sabato, aprile 12, 2008

Abbiamo smesso di indignarci




Confesso che leggendo un titolo del genere per una mail, per un post di un blog o di un forum, mi chiederei candidamente "ma che diamine significa?";tuttavia lo leggerei comunque, gli darei almeno una possibilità, diciamo che lo promuoverei con riserva, sperando di venirne a capo, di capire qualcosa della mente contorta del suo ideatore.
"Abbiamo smesso di indignarci" non ha alcun valore metaforico od occulto, significa esattamente quello che è scritto, ovvero che siamo diventati ignavi, che più nulla ci sorprende, e che quel poco che ci sorprende non ci porta a metterci in moto, a combattere, a gridare, ma ci porta solo a lamentarci come i "quattro pensionati mezzo avvelenati" di De Andrè.
Non riesco infatti a tollerare il fatalismo delle "nuove leve" italiane, di ragazzi di vent'anni le cui menti sembrano essere riesumate, e che non si sorprendono più di nulla.
Volete qualche esempio?

Ho sentito dire che gli scontri tra tifosi alle partite di calcio sono tutto sommato "normali" perchè, tanto, lo fanno tutti. Giusto, è normale.Normale.Non è per niente normale. E' assolutamente inconcepibile tenere sullo stesso piano la vita di un essere umano ed una partita di calcio, ma non ci indignamo, ci limitiamo soltanto a dare la colpa a questo o quel politico, a questa o quella squadra, a questa o quella parte d'Italia da cui proveniva il tifoso in questione... i discorsi tra ragazzi di venti anni sono circoscritti al cercare di capire se la colpa era dell'autista o dell'assalitore, del poliziotto o di quello che era in fuga, ma non vanno oltre, non si spingono a chiedere che il calcio venga FERMATO fin quando non si trovano soluzioni serie alla violenza imperversante.

Ho sentito dire che il Presidente della Repubblica non merita rispetto perchè è un "comunista", che il tricolore possiamo ficcarcelo nel più sacro dei nostri orifizi, che lo Stato è ladro, che la razza italica non deve essere contaminata, o che magari i figli degli operai debbano far risalire la loro paternità ad un Dio minore, e robaccia simile, ma sono pochi quelli che si sono indignati, anzi spesso, troppo spesso, mi sono trovato solo, abbandonato al mio destino di contestatore, talmente arrabbiato da sentirmi la faccia scottare, perchè sì, il figlio di un operaio DEVE essere uguale al figlio del professionista, e perchè sì, il Marocchino se vale, se lavora, studia, se ha gli attributi, DEVE avere gli stessi diritti di un discendente dell'italica stirpe.

Ho sentito poi dire che evadere per un (im)prenditore è normale, perchè altrimenti come fa a guadagnare i soldi che vuole? Non mi riferisco alle note parole di un già presidente del consiglio, ma mi riferisco alle parole di ragazzi miei coetanei con cui ho avuto l'opportunità di parlare, i quali non solo non si incavolano per queste cose, ma anzi vanno fieri di ostentarle, di dirle in giro, di... di... insomma di limitarsi a non pensare, e di nascondersi dietro la mentalità di accattoni che contraddistingue una parte piuttosto consistente di italiani.

Ho sentito anche dire che la politica non può cambiare e va distrutta, che qualunque cosa che rappresenti progresso non va bene, ma d'altro canto non si possono proporre soluzioni, che i politici son tutti ladri, ma non si va in politica per non sporcarsi le mani, ho sentito che l'unica alternativa e dire vaffa a questo e vaffa a questo e se non sei con me vaffa pure a te. Ma questa è la mossa della disperazione, il chiudersi in idee che possono essere anche giuste in linea di principio, ma che non sono aperte agli altri, al confronto, alla dialettica. E' la violenza verbale, dei modi e fisica che non porta a nulla e che dovrebbe ancora una volta farci indignare, ma che non lo fa, poichè anzichè essere costernati da questo essere circondati dalle offese spesso proprio noi giovani vi aderiamo

