Afferrò il suo bicchiere con la mano sinistra e, mentre se lo portava alla bocca, lo fece collidere col mio; i due calici tintinnarono ed il 'tic' che rimbalzava nell'aria non aiutò le mie idee a schiarirsi. Magari ci sarebbe riuscito un po' di quella splendida bevanda.
Facemmo entrambi un sorso abbastanza lungo, forse troppo lungo per quel tipo di birra, dopo di che la mia angelica amica ricominciò a parlare.
"Il fatto è... il fatto è che... beh, devi sapere prima cosa siamo tenuti a fare noi angeli custodi. Dobbiamo vegliare giorno e notte su di voi, non ci sono concesse distrazioni, perché gli esseri umani, mi duole dirlo, sono gli esseri più potenti e più fragili che si trovino sulla Terra. Alcuni di voi potrebbero distruggere il mondo con un dito se solo volessero, ed altri non possono fare a meno di distruggere loro stessi. Soprattutto voi giovani, non avete idea di quanto costi a noi angeli vedervi morire e dovervi venire incontro, prendervi fra le braccia e portare sopra, così...così... crudelmente! Come in un romanzo drammatico ben riuscito, abbiamo giusto il tempo di affezionarci a voi e 'pam!' fate qualche cavolata..."
Le frasi erano sconnesse, si troncavano, non avevano senso logico, erano ricche di esclamazioni e di singhiozzi, insomma, il mio angelo custode stava avendo una crisi di nervi ed iniziava a piangere. Forse per la prima volta in vita mia avrei dovuto prendermi cura di lei, io di lei, avrei dovuto evitare che sprofondasse in un cupo sconforto, e la cosa mi intimoriva da un lato, ma mi stimolava dall'altro.
"Forza, non è così terribile... poi io al momento sono vivo, no? O almeno credo... E poi non faccio tante cazzate: bevo poco se devo guidare, mi prendo i miei tempi tecnici per recuperare la condizione, cerco di non andare mai oltre i limiti, ho una alimentazione sana e parlo con il mio angelo custode. Meglio di così?"
Le porsi un fazzoletto di carta e lei si asciugò le lacrimucce che avevano iniziato a rigarle il volto.
"Già, parli col tuo angelo custode..."
Nell'aria iniziò a vibrare una vecchia canzone, una vecchia ballata irlandese, ed invitai Alejandra a danzare. Il mondo in cui mi trovavo era alterabile con il mio umore e con delle sollecitazioni mentali ben definite, ed in quel momento mi sembrava ci fosse bisogno di musica... il mio morale aveva provveduto a scegliere il genere.
Si strinse a me, con le sue mani ben serrate nelle mie e portate all'altezza delle spalle, poi iniziò ad ancheggiare lievemente e riprendemmo la nostra conversazione, sussurrando, per non rovinare il momento.
"Tu che mi conosci bene... puoi darmi qualche consiglio per trovare la ragazza giusta?" sorrisi ovviamente all'idea che il mio angelo custode potesse rispondermi ad una domanda del genere, ma evidentemente non conoscevo bene il mio angelo custode.

"Dinamiche dominanti, mio caro. Esiste sempre una sequenza di mosse che porta al miglior risultato, basta solo definire quale è il miglior risultato. Il miglior risultato è stare con la ragazza più bella? O il miglior risultato è quello di ottenere la ragazza più bella che sia capace di rendere il tuo equilibrio stabile? Se è la seconda ipotesi quella che ti interessa, allora, semplicemente, finora hai sbagliato tutto."
"Stai iniziando a diventare sibillina." le dissi stizzito.
"Seguimi: siete due amici; entrano tre ragazze in un bar, una delle quali è stupenda, le altre sono carine ma non particolarmente belle. Se entrambi ci provate con la ragazza stupenda, lei avrà un profondo piacere dovuto al corteggiamento, e per questo motivo si sentirà in condizione di dirvi di no; così ci provate con le altre due, ma visto che a nessuno piace essere un rimpiazzo, non avrete nessun risultato. John Nash, premio Nobel per l'economia, vi direbbe che dovete scegliere la sequenza di mosse giusta, quella che porta alla minor perdita, o se vuoi, al miglior risultato globale."
