sabato, dicembre 23, 2006

I poveracci che non possono più andare ai Caraibi



Lo sciopero dei giornalisti (a cui va tutta la mia simpatia e solidarietà) ha fatto sì che mio padre andasse in crisi d'astinenza editoriale... così, dovendo comprare un quotidiano e vagando senza pace per le edicole d'Italia è alfine arrivato ad una decisione sconvolgente: quali sono gli unici giornali che escono anche se c'è lo sciopero? Quelli del padrone. Cosicchè ha acquistato "il Giornale".
Vi posso garantire che è una lettura che deve essere fatta almeno una volta nella vita perchè è una grande miniera di manipolazione delle informazioni e di affermazioni pseudo-cattoliche e semplicistiche, ma soprattutto per alcuni articoli veramente esilaranti.
Ma veniamo a noi.
In prima pagina c'è un riquadro che si chiama "Appunto", intitolato "Qualcosa è cambiato" e curato (almeno oggi, poi non so) da un tal Filippo Facci (per cortesia non chiedetemi di indagare su costui, vorrei evitare di rimanere disgustato) che non ha nulla da invidiare a Cornacchione. Il problema è che Facci è serio.

Ecco l'articolo in minima parte condivisibile, ma per il 90% da far accapponare la pelle

"Dove sono le barricate? Dove sono i morti per strada, gli assalti agli alimentari, le interviste del Tg3 al ceto medio affamato e al commerciante disperato? Dov'è il rapporto Eurispes numero tremila? Dov'è il clima ansiogeno di Ballarò coi servizi sui pensionati che dormono sulle panchine? Eppure è un Natale anche peggiore di quello che l'anno scorso registrò un nferno mediatico, un albero di Natale costa 27 euro anzichè 25, una ghirlanda 3 euro anzichè 2, palle colorate più 5 per cento, bamble più 8 per cento, borse griffate più 9, weekend in Italia più 4,5, settimana bianca più 2,6: dov'è il Corriere? Dove sono le inchieste di Dario Di Vico? Il Codacons dice che i consumi calano del 5 per cento e che l'80 per cento delle tredicesime se ne va in assicurazioni e bollette e rate di mutui, la Concommercio dice che cala anche il consumo di salmone e caviale e champagne (meno 6) per non parlare delle vacanze esotiche: schiere di famiglie impoverite migrano verso il Mar Rosso e abbandonano i Caraibi e l'Oceano Indiano, già il ponte di Ognissanti aveva registrato il 27 per cento di presenze in meno, dove sono i giornali? Dov'è l'inchiesta sui bambini che alla quarta settimana non hanno più latte nè panettone da intingervi? Dov'è il Tg3 che l'anno scorso dilanciò il 'Natale senza regali' nei giorni 12, 19, 22, 23, 25 e 26 Dicembre? Dov'è, dove siete? C' cambiato qualcosa? Che cosa?"

Presupposto che questo signore ha un concetto di giornalismo un po' particolare (infatti per lui le inchieste andrebbero rifatte ogni anno ed andrebbero dette ogni volta le stesse cose), c'è da dire anche che ci sono alcuni spunti ridicoli che arrivano quasi al demenziale, tipo il passo sulle borse griffate, o magari quello sul caviale e sulle vacanze esotiche, ma che soprattutto quando parla di quanto costa questo e quello (che potrebbe anche essere una cosa interessante da scrivere, se ben documentata) non cita le fonti (tranne quando parla di beni di lusso, guarda caso); chi ti ha dato queste cifre? Le hai prese tu nei negozi? Quali negozi? Quanti negozi? Stai parlando di oggetti di "marca" o di oggetti non di "marca"? Le cifre dell'anno scorso le hai appuntate tu su un fazzoletto di carta? potrebbe essere anche lui il rivenditore di ghirlande ad esempio e per guadagnare qualcosa in più ha fatto aumentare il prezzo nel suo esercizio del 50%. Ma questo è solo un caso limite. Inoltre il tg3 per definizione non è in grado di fare un "inferno mediatico" (visto che lo guardano in 6 persone in tutta Italia), considerando poi che gli altri 5 telegiornali nazionali presentavano un mondo bello, allegro, fatto di bene, pace e fraternità col presidente Bush che dava i dolcini ai bambini poveri e l'italianissimo ex premier presidente-padrone-operaio-Napoleone-Gesù Cristo-animatore-cantante-attore-playboy-centravanti-allenatore che mostrava in giro il suo sorrisone felice...
Vi invito inoltre a riflettere sullo champagne, i weekend, i viaggi, le borse griffate, e poi vi chiedo se avete capito cosa intendo con "i giornali del padrone".