Ed ecco allora quello che ho sentito più di una volta e che più di una volta mi ha fatto piangere il cuore. "E' la mentalità di noi meridionali che è sbagliata", il clichè classico de "abbiamo fatto l'Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani" nelle sue più fantasiose varianti ed altro sulla stessa falsa riga. Perchè mi feriscono profondamente queste frasi? Perchè sono pronunciate così e lasciate al vento, perchè non portano ad azione concreta, perchè alla costatazione della erroneità della mentalità meridionale(io direi italiana) non si accompagna una concreta volontà di cambiamento della stessa. In soldoni: se pensi che la mentalità di "noi meridionali" sia sbagliata, perchè non ti opponi con tutte le tue forze per cambiarla? Perchè sei tu stesso a propugnare questa mentalità sbagliata rimanendo in poltrona a guardare il Grande Fratello?No, no, no! Sono ovviamente io quello sbagliato, l'idealista, quello che campa di sogni, quello che appena vede che nasce qualcosa di diverso, di concreto, dà tutto se stesso per contribuire, per cercare di farla crescere. "I sogni non danno da mangiare" diceva il saggio, o "i sogni son desideri" diceva il cartoon Disney sulle note di un valzer, ma io dico che se non si hanno sogni quando non si deve provvedere al proprio mantenimento (ovvero quando è qualcun altro che provvede a farci mangiare), se non si hanno sogni quando il desiderio a più alta priorità che si può avere è la macchina nuova o il viaggio in questo o quell'altro posto, si è già morti. Non solo morti dentro, ma morti anche fuori. Le narici più attente infatti possono senz'altro notare l'odore dolce-amaro della putrefazione di noi giovani italiani, incantati in buona parte da miti del passato e da pseudo-eroi che non torneranno in vita, che da una parte cantano ancora "Hasta siempre comandante!" e dall'altra ostentano con orgoglio i motti che rievocano analogie tra un dittatore e la luce, altri che si barricano dietro i "no" ingiustificabili o altri ancora che si avvinghiano saldamente a "valori" che non hanno neanche una minima parvenza di giustificazione razionale, morale o etica, ma si basano solo su una indissolubile voglia di non cambiare, di non rimanerci secchi, di non essere travolti dalle ruote del cambiamento e del progresso.

Perchè? Perchè i giovani di oggi sono più vecchi dei vecchi di ieri? Perchè non possiamo farci scuotere da quello che i nostri cugini anglosassoni chiamerebbero "The wind of change" (suona così dannatamente bene... dovevo dirlo :D) o che noi con uno scatto di patriottismo linguistico chiameremmo "vento del cambiamento"? Ecco quello che vorrei da tutti i giovani d'Italia. Smettere di vivere dei miti del passato, iniziare a pensare, ricominciare ad indignarsi. Professare tutti insieme un nuovo credo che si basa su una idea stramba, partorita da menti illustri e diffusa da un ventenne disperato, che dice che se la meraviglia porta l'essere umano al pensiero ed alla filosofia, l'indignazione è l'unica cosa che lo porta al progresso sociale e civile. Se c'è una speranza di fare qualcosa, anche una fiammella sottile e precaria, dobbiamo crederci, perchè credere in un progetto di rinnovamento politico e sociale è molto meglio di restare seduti con le mani in mano... e se non funziona, ci riproveremo!

Eccoci giunti alla conclusione.
La situazione politica in Italia è in fermento, perchè nasce un partito che non vive di miti e non crede in leader carismatici, ma si basa sull'indignazione, sulla volontà di cambiamento, sulla convinzione strenua che una politica diversa, un'Italia diversa, un mondo diverso si possano fare.
Quello che vi chiedo è soltanto di riflettere, prima di mettere una crocetta domani o dopodomani nell'oscurità del seggio elettorale dove sarete soltanto voi e la vostra matita (o magari anche Dio, se ci credete in questi termini), di cercare di capire se il vostro voto può essere indirizzato ad una realtà politica che vuole il cambiamento.
Io l'ho fatto, ed ho sposato un progetto, ho portato per due settimane una spilla che non testimoniava solo la volontà di eleggere un candidato premier, ma la volontà di credere nel diverso, di sperare che per una volta nella vita possiamo cambiare qualcosa e non sia sempre lo status quo a cambiare noi, stringendoci nei vincoli del conservatorismo e dell'immobilismo. Spingiamoci avanti fin quando ce lo permette la catena impostaci e guardiamo oltre, cercando di affrancarci.

Questo è il motivo per cui domani di buon'ora voterò Partito Democratico e, come recita la maglietta, "non torno indietro!".

Aniello Falco, 19 Anni, Sperone (AV) - studente di Ing.Elettronica @ UniSa

W l'Italia

Si è chiusa mezz'ora fa la campagna elettorale, questo significa che i politici non potranno più parlare di politica fino all'ufficializzazione del voto (credo)...
Io, che non sono un politico, potrei parlarne, ma preferisco glissare vista l'ora... vi dedico solo una canzone, "Viva l'Italia" dei Modena City Ramblers, per voi tutti lettori, per voi tutti italiani e per chi crede nella possibilità di modificare la politica, l'Italia, il mondo. (Ho sostituito volontariamente la parola "viva" con una "W"...a buon intenditor poche parole)

W l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer, e del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
w l'Italia, l'Italia che non muore.

W l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
w l'Italia, l'Italia che non ha paura.

W l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
w l'Italia, l'Italia tutta intera.

W l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, e che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
w l'Italia, l'Italia sulla luna.

W l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
w l'Italia, l'Italia che resiste!