"Credo di aver afferrato: se ci proviamo direttamente con le due ragazze non particolarmente belle, molto probabilmente ci diranno di sì, e tanto noi quanto loro, avremo raggiunto il nostro scopo, ovvero trovare un partner per la serata. Per quanto riguarda la ragazza stupenda sarà l'unica ad andarsene scontenta. Giusto?"
"Giustissimo. Quindi quello che devi fare è cercare la ragazza che cerca te. Ma non te inteso come Aniello, bensì come contrappeso al suo equilibrio."
Credevo di aver capito, seppur vagamente, quello che voleva dirmi. Probabilmente aveva colto appieno il punto della situazione, aveva capito ciò di cui avevo bisogno; in effetti era il mio angelo custode e mi conosceva meglio di chiunque altro al mondo, forse anche meglio di me stesso.
"Ma quindi tu sei stata per venti anni su di me? A guardarmi mentre dormivo, mentre urlavo, mentre ballavo, mentre... mentre facevo tutto? Che sarebbe potuto succedere se ti fossi allontanata?"
Sentii il suo corpo essere attraversato da un fremito e poi, dopo un attimo, irrigidirsi, come per una sensazione di paura, di terrore allo stato puro.
"Se mi fossi allontanata, dubito che ora staremmo ballando qui, probabilmente ci saremmo incontrati senza riconoscerci in qualche dimensione di livello più elevato; noi custodi dobbiamo tentare di schermarvi dagli eventi pericolosi, consolarvi quando avvengono quelli inevitabili e consigliarvi di desistere quando state per essere voi a causarli. Non so tu come ti saresti comportato, ma so che molti custoditi andrebbero alla deriva senza di noi, non saprebbero come difendersi dalle insidie. E spesso purtroppo succede."
Proprio mentre pronunciava le ultime parole, come ad esemplificare quanto stava tentando di comunicarmi, entrò un'altra persona nel nostro 'pub'; decisi che doveva essere un altro angelo, perché ritenevo difficile che un essere umano di sua spontanea volontà riuscisse ad elevarsi a diversi livelli energetici.
Lo indicai col mento ed Alejandra mi spiegò che si trattava di Robert, l'angelo custode di una ragazza francese, che tendeva a comportarsi bene, anche in casi abbastanza delicati. Prese un bicchiere abbondante di vodka assoluta. Poi ne prese un altro ed un altro ancora. Oscillò pericolosamente sul suo sgabello, poi prese la bottiglia ed iniziò a cullarsela in grembo come farebbe una nutrice con un putto.
Alejandra aveva lasciato le mie mani e si era avvicinata al bancone del pub.
"Cosa ti succede, Robert?"
Lui la guardò incerto, con lo sguardo di chi sembra essere capitato in un posto per caso e di ignorare beatamente cosa stia succedendo, poi riuscì a stento a contenere un rutto che si perse in uno sbuffo d'aria dalla bocca.
"Si tratta di Marie... non mi ha ascoltato ed ha comprato con le sue amiche una pasticca di quella robaccia... mamma mia, circolano neanche fossero caramelle in quel club all'angolo."
"Ma l'ha ingerita?"
Scosse il capo.
Era in uno stato disastroso. Si sentiva un essere fallito, poiché il suo unico scopo, quello di fare da coscienza e da custode per una ragazza era crollato in frantumi quella notte davanti ai suoi occhi.
"Alejandra, sai... non ce la faccio più. Voglio decadere."
Il mio angelo custode fu colto da un improvviso brivido ed il suo volto si tinse di sgomento. Non capivo.
"Che vuol dire?"
"Vuol dire che non vuole essere più un angelo, vuole diventare un semplice mortale, esaurire il suo ciclo di vita ad energie basse e poi salire una volta per tutte alle massime energie... e potenzialmente può farlo. In realtà per noi angeli la vita a questi stati più densi finisce dopo parecchi cicli umani, e dopo tanti, troppi dolori per causa vostra. Poi semplicemente facciamo domanda di pensionamento e, se essa viene accettata, ci troviamo da un momento all'altro in quello che tu chiami Paradiso assieme a tutti i santi e tutti quelli che ci hanno e vi hanno preceduto. Però c'è un modo più veloce per farlo. E' possibile chiedere ad enti molto in alto di farci cadere sulla terra, per dormire, mangiare, fare l'amore, sentire il caldo ed il freddo, sentire dolore fisico... tutte cose che qui non abbiamo; ed in più c'è l'indiscutibile vantaggio di dover attendere meno prima di andare lassù."