Ciao ed alla prox
Buon Natale a tutti, belli e brutti, con tanto amore e rutti, possibilmente senza vetri rotti.

P.S: ho un'idea per aiutare i giornalisti nel loro sciopero. Semplicemente mandare una lettera ai maggiori giornali dicendo che se non rinnovano il contratto ai giornalisti non compriamo più il loro giornale stracarico di pubblicità. In caso di mancato rinnovo, si aspetterebbe il prossimo sciopero dei giornalisti, ed una volta finito, non si dovrebbe più comprare il giornale.

lunedì, dicembre 04, 2006

Quelle vite sospese nel reparto di rianimazione


E' troppo tempo che non scrivo sul blog. Non ne ho voglia. Ho troppi progetti in testa e nessuno sulla carta. Ho troppe idee, ma nessuna cosa in ballo. Classico. Ed ora sto scrivendo un articolo con troppi punti. Punto. Inoltre sto passando un altro di quei momenti che proprio non mi piace. Li riconoscete dallo stampo dei post. Quando mi scaglio contro la Chiesa sono "normale"o allegro. Quando faccio articoli senza senso sono meditabondo. Quando faccio articoli in cui traspare una certa crisi esistenziale, vuol dire che è uno di quei momenti lì.
E' forse per questo che oggi sono riuscito a decidermi di pubblicare un articolo comparso sulla prima pagina de "la Rupubblica" del 18 Ottobre se non ricordo male, articolo di Adriano Sofri, personaggio controverso, ma sicuramente grande intellettuale. Questa pubblicazione sarà un po' fine a se stessa, nel senso che non dovrà implicare necessariamente una discussione (che poi sarebbe di certo interessante) e quindi non mi aspetto molti commenti; anche perchè l'articolo si commenta da solo. Se volete comunque commentate... mi farebbe senza alcun dubbio piacere.
Ecco l'articolo.

<< La prima volta che tornate, da pellegrini, coi vostri piedi, nel reparto di rianimazione, siete un po' delusi dalla piccolezza e dalla calma, come a rivedere da adulti certi luoghi favolosi e tumultuosi dell'infanzia. Poco meno di una metà di ricoveri dura meno di 24 ore, la media degli altri è di otto giorni. Ci siete stati invece dieci giorni in coma, e poi venti giorni in uno stato vigile, benché non subito lucido. O piuttosto, troppo lucido, com'é il delirio paranoico, effetto di sedazioni potenti il curaro, chi immaginerebbe di essere curato dal curaro? Nella transizione dall'anestesia alla veglia, siete vittime di una mostruosa cospirazione, medici e infermieri vi torturano e si preparano ad ammazzarvi, i vostri stessi famigliari non vogliono credere al vostro allarme, e forse stanno prestandosi alla congiura. Quando state meglio, ve ne vergognate un pò non tanto, però e capite che forse morirete, e che medici e infermieri stanno cercando di impedirio. Allora avete paura di non morire, e di restare compromessi nei corpo, o nella mente, e che vogliano salvarvi per una vita che non vorreste accettare. Prima avete temuto che vi volessero torturare e assassinare. Adesso temete che vi vogliano torturare e salvare la vita. Non è solo la paranoia indotta dagli anestetici: la rianimazione assomiglia a una sala di tortura. E', per così dire, una tortura alla rovescia, non per spogliare meticolosamente di dignità e di vita un corpo sano, ma per risanare un corpo già esanime e spossessato. Simile è la sensazione di essere privati di se, e di guardare penosamente il proprio corpo, reso estraneo e umiliante, in balia di sconosciuti. Negli altri reparti d'ospedale i malati, anche i più gravi, sono di norma svegli, e dunque si suppone magari assurdamente che possano dormire, mentre in rianimazione i pazienti sono di norma addormentati, e non sono in grado di risvegliarsi, o addirittura sono trattenuti in un sonno profondo, e dunque in rianimazione non c'è differenza fra giorno e notte, né per i pazienti, né per i medici e gli infermieri, mentre negli altri reparti si rispetta fin troppo strettamente, non so se per la forza dell'abitudine o per ragioni sindacali, la differenza fra giorno e notte, e di notte le cure ordinarie sono sospese, e vige solo un'azzardata custodia cautelare, anche se chi sta male non vuoi saperne di star meglio solo perché è scesa la notte, e le notti insonni dei malati non finiscono mai.



