venerdì, gennaio 12, 2007

L'ultimo cantastorie



"Fabrizio, sia fiorito il tuo sentiero" Avvenire, 12-01-1999
"Morto De Andrè, poeta della canzone" Corriere della Sera 12-01-1999
"Il testamento di De Andrè" Il Giornale 12-01-1999
"Un pensiero per Fabrizio" Il Giorno 12-01-1999
"Il fiore del male" "Ritorno in via del campo" "Ieri Genova era di

Fabrizio" Il Manifesto 12/13/14-01-1999
"De Andrè" Il Mattino 12-01-1999
"Addio Fabrizio" Il Secolo XIX 12-01-1999
"Ciao Fabrizio" Il Tempo 12-01-1999
"L'ultimo poeta della commedia umana" La Nazione 12-01-1999
"Meglio perderti che non averti mai incontrato" La Padania 12-01-1999
"Addio a De Andrè, poeta ribelle" La Repubblica 12-01-1999
"Addio a De Andrè, la voce anticomformista della canzone" La Stampa

12-01-1999
"Il poeta degli ultimi" Liberazione 12-01-1999
"Addio De Andrè, anima solitaria" Libertà 12-01-1999
"Addio De Andrè. la voce degli ultimi" L'Unità 12-01-1999


Esattamente 8 anni fa tutti i giornali d'Italia, di destra e di sinistra, clericalisti ed anticlericali, si tingevano di una nota cupa dettata dal lutto per la morte avvenuta il giorno prima (l'11 gennaio 2007) di Fabrizio De Andrè, l'ultimo cantastorie. Un cantastorie che riusciva con la sua musica e con le sue parole a raccontare, a tratti con un'ironia sottile e dissacrante, a tratti con una amarezza agghiacciante, il mondo contemporaneo con le sue assurdità e le sue contraddizioni.E' stato di certo l'ultimo ad avere il coraggio di raccontare storie di derelitti, di prostitute, di omosessuali, di cinici, di disperati, di tutto ciò che la nostra società "benpensante" ci insegna a disprezzare con fermezza , ma anche un poeta d'amore che in modi insoliti riusciva a penetrare a fondo l'essenza dell'uomo e del perchè si "combinasse attraverso l'amore"...
Quello che so di lui è che è un poeta che andrebbe riscoperto, che andrebbe fatto ascoltare ai giovani, e che non dovrebbe essere mai dimenticato da chi ormai giovane non lo è più. Io l'ho conosciuto tardi, da meno di un anno, ma da allora non posso fare a meno di amarlo, di canticchiare le sue canzoni (lo sapete che sono stonato, è per questo che le canticchio soltanto), di trarre ispirazione dalle sue parole e di trovare in lui la volontà di combattere alcuni modi di vedere e di pensare.
Combattivo contro l'ipocrisia dei "cattolici-liberali" italiani, sovversivo nel suo modo di vedere la fede come vero atto d'amore indiscriminato, tagliente con la sua critica alla società borghese, sferzante nel denigrare il disimpegno politico dei suoi "colleghi" artisti.
Ecco chi era De Andrè. Fabrizio era il suo suonatore Jones che a differenza degli altri che "in un vortice di polvere vedevan siccità" vedeva "la gona di Jenny in un ballo di tanti anni fa" e che chiedeva irriverentemente al mercante di liquore "Tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore?". Oppure è quell'uomo che "alla parata militare sputò negli occhi a un innocente e quando lui gli chiese perche? Lui gli rispose 'questo è niente... adesso è l'ora che io vada" e che poi proseguì per la "sua cattiva strada". Poteva essere l'unico capace di scrivere del "trentenne disperato" bombarolo che quel che pensava se "non era del tutto giusto, ma quasi niente sbagliato", ma al contempo la storia di Piero che veniva ucciso dalla sua pietà per non voler vedere negli "occhi un uomo che muore". E' anche il cantore del povero Geordie che sarà impiccato "con una corda d'oro" e che non poteva essere salvato nè dal "cuore degli inglesi" nè dallo "scettro del re" e "anche se piangeranno con te, la legge non può cambiare".
Indimenticabile è anche però il De Andrè innamorato dell'umanità di Gesù e di Maria, con quest'ultima che piangeva "di lui ciò che mi è tolto, le braccia magre, la fronte, il volto, ogni sua vita che vive ancora, che vedo spegnersi ora per ora." e che esclama disperata "Non fossi stato figlio di Dio, t'avrei ancora per figlio mio" e di Cristo al quale si rivolge dicendo "Non intendo cantare la gloria né invocare la grazia e il perdono di chi penso non fu altri che un uomo come Dio passato alla storia ma inumano è pur sempre l'amore di chi rantola senza rancore perdonando con l'ultima voce chi lo uccide fra le braccia di una croce."
Spettacolare il De Andrè degli inni al rifiuto delle maschere dateci dalla società, del De Andrè che si vedeva "di spalle che partiva" o che giocava "a palla col proprio cervello, spingendolo oltre il confine stabilito che qualcuno ha tracciato ai bordi dell'infinito" e che lodava gli zingari come gli unici capaci di ridurre l'identità al "nome, allo stretto indispensabile" o ancora che era improvvisamente "diventato suo padre, morto in un sogno precedente".
Ma, come detto prima, De Andrè era anche l'uomo dalla grandissima ironia che deride Dante alla porta di Paolo e Francesca dicendo che "ha lasciato l'ultima invidia là, sotto un lenzuolo" e che parla di coloro che invitano a morire per delle idee e che quanto a longevità fanno concorrenza a Matusalemme, "morire per delle idee, va bè, ma di morte lenta..." o che vedeva aranci e limoni rossi "lassù nei verdi pascoli".
Basta. No. Non basta per niente... Ci sarebbero tantissime cose da dire su questo autore immenso ma... come faccio? Andrebbero scritte per intero tutte le sue canzoni, e forse inizierò a proporvene qualcuna.
L'ultima cosa da fare è salutarlo con un clichè molto usato dai suoi fan, ovvero una frase tratta da Giugno '73: "E' stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati".

Tu diresti che ormai 8 anni (ed un giorno) fa sei andato lì in collina. Così vicino alle nuvole da te cantate in uno dei tuoi ultimi album.

"Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell'airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri."

Ecco chi è il poeta, il poeta è il bambino, è colui che vede la forma delle nuvole e che ne rimane incantato.
Faber, tu eri un poeta.

1 commento:

Dario ha detto...

E' impossibile trasmettere il valore di un autore in poche righe di commento, e visto che lo hai già fatto tu, è inutile che cominci a farlo anche io.
Al di limewire che non mi fa scaricare le sue canzoni, era un grande. Dico era solo in senso biologico, perchè il suo io continua ad essere presente nelle sue canzoni.