"E allora perché non lo fate?"
"Perché non possono essere creati angeli dal nulla, ovviamente. Ci sono delle leggi da rispettare, ed il decadimento è a numero chiuso; bisogna avere una motivazione seria e superare dei test molto restrittivi, per i quali molti di noi si preparano per anni ed anni. Sono ottanta domande in totale. Trentatre di cultura generale, ventuno di teologia, tredici di filosofia e tredici di vita-morte-e-miracoli dei santi. Alcuni riescono a trovarsi una 'motivazione più seria degli altri' che è un eufemismo per dire che riescono a farsi raccomandare o a fare dei giochetti strani. L'anno scorso ho fatto da supervisore ad uno di questi concorsi ed ho visto angeli che avevano le risposte giuste già segnate sul foglio, altri a cui veniva cambiato il codice associato al loro nome, altri ancora cui arrivavano dei bigliettini tramite dei miei colleghi... insomma, se non hai un aiuto dall'alto devi essere molto preparato e motivato per riuscire a rientrare nei primi posti della graduatoria."
Mentre ascoltavo sognante quanto aveva da dirmi Alejandra, mi sentii improvvisamente duro e pesante come un masso, e come tale sprofondai in un abisso vorticoso che mi circondava, vedevo vite, mondi, universi che mi scorrevano accanto velocemente, mi sentivo sempre peggio fisicamente. Mi resi conto d'un tratto che stavo ritornando alla dimensione che più mi era propria. Ma perché?
Mi fermai un attimo a riflettere. Se Robert era lì a bere, vuol dire che non era a proteggere la sua custodita, la quale, peraltro, si trovava in una situazione molto pericolosa.
Il mio viaggio aveva un senso! Forse c'è un inspiegabile meccanismo alle spalle di tutto che tenta di tutelare se stesso, che cerca di far sì che tutte le cose vadano come devono andare anche se c'è qualche incidente di percorso che tenta di deviarle.
Marie non doveva morire, o almeno non doveva morire quella sera anche se aveva tradito il suo angelo.
Andai nel disco-bar all'angolo sulla piazzetta principale ed entrai non senza brontolare contro me stesso.
L'aria condizionata all'ingresso mi colpì improvvisamente al capo come una bastonata e barcollai pericolosamente come un ubriaco, ma evitai di cadere; camminai appoggiandomi alle pareti ed alle ragazze non molto lucide e non molto vestite che erano ai lati del corridoio. Mi stava ritornando il mal di testa ed in quell'ambiente piccolo e soffocante con le improvvise luci sorde che ti abbagliavano mi sentivo morire... tutto iniziava ad esser fatto di gelatina e mi sembrava di vedere il mondo attraverso una vaschetta per pesci. "We're just two lost souls swimmin’ in a fish bowl..." l'idea mi fece sovvenire questo verso dei Pink Floyd, stridente con l'atmosfera generale, ma che mi ridiede per un attimo il sorriso e la forza di reggermi in piedi, poi la individuai.

Non era una ragazza particolarmente bella, sebbene il suo volto fosse aggraziato ed il vestito rosso con il vistoso fiocco blu sulla vita le donasse particolarmente. 'Che modo bizzarro di vestire hanno i francesi' fu l'ultima cosa che pensai.
Mi avvicinai a lei ed iniziai a ballare muovendomi come un forsennato, le misi una mano sul fianco e tentai di dire qualcosa senza pensare, ma l'effetto fu apparentemente disastroso; forse il fardello che mi era stato posto sulle spalle era troppo pesante per me e non sarei mai riuscito a reggerlo, sì, era proprio così, non ero di certo Atlante e così, sempre senza pensare, le caddi addosso.
Il meccanismo tende a preservare se stesso. Non la scelta migliore per te, bensì quella migliore per te e per tutti. Dinamiche dominanti. Il fardello era troppo pesante. Non era particolarmente bella, ma tutto sommato, sì, era una brava ragazza.
Mi aveva trascinato fuori, perché, per fortuna, non avevo perso del tutto conoscenza e quindi un po' camminavo. Antibiotici, alcool, aria soffocante e condizionamento non erano gli ingredienti giusti per fare un grande cocktail.
"Extasy?" mi chiese.