Quando per un'eccezione l'ospite della rianimazione è vigile, l'indistinzione fra giorno e notte lo disorienta, in un modo che può essere penoso o allegro, come un soggiorno invernale al Polo sud. La luce dei giorno non entra nel reparto, dove sono sempre accese le luci artificiali e colorate della catasta di macchinari che alimentano i respiri e il battito dei cuori e l'introduzione di liquidi nei corpi, e la batteria di suoni meccanici che li scandiscono, base fissa, inframmezzata da suoni di allarme ed emergenza, fino a quelli, come un singhiozzo artificiale, che segnalano la vita che si spegne. Chi è vigile, dunque, guarda similmente ai proprio e agli altrui corpi vicini con un senso di estraneità e di compassione, e osserva l'affaccendarsi esperto, e spesso frenetico e convulso, di medici e infermieri attorno ai corpi altrui, vedendoli trattati come una provvisoria materia inerte ancora riscattabile alla vita, e figurandosi il proprio corpo maneggiato con la stessa esperienza e frenesia in bilico fra un'inerzia sui punto di spegnersi definitivamente e una scommessa di risveglio. A volte i curatori maneggiano il corpo senza accorgersi che è a suo modo vigile, e li guarda e li ascolta, e li introduce dentro una propria trama, spaventata o rassicurante, come succede a volte dei sogni che incamerano e piegano a sè suoni ed eventi reali esterni prima di cedere ai risveglio. Chi è vigile conosce e inventa insieme la storia dei suoi vicini una bambina in coma da settimane, i cui genitori non si staccano dal capezzale, un giovane albanese che ha sbattuto con la moto, una ottuagenaria operata all'aorta che urla improperi e ricade in una catalessi, un anziano operaio che tiene gli occhi aperti ma non c'è, e le visite intimorite di sua moglie, che sembra scusarsene. Ci arrivano anche i bambini, in rianimazione, perfino i neonati, e tuttavia è raro che ci siano posti pensati per loro: i rianimatori si ingegnano, escogitano una nicchia in cui tenerli immobili, un casco da motociclista, per esempio. Chi è vigile e giace, attaccato a un ventilatore, ammutoilto dalla tracheotomia contento, in principio, di essere esonerato dalla parola traforato di cavi di entrata e tubi di uscita, guarda, e gli sembra che la propria sorte dipenda fatalmente da quella dei vicini, il suo imprevisto prossimo, e oggi forse stamattina forse stanotte, chissà ai giovane albanese della moto e stata amputata una gamba, e l'operaio anziano continua a tenere gli occhi aperti a vuoto, e gli fanno una ginnastica inerte, come a un manichino, pollo rimettono giù, inclinato sull'altro fianco, e la vecchia grida oscenità e ripiomba in letargo, e i genitori tengono la mano della bambina e si tengono per mano. Che cosa sarà di loro, che cosa sara di lui, e la stessa cosa. E' un'impresa comune. Chi è vigile si sente chiamato a battersi anche per loro, che giacciono addormentati e ignari. La rianimazione è in verità una nave mascherata da edificio cittadino, ma al tramonto un tramonto immaginato, a occhio, sui cambio turno degli infermieri cade l'impalcatura cittadina e si scopre lo scafo l'alberatura e le vele dei vascello corsaro, che salpa alla volta deilla quotidiana battaglia navale sotto una luna piena, nella distesa d'acqua della Piazza dei Miracoli. Il capitano è un anestesista con la barba da pirata, o da populista russo, e prende nota di tutto su un suo quaderno segreto, il nostromo è un chirurgo dai capelli rossi, il miglior uomo dei mondo, per voi un rinnegato, che sbandiera ogni giorno di nuovo su una nuova costa la resurrezione di un paziente, sempre lo stesso, in combutta con lui per fingere e riscuotere certe medaglie internazionali. Chi è vigile ma inchiodato ai suo letto deve contemporaneamente partecipare all'arrembaggio di un'ammiraglia nemica e ordire un ammutinamento contro la fellonia del rosso e dei suoi accoliti, infermieri e agenti segreti travestiti da lavoranti delle pulizie. Finché tramonta la luna, cambia di nuovo il turno, la nave corsara torna ad ancorarsi e a drizzare la sua facciata di palazzina, e si ricomincia con la recita delle visite, delle misurazioni, dei prelievi, delle terapie, degli sguardi d'intesa fra i medici e delle battute delle infermiere che parlano ai corpi vigili o sedati come si parlerebbe a un neonato,e