domenica, febbraio 11, 2007

Chiacchierata con Dio



Questo racconto che vi trascrivo di seguito non è mio (l'autore è citato alla fine), ma potrebbe esserlo, nel senso che sia come modo di scrivere che di pensare, si avvicina moltissimo al mio. Più che invitarvi a leggerlo (se non lo avete già fatto) e spassarvela non posso fare... aspettando ancora un mio post decente, vi lascio dunque ad una perla della letteratura contemporanea italiana.

Mi svegliai di soprassalto nel cuore della notte. Qualcuno armeggiava intorno alla finestra della cucina. Non stavo sognando. Me lo ricordava quel maledetto cerchio alla testa che mi aveva convinto ad andare a letto così presto. Alcool e fumo avevano lasciato tracce incontrovertibili sui miei già provati neuroni insieme ad una vaga sensazione di fine imminente e di qualcosa che sarebbe dovuta accadere.

Forse era giunto il momento.
Un rumore di vetri rotti riecheggiò nella notte.
"La bottiglia di Merlot in cucina" pensai.
"Cazzovaffanculovaccatroiaputtanazoccolamiseriaccianera!!!" fu quello che riuscii a capire dell'urlo strozzato che ruppe il silenzio della casa.
"Chi è?" urlai comprensibilmente spaventato accendendo la luce sul comodino.
"Minchiaccia, mi sono tagliato!" proferì la voce che ora si faceva più vicina.
Mi irrigidii sotto le coperte e afferrai la prima cosa che mi capitò per le mani. Visto che era un preservativo, optai più razionalmente per la bottiglia di vino che tenevo sempre vicino al letto. Stranamente era quasi piena.
"Hai un cerotto, per piacere?"
Era lì, sulla porta della stanza, un signore brizzolato di mezz'età, con due baffetti che spiccavano sulla barba incolta e un paio di occhiali con la montatura di osso nero. Era scalzo ed indossava uno strano eskimo bianco. Una capigliatura arruffata e incomprensibile incorniciava uno sguardo malinconico e profondo e ebbi l'impressione che si preoccupasse più del dovuto del taglietto che gli sanguinava sul dorso della mano. Ero sconcertato perché ogni traccia di paura era come scomparsa ed ero lì tranquillo ad indicare il cassetto con i cerotti a quello strano tipo.
"Chi sei? Cosa vuoi?" (non fui molto originale, lo ammetto, ma fu la prima cosa che mi venne in mente.)
"Sono Dio"
"Oh cazzo!" pensai
"Quale Dio?" chiesi interreligiosamente
"Sarebbe troppo lungo spiegartelo"
Non ci fu bisogno di aggiungere altro. Sapevo che stava dicendo la verità.
Nonostante tutto, esisteva. Ma chi era?
Ero confuso ed imbarazzato. Dio a casa mia! Il Principio e la Fine di tutto, la Risposta-a-tutte-le domande, il Grande Vecchio, lo Scrittore più venduto e tradotto della storia era qui nella mia stanza e stava parlando con me! E, cazzo, non mi ero nemmeno lavato i denti. Sedetti sul letto e nella luce soffusa dell'abat-jour vidi che mi fissava attento. Il cuore cominciò a battermi all'impazzata. Non riuscivo a parlare, il cervello era come bloccato. Approfittando di questa situazione, l'istinto prese il sopravvento e guidò la mia mano verso la canna avanzata dalla sera prima e l'accesi. Mi sentii subito molto meglio. Chiusi gli occhi e feci mente locale: sono nella mia stanza, c'è Dio qui di fronte che mi ha chiesto un cerotto, ed io mi sto fumando una canna... Mi sto fumando una canna?!
"Cristo!" esclamai, cercando un posacenere per spegnere lo spino quando la sua voce rauca e baritonale disse: "No, sono solo. E non farti troppo problemi: la marijuana se ci pensi bene l'ho creata io. Quello che mi fa incazzare è quanto ve la fanno pagare".
"Stai calmo" pensai "Stai calmo... C'è solo Dio che ti sta dicendo che la maria costa troppo."
Ero eccitatissimo: dalle poche cose che aveva detto, da come le aveva dette e dal modo in cui era vestito non c'era alcun dubbio: Dio era di sinistra.
Questo pensiero mi esaltò non poco.
Un dubbio però sorse imperioso ad imporsi alla mia attenzione: se Dio è di sinistra, come mai le cose nel mondo vanno così male? Stavo per porgli questa domanda quando la possibile risposta mi terrorizzò: e se le cose andassero male proprio perché Dio è di sinistra? Non ci sarebbe stato
scampo. Il mondo sembrò crollarmi addosso.
"Beh, non dici niente?"
La sua voce interruppe il corso delle mie disperazioni.
"Cazzo, sono venuto qui a fare due chiacchiere e tu te ne stai lì come un idiota con la bocca aperta senza dire una parola... Cos'è, ti ha preso male il fumo?"
"No... è che io... insomma... non so... è che... perché proprio io?"
"Mah, veramente non lo so bene nemmeno io. Forse pensavo che tu potessi capirmi"
"Io capire te?"
Scandivo le parole completamente sbigottito. Lo osservai meglio: non aveva un gran bell'aspetto. Appariva trascurato, con l'eskimo macchiato, le unghie sporche e tagliate male. Nonostante lo sguardo vivo e profondo e l'espressione franca e simpatica, emanava una certa tristezza.
"Sì, forse tu mi puoi capire un po'. Sai sono proprio depresso"
"Anche tu depresso? Ma come cazz... cioè... non capisco... com'è possibile?"
"Sì sono depresso! Hai capito bene... Dio è depresso. Che non ci credi? Lo trovi strano?"
Il tono era un po' piccato, per cui, per non innervosirlo (era pur sempre Dio, cazzo!), evitai di dirgli che sentirsi dire da