giovedì, agosto 23, 2007

Mi svegliai, e dopo tanto tempo mi sentii di nuovo felice.

Doveva essere stato un mercoledì, io e Dario eravamo stati alla Playa e, mentre ero di ritorno avevo conosciuto una ragazza fantastica. "Davvero carina" era stato il mio primo pensiero, "vorrei conoscerla..." era stata la mia prima idea, ma la parte pensante del mio cervello scioperato a quel punto aveva smesso di funzionare; con il cuore all'impazzata mi sono avvicinato a lei, osservavo i suoi capelli nerissimi confondersi nella notte e fluire leggiadramente sulle sue spalle scoperte ed il suo sguardo incantevole che si perdeva nel buio, ma non avevo notato che aveva gli occhi lucidi. Credo di averle dato a parlare con una frase stupida, qualcosa come "Scusa, posso romperti le scatole 5 minuti?"... pensavo che mi avrebbe mandato a quel paese, ma era diversa da quel che pensavo. Non solo non mi ha mandato a quel paese, ma abbiamo parlato per qualche piacevole minuto prima di salutarci, aveva gli occhi lucidi ed era un po' confusa, non capivo perchè, ma mi rendevo conto che era una persona sensibilissima, avevo voglia di conoscerla meglio, di capirla. Ma avevo le chiavi di casa e non potevo stare lontano dagli altri troppo tempo... purtroppo.
La serata, che fin lì era passata nel migliore dei modi, mi riservava però altre sorprese.
Avevo deciso che era il momento per bere qualcosa e quindi sono tornato all'appartamento con Dario, una luna quasi piena a sud rischiarava i miei passi e sentivo quella sensazione "ovattata" che segue il primo bicchierino, nonostante non avessi bevuto neanche una birra e mi sentivo bene.

Da lontano ci accorgemmo che la luce nell'appartamento era accesa.
"Ma non è possibile le chiavi le ho io!"."Magari l'abbiamo lasciata accesa prima...".
La luce si spense.
"Oh cavolo".
Siamo arrivati con calma al pianerottolo. Ho aperto la porta e... silenzio. Non c'era veramente nessuno.

Ci siamo ricordati il perchè del nostro ritorno a casa: eravamo lì per prendere qualcosa da bere e quindi siamo andati in cucina, ci siamo avvicinati al mobile adibito ad angolo bar, e Dario era in procinto di prendere il gin... ma non era lì, era scomparso,no, no, no, era stato spostato, era sulla cucina ed il livello era sensibilmente più basso.
"Chi è stato, nel Nome di Dio?".
"Io!Nel nome mio!" era una voce melodiosa e stonata al contempo, un incrocio tra Robert Plant e Bob Dylan, una voce che racchiudeva in sè tutto, era... l'alpha e l'omega del suono. Si riaccese la luce nella stanza di Peppe e Vincenzo e sentimmo dei passi stanchi e pesanti che venivano verso di noi.
Eravamo sul balcone ed una leggera brezza massaggiava i nostri volti rinvigorendo allo stesso tempo dei piccoli focolai accesi ad oriente, passò una stella cadente ed il mio sguardo fu catturato, poi guardai di nuovo nell'appartamento: un uomo sulla cinquantina, alto, Altissimo, era arrivato alla vetrata che dava sul balcone e finalmente ci era possibile vedere le sue fattezze. Aveva un vecchio jeans consunto, che aveva addosso da chi sa quanti secoli, ed una T-shirt nera comprata ad un concerto dei Led Zeppelin, con la scritta "Stairway to heaven" con su disegnata una scala che andava verso il cielo. Doveva avere un volto piuttosto spigoloso ed affaticato, ma i riflessi e le ombre causati dalla luce spettrale della luna smussavano gli angoli ed addolcivano i suoi lineamenti.
Guardai Dario negli occhi e ci fu tutto chiaro in un istante
"Sei Dio."
Le parole uscirono meccanicamente dalla mia bocca ma le sentivo estranee, come se non le avessi pronunciate io.