Stavo per dire di no, poi improvvisamente ricominciai a pensare e così le dissi "Sì, ho preso l'extasy... mi sa che mi è andata anche bene."
Marie non aveva mai visto qualcuno cui era andata storta una pillola di extasy e così il mio malore fu credibile; mi confessò poi che aveva già pensato che fosse una stupidaggine comprare quella robaccia, ma non si può mica passare sempre per la solita bacchettona? Così aveva ceduto alle sue amiche ed aveva deciso di prendere quelle pillole… alla fin fine erano anche simpatiche: in una era incisa una bella faccina sorridente e nell’altra un maialino. Ma adesso, vedere un ragazzo ridotto così male e pensare che sarebbe potuto stare peggio, la atterrì.
Prese una pillolina rosa ed una gialla dalla tasca e le buttò via e si sedette accanto a me sul marciapiedi. I due giovani agenti della Pulizija ci guardavano senza interesse con l'aria di chi ha visto decine di volte una scena del genere e non vuole interferire, perché sa di non poter essere costruttivo.
Quel viaggio, o meglio quel trip, che avevo avuto, doveva possedere un senso ben preciso.
Come continuava quella canzone dei Pink Floyd? "...year after year, running over the same old ground.What have we found?The same old fears!" cosa avevo trovato in quel sogno o qualunque altra cosa fosse stato se non le stesse vecchie paure? Non è questo che caratterizza il genere umano? Essere in grado di ritrovare dentro di noi le solite paure che ci riportano alla realtà: la paura del buio, ma anche la paura del fuoco che rischiara la notte, la paura di morire, ma anche la fottuta paura di vivere. Così, per lustri, secoli, millenni, siamo andati avanti. Siamo sopravvissuti solo perché il nostro istinto primordiale ci riportava a ricordarci delle nostre paure e perché come dei piccioni quando si dividono le briciole di pane siamo portati a fare non la cosa migliore per noi stessi, bensì la cosa migliore per noi stessi e gli altri.
E perché il nostro meccanismo in qualche modo deve autoalimentarsi, deve continuare a vivere.
La ragazza non particolarmente bella di cui avevo anche dimenticato il nome mi osservava incuriosita, ma io la vedevo distante, sull'altra sponda del fiume in piena dei miei pensieri incoerenti ed incoesi, fin quando non si accese una sigaretta; vidi con lucidità come fece un tiro e poi la buttò via disgustata. Non so perché, non so cosa fosse successo, non so se Robert fosse tornato alla base o era ancora a cullare la sua bottiglia di vodka, ma tanto io quanto lei fummo attraversati da un brivido improvviso. Poi sospirò e disse “Siamo gli angeli custodi di noi stessi, ecco la verità…”
Forse sì, non siamo altro che gli angeli custodi di noi stessi, perché no?
Ecco l'ultima parte che mancava al mio ragionamento.

La vita e la morte, il passaggio a stati energetici superiori, la paura, la gioia, il dolore, il caldo, la follia, sono tutti parte di un enorme meccanismo, e non esiste nessun Grande Orologiaio che lo progetta e lo ripara quando va in frantumi. Il meccanismo è creato da noi e siamo noi che dobbiamo tenerlo in ordine, costi quel che costi, se non vogliamo spegnerci. Non importa che tu creda in Dio o meno, non ha importanza che tu sia convinto che ci sia una realtà oltre la nostra o meno. Quel che importa è che tu non smetta mai di vivere da essere umano la tua vita, godendo degli istanti di gioia e maledicendo quelli di dolore, facendo come tutti, facendo come sempre, perché se un'altra vita esiste sarà vissuta in un tempo di là da venire. Probabilmente gli angeli non esistono, né esiste la lotteria di un pacato Sant Ambrogio, figurarsi se esiste un Organo di Vigilanza!Ma... ma "ogni volta che qualcuno al mondo dice 'io non credo nelle fate' una fata cade a terra morta". Ecco quale è la verità.

Le sussurrai "grazie" e la baciai. Resistette un istante, poi aprì lievemente le sue labbra morbide, per concedersi al mio bacio. Un attimo dopo si tirò indietro e mi disse "Grazie a te".
Stavolta fu lei a baciare me ed il tempo perse la sua consistenza.

- THE END - (come "in un film vecchio della FOX" direbbe Guccini)