lunedì, marzo 24, 2008

La storia più bella è quella che ancora deve essere scritta

Manco da tantissimo tempo sul blog... me ne scuso con tutti i miei lettori (hahaha, penso quasi nessuno a dire il vero :D), in ogni caso, da ora in poi cercherò di nuovo di essere presente...vi lascio questo raccontino retorico scritto in un'oretta, alla me, insomma.
Alla prossima!(sperando che sia più prossima di quanto tema...)

Mi svegliai nel cuore della notte.
La mia mente era sveglia ed il mio corpo bloccato, immobile, come imprigionato in un orrendo sortilegio; mi sentivo come un'anima reincarnata a metà, sospesa tra una vita e l'altra, ed al disotto di me percepivo il baratro dell'oblio.
Tentai ancora una volta di muovermi e sentii chiaramente la mia mente urlare disperata "Alzati braccio!", ma quel ramo di sequoia secolare rimase lì rigido ed impassibile.
Allora mi venne da piangere, sussulti che provenivano dalle viscere o da qualche parte ancora più nel mio profondo, volevo tremare, urlare, buttar fuori ciò che avevo dentro, ma il mio corpo non poteva, o forse non voleva.
Ero certo di esser morto.
Ad un tratto, però, mi accorsi che nonostante il buio, ero capace di vedere e che l'oscurità in cui ero immerso, in realtà poteva esser dipinta di colori cangianti, e così le invisibili pareti della mia stanza si tinsero di azzurro prima, di rosa poi... riflettevano il mio stato d'animo... man mano che mi rilassavo cambiavano colore e così capii che non c'era bisogno di parlare, di sentire, di muoversi per tirar fuori ciò che avevo dentro. Bastava 'comunicarlo' al mio mondo.
Poi vidi lei.
La luce improvvisamente irruppe nella stanza, i muri prima bui ora emanavano luce propria ed ogni più remoto angolo di quella maledetta stanza d'albergo prendeva vita, avvicinandosi a me ed avvolgendomi in una portentosa stretta di luce.
Lei, con il volto rilassato e sorridente, mi guardava, poi alzò la mano in cenno di saluto e... aspetta... non mi aveva mai sorriso... anzi mi evitava, non voleva stare con me... non voleva che io rovinassi le sue solari giornate con le mie cupe idee, non voleva...me.
La stanza riprese ad ingrigirsi.
Mi fu improvvisamente chiaro, senza un perchè, con la chiarezza di certi incubi, che la avevo seguita, studiata, imparato i suoi orari, i suoi modi di fare, le sue idee, i suoi generi musicali preferiti ed avevo cercato di riadattarmeli addosso come un abito di seconda mano un po' largo sui fianchi, ma lei non voleva me;non voleva una bruttissima copia carbone del suo essere.
La sua luce sarebbe andata ad illuminare altre stanze, altri volti, alri sogni, altre anime... sarebbe andata da qualcuno che poteva completarla, non di certo da qualcuno che poteva appiccicarlesi addosso.
Mi svegliai.

Non avevo mai visto la ragazza che mi era appena apparsa, ed avevo già dimenticato i dettagli del suo volto, come accade con i sogni più belli,ma ero certo che la avrei ritrovata; non aveva importanza se nella realtà avesse avuto lo stesso taglio del viso, lo stesso volto dolce, gli stessi occhi che ti facevano sentire nudo... l'importante era trovare quella persona che di notte quanto in pieno giorno era capace di farmi sentire come in quella stanza dell'alberghetto di periferia a Bologna, era capace di pervadere il mio mondo con la sua luce, era capace di capirmi e di farsi capire senza parlare, solo con il colore che emanava, solo con il suo essere se stessa.
Solo lei potrà, forse, un giorno completare questo racconto, perchè la storia più bella, mia amata, è quella che ancora deve essere scritta.