in effetti quelli sono vicini alla parete dell'aldilà come un neonato, e hanno loro stessi l'impressione, se possono avere impressioni, che fra lo stare per andarsene all'altro mondo e l'essere appena venuti a questo mondo non ci sia pressoché differenza. E questo dura un'eternità. Finché si accetta di nuovo di parlare, si chiede un foglio e una matita, e con una mano semilibera si scrive un pensiero, un desiderio, un ordine, un insulto ma l'infermiera, la moglie, la dottoressa, la figlia, prende il foglio, lo guarda, scuote la testa e non sa leggervi che uno scarabocchio insentato, uno zig zag infantile che parte in alto a sinistra e finisce in basso a destra. Non sapete scrivere, non sapete parlare né camminare, né padroneggiare il vostro respiro, né i vostri sfinteri, e non sapete se mai sarete capaci di reimparare, e tanto meno se ne avete voglia, e vi prende una febbre così alta da darvi il delirium tremens, e di nuovo si corre attorno a voi a fare movimenti frenetici che vi sfuggono e non fanno più appello a voi, si compiono alle vostre spalle, per così dire, forse per finirvi, forse per salvarvi, forse, e quello che fa paura, per rifiutarsi di finirvi senza potervi salvare. Succedono cose. Il giovane motociclista, poco più che ventenne, robusto com’era, aveva perso una gamba, e ora perde la vita. La bambina dalla testa fasciata ha aperto gli occhi, ha guardato i suoi genitori come se li avesse lasciati la sera prima, e loro sono pazzi, la coprono di baci, e stringono le mani dei medici e delle infermiere. Tutti contenti e intimiditi, anche la moglie dell'operaio anziano, il quale ha gli occhi aperti chissà su cosa, e ha un viso bruciato che starebbe bene a un Papa. Il paziente vigile, così com'è, senza respiro, senza parola, col cavi d'entrata e i tubi d'uscita, viene messo su un'ambulanza e trasferito in un reparto normale, con un'allegra sirena, nei mondo in cui si fa differenza fra li giorno e la notte. Non è in salvo, ma puo farcela. Via da quel limbo di corpi in aspettativa, santi tauniaturghi, arcangeli e churubine infermiere, diavoli inforcatori. Restare in rianimazione, d'ora in avanti, potrebbe fargli più male che bene, e poi bisogna liberare il posto. Dicono che chi abbia trascorso anche una sola ora in rianimazione da sveglio, non vede l'ora di dimenticario. Però a certi pazienti resta una nostalgia. Come di altri posti di sofferenza estrema, città assediate, città bombardate, celle di isolamento, luoghi che non dovrebbero esistere, ma dai quali ci si stacca a malincuore, perché si ha la sensazione di essersi avvicinati al senso della morte, o della vita, che è lo stesso. Si libera il posto guarendo, o morendo. Non di rado i rianimatori, alle prese con il posto, devono scegliere fra l'uno e l'altro: fra il ragazzo del motorino e l'anziano cronico. Per liberare un posto, si può trasferire l'occupante a un'altra rianimazione provvisoriamente disponibile è un rischio. Si può staccare, in favore dei nuovo arrivato che può farcela, un malato che non ha possibilita di sopravvivere (ma allora perche era attaccato? I parenti, il rischio legale, l'accanimento...). Ma se si stacca per liberare il letto si perdono gli organi per il trapianto: un candidato alla morte cerebrale si può far aspettare. Si può arrangiare un letto in più, in qualche angolo: ma vuol dire ridurre l'assistenza per tutti. Allora? Si decide, si sceglie. Tutti i giorni è così, la dentro, tutte le notti.>>


Ciao ed alla prox. Con un articolo più allegro(spero).

Post Scriptum.
Non c'entra niente, ma va detto: esattamente 26 anni fa, il 4 dicembre 1980 si scioglievano i Led Zeppelin, meno di due mesi e mezzo dopo la morte del batterista John Bonham (gran brutta morte).
Erano stati nominati non a torto la più grande "band" del mondo ed avevano inciso album che hanno segnato la storia del rock mondiale, da non dimenticare soprattutto Led Zeppelin IV, con la immortale "stairway to heaven" o la stonata ma affascinante "Going to California".
Sembra incredibile che dopo tanto tempo queste canzoni mantengano inalterato il loro fascino e la loro inarrivabilità; ma tant'è... Beh, un saluto accorato al batterista baffone che si è fatto uccidere dall'alcool ed un 'in bocca al lupo' ai restanti 3. Poi sui Led Zeppelin scrivo qualcosa un'altra volta