"Bene, almeno ci siamo risparmiati le presentazioni..."
Ricordavo di aver letto un racconto di un tizio che aveva incontrato Dio e che non sapeva cosa dirgli, avevano bevuto un po' di vino assieme e si erano fumati tre spinelli, poi Lui era andato via contento. Noi non avevamo canne nè vino, avevamo solo mezza bottiglia di Gin e quasi una bottiglia intera di Whisky. Riflettei sul fatto che fingo sempre di essere un intellettuale, mi dò arie da filosofo, ma non avevo nulla da chiedere a Dio.Strana la vita.
"Cosa c'è dopo la morte?"
La domanda secca non fu fatta da me come sarebbe lecito pensare, nè da Dario. Era stato Lui.
"Dai, ragazzi, secondo voi cosa c'è dopo la morte?".
La risposta di Dario fu pronta ed irriverente.
"Non parlo di morte se non dopo aver bevuto un bicchierino... niente di personale, Dio, ma a te non tocca, hai già fatto da solo".
Prese il Gin, ne versò un po' in un bicchiere di plastica per lui ed un dito per me, ed iniziammo lentamente a sorseggiarlo.
Dio era lì che ci osservava, attonito, ma senza dire una parola.
Quando i bicchieri furono vuoti presi io la parola.
"Credo che non esista l'inferno nè il purgatorio... Credo che ci sia solo il Paradiso e lì nessuno se la deve passare troppo male. Ma perchè me lo chiedi? Hai una crisi di mezza età? O per caso vuoi ucciderti?"
La sua risata isterica fu fragorosa e riecheggiò per l'appartamento, ronzandomi nelle orecchie.
Prese le carte napoletane che erano in un angolo del tavolo ed iniziò a mischiarle nervosamente.
"Sì, avevo pensato di farla finita, ma non sono riuscito a trovare una soluzione indolore... e non starò qui a tediarti sul perchè. E poi lo sai perchè sono depresso, hai già letto il racconto di quel tizio che ho conosciuto qualche anno fa."
"Ma non ti è ancora passata?"
"E come potrebbe?" la sua voce iniziava a tremare, non era più armoniosa e sicura come all'inizio, forse era addirittura invecchiata. "No, non mi è passata. Sai, è dura quando non hai nessuno a cui rivolgerti per pregare, per chiedere un aiuto o per avere un placebo".
Dario mi guardò, ci scambiammo un cenno d'intesa e gli versò un po' di gin.
Dio annuì per ringraziarlo ed iniziò a distribuire le carte. "Scopa a tre?".
"Ok. Non è il massimo, ma è pur sempre qualcosa. Facciamo che chi perde beve, va bene?"
Dario rispose prontamente di sì. Dio vuotò il bicchiere, guardò il fondo dove baluginava un'ultima goccia di gin ed acconsentì anche lui.
La prima partita fu disastrosa, sembrava che sapesse esattamente le carte che avevamo in mano ed anche la giocata che avremmo fatto. Fece i quattro punti regolamentari e due scope. Io e Dario ci dividemmo un bicchierino.
La seconda fu ancora peggio. Sette punti in totale. Io e Dario bevemmo ancora.
Poi si riattivò la parte pensante del mio cervello, in letargo ormai da qualche ora e forse offesa nell'orgoglio;mi disse che non era vero che sembrava sapere le carte che avevamo in mano e quale giocata avremmo fatto. Lui NE ERA CERTO. Beh, tutto sommato era pur sempre Dio.
Gettai le carte sul tavolo stizzito.
"Non giocherò più con Te se non la smetti di imbrogliare. Ora, per pegno tocca a te bere...". Colmai il bicchiere fino all'orlo e lui lo scolò in men che non si dica; probabilmente stava aspettando che io facessi una cosa del genere, poichè la partita successiva fu più equa e la vinsi io, secondo Dio, terzo Dario.
Iniziavamo ad essere disinibiti e mentre giocavamo parlavamo del più e del meno.
I nostri programmi futuri, aspettative, progetti, speranze. Dio sembrava avere le idee più confuse delle mie a tal proposito ed improvvisamente capii perchè era così triste.

"Sei solo, ecco la verità. Non sei depresso perchè non te ne va bene una, perchè tutto ciò che fai credi sia sbagliato, ma perchè sei così solo. Passare tutta l'eternità in compagnia di se stessi deve essere brutto... si inizia a conoscersi troppo bene e si finisce per l'odiarsi.E poi non puoi realmente amare...Certo ci ami tutti come tuoi figli, hai amato Gesù e Maometto come figli prediletti, ma... ma non credo esista una Dea, o roba del genere no?"
Lui vuotò l'ultimo bicchiere di gin, poi disse:
"Sì, sono solo. Non ho nessuno con cui condividere l'Esistenza. Non ho veri amici; nessuno a questo mondo è capace di ascoltare, tutti vogliono raccontarmi i loro problemi, ma nessuno ha voglia di sentire i miei.
Inoltre, hai ragione... forse non esiste una Dea. I miei precursori greci e romani erano gente allegra, se la spassavano e stavano in buona compagnia, anche se neanche loro erano capaci di amare. Erano troppo terreni. L'amore non è un sentimento terreno."
Gli offrimmo del Chivas, un buon Whisky, ma rifiutò garbatamente; disse che gli dava acidità allo stomaco e che era già abbastanza brillo per il gin. Iniziava davvero a starmi simpatico, peccato solo che non gli piacesse il Whisky.
"Voi siete fidanzati?" ci chiese.
Dario rispose di sì, io, come ben sapete, dissi "No... mi hai visto in faccia, Dio? Le ragazze di oggi pensano solo all'aspetto fisico... chi si fidanzerebbe mai con me?". Lui si accigliò, poi disse: "Non disperare, come dice il proverbio?ah sì: le vie del Signore sono infinite, no?".
Stavolta ridemmo tutti con molto gusto, e Dario Gli diede una pacca sulla spalla.
Dio iniziò a tossire e si fece paonazzo in volto, la faccia di Dario assunse uno strano colorito giallognolo e mi ritengo fortunato per non aver visto la mia... stavamo uccidendo Dio?
Poi improvvisamente la sua tosse cessò ed iniziò di nuovo a ridere "Ah ah ah... ci siete... ci siete cascati!! Lo sapevo che avrei dovuto fare l'attore...". Avrei voluto tirargli un pugno dritto in volto, ma alla fin fine era stato simpatico, e poi tirare un pugno all'Onnipotente avrebbe potuto avere delle brutte conseguenze.
Parlò con noi per un po' di tempo fino alle due circa, quando si rese conto che stavano per tornare i nostri amici.
Si è confidato ed ha ascoltato ciò che avevamo da dirgli. Poi ci ha chiesto di promettergli di non rivelare nulla di ciò che ci aveva detto per sfogarsi e... "Lo giuro su Dio!" disse Dario.
Ridemmo a crepapelle e loabbracciammo: era caldo e rassicurante.
Rimanemmo in silenzio per qualche attimo, fissando l'unica nuvola che rompeva la monotonia del cielo di inizio agosto.
La luna era ormai molto alta su di noi e proiettava le nostre ombre a pochi centimetri dai nostri corpi. Sembrava che qualcuno avesse malamente cercato di disegnare i nostri contorni con un carboncino sul pavimento, e poi, fiaccato dal duro lavoro avesse desistito ad opera non ancora compiuta.
I piccoli focolai d'incendio sulla collina di fronte si erano spenti ed al loro posto erano nate delle piccole serpentine di fumo che salivano lente ma inesorabili verso il cielo, dando dei colpetti di pittura grigiognola alla terra bruciata che un tempo doveva essere ricoperta di verde e che ora si stagliava contro il cielo blu come il ventre di un gigante morto. Ripensai alla ragazza che avevo conosciuto.
Aveva gli occhi lucidi. Mi aveva detto di aver da poco rotto con il fidanzato. Collegai. Doveva essere innamorata, altrimenti non poteva stare così male.
Mi volsi per dirlo al Signore, ma non era più lì. Dario dormiva e nell'andarsene, probabilmente barcollando il nostro insolito visitatore aveva rovesciato delle bottiglie di vetro che avevamo in un angolo.
Non mi ero accorto di nulla. Dovevo essermi addormentato anche io e non avevo potuto dirgli adDio.
Mi ritornò in mente una frase:
"hai ragione... forse non esiste una Dea.". Forse? Ma Lui è onnisciente...non può dire "forse".
Risi così forte che mi venne mal di stomaco. Dio era innamorato ed era stato deluso, l'alcool ti fa dimenticare per un po' di ciò che è accaduto, ma quando il suo effetto svanisce stai peggio di prima. Se ne era andato senza salutare per non rattristirci e non rovinare la splendida serata che avevamo passato.
Allora feci una cosa che non facevo da tanto tempo.
Pregai.
Questo gesto mi fece stare meglio, perchè mi sentivo quasi "intimo" con Dio. Gli dissi che non sono bravo a dare consigli, ma se aveva bisogno di qualcuno ero sempre a sua disposizione e non volevo nulla in cambio.
Poi il mio delirio raggiunse il culmine: gli chiesi se aveva MSN.
E lui mi rispose. Disse di no. Odia la microsoft ed odia Msn... a massimo poteva darmi l'indirizzo e-mail.
Lo ringraziai.
Vidi un'altra stella cadente e mi addormentai.
Ebbi un ultimo pensiero prima di cadere tra le braccia di Morfeo, un pensiero che mi fece sorridere.
"A Dio piace il gin, ma non il whisky. Ora che abbiamo finito il gin è difficile che ce lo ritroveremo di nuovo in casa".

Tutte le luci del mondo si spensero ed io dormii a lungo.
I primi raggi del sole avvertirono il mondo che la notte era finita e che un altro giorno stava iniziando.
Mi svegliai, e dopo tanto tempo mi sentii di nuovo felice.

mercoledì, agosto 15, 2007

It's been a Long John



It's been a Long John, guys.
Ma che significa? Beh, diciamo che John può anche essere letto come Journey e così ha più un senso, ma allora, perchè John e non journey? Chi è John?
La domanda che coglie appieno il nocciolo della situazione, è, piuttosto, che cosa è John.
John è stato il nostro compagno, il nostro amico, a tratti è stato motivo di litigio, ma è rimasto sempre fedele e si ergeva dritto in ogni difficoltà.
Long John è un gelato.
Sì, avete ragione, sto dando fuori di matto, sto proprio parlando di un gelato, vi autorizzo a fare commentini cattivi sul mio stato di salute psichica.
Come ho conosciuto John? La prima sera della nostra vacanza, ero seduto al bar "La Playa" guardando il nulla (sport preferito della gran parte di noi), quando ho finalmente deciso di dovermi muovere, avrei trascinato pesantemente le mie stanche membra fino al bancone del bar ed avrei preso un gelato, un bel gelato rinfrescante che mi avrebbe rimesso in sesto, in settimo ed anche in ottavo, già che ci siamo. Lui era lì ad aspettarmi. La sua immagine spiccava su tutte le altre e mi chiamava, la sua forma simil-fallica, se da un lato era repellente, dall'altro rievocava in me sentimenti ancestrali che volevano uscire fuori ed esplodere; oramai era troppo tardi per tirarmi indietro, era diventata una questione di orgoglio: dovevo accettare la sfida o soccombere.

La battaglia si è però rivelata molto meno ardua del previsto.
Una volta caduto nelle mie mani John, si è dimostrato docile, si lasciava mangiare senza opporre resistenza e soprattutto era maledettamente buono e rinfrescante; abbiamo scoperto (neanche troppo a malincuore) che provoca dipendenza, in quanto non ne abbiamo più potuto fare a meno, ma certamente era un gran bel gelato.
John è stata la prima cosa interessante nella quale ci siamo imbattuti e gli sono rimasto profondamente legato, perchè tutto sommato la prima cosa interessante di una esperienza iniziata ex novo, è destinata a rimanere impressa.
Ovviamente poi ce ne sono state altre, tante altre, e non ho tenuto un diario per poter scrivere tutta la massa di cavolate che capitavano, e la gente strana che conoscevamo (in effetti sembra che avevamo una calamita verso la gente strana noi...), ma il punto di partenza è stato questo.
Mi chiamo John, Long John. (da leggersi ad alta voce, con tono maestoso)

Se devo essere sincero, però, mi aspettavo di meglio, avrei voluto conoscere qualche altra persona.

Ma quelle che abbiamo conosciuto erano tutte a loro modo un po' "speciali" (mi si passi la licenza poetica).
A partire dal tizio strano amante di Jerry Calà.
Lo abbiamo conosciuto in spiaggia, dopo aver effettuato un gioco e ci è sembrato fin da allora un po' misterioso; la sua lingua arcaica che affondava le proprie radici direttamente nel subconscio, saltando spesso la coscienza risultava talvolta incomprensibile e molti dei concetti da lui espressi non erano necessariamente chiarissimi, ma è risultato essere lapalissiano fin dal primo istante che quando si parlava di musica gli si illuminavano gli occhi. Amava gli Oasis, quelli di Bari, però. E nonostante fosse barese non sapeva tradurre quello che dicevano.
E poi sul suo lettore MP3 c'erano "tante altre musiche", come Diego Abatantuono, Jerry Calà e dulcis in fundo: Emilio.
Lancio un sondaggio: chi diamine è Emilio?
So soltanto che da quel momento in poi il nome del nostro tipo strano è diventato Emilio (il nuo nome era un altro, ma lo ometto per privacy), detto anche "il nostro problema alto un metro e ottanta" o più affettuosamente "il male assoluto".
Sfortunatamente (?) domenica sera è partito e non abbiamo potuto approfondire la sua conoscenza, ma sarebbe poi tornato venerdì sera, col fratello, un ragazzo simpaticissimo e intelligente, che avrà un ruolo chiave in questa storia.

Vorrei inoltre parlare di un'altra persona.
Un ragazzo simpatico, con un po' di ritardo mentale, che lo rendeva aperto e socievole, anche se gli impediva di essere un matematico. Ne siamo certi? Io qualche dubbio ce l'ho.
Altro gioco aperitivo al bar "La Playa".
Bisognava far rotolare una pallina lungo due fili tesi e farla cadere in un bicchiere d'acqua posto sotto di essi, con due tentativi a disposizione di ognuno.
"Secondo me la signora qui presente farà tre modulo due, ovvero uno" erano le sconcertanti parole che io avevo proferito, al termine delle quali, il nostro (che chiameremo Claudio) si gira e dice "E' vero".
E' stato sconcertante.
Le operazioni in modulo non sono nè concettualmente nè praticamente difficili, ma per conoscerle bisogna aver fatto studi avanzati, poichè non si usano molto di frequente; la mia operazione era giusta, poichè "è vero" che 3 mod 2 = 1 e sono sicuro che "è vero" deve essere maturato nella mente di Claudio per chi sa quale arcano motivo, ma tant'è che detto lì, in quel preciso istante era semplicemente surreale.
Ma la siutazione sarebbe precipitata.
Il nostro passo successivo è stato quello di prendere la navetta per tornare all'appartamento.
Ovviamente Claudio era lì.
Ci chiede qualcosa a proposito di uno zaino nuovo (o forse di una navetta nuova, le interpretazioni sono contrastanti) - frattanto l'autista della navetta era salito a bordo - poi mi chiede: "dove è Michele?".
Ora, chi è Michele?
Sarà il suo amico immaginario, ho pensato, e allora gli ho risposto come se mi avesse fatto una domanda normalissima e la mia fosse una risposta normalissima, "Michele? Penso che stia a casa".
Frattanto il nostro viaggio in navetta era finito e tutti (o quasi) avevano salutato l'autista chiamandolo per nome.
Mi ci è voluto un po' di Gin Lemon (preparato con veri limoni), per svelare l'arcano: Michele è l'autista della navetta.
La rivelazione, se da un lato è stata illuminante, dall'altro è stata umiliante.
Claudio (il cui nome era diventato frattanto "Michele"Smiley mi aveva fatto una domanda semplice e sensata, ma io credendo che fosse un po' "ritardato" (scusate la brutalità, leggetelo in senso dolce) ho pensato che fosse una domanda stupida e ne ho riso. Verosimilmente, però, lui avrà pensato che io fossi un idiota Smiley . Caspita, non l'hai visto salire Michele? Chi pensi la stia guidando la navetta?

Beh, non mi resta che augurare ad Emilio e Michele un buon continuo di vacanza, no?
Ci sn altre persone fantastiche che ho conosciuto (due in particolare), ma non è il caso di approfondire in questo post qui... non hanno molto a che fare con Emilio e Michele!
alla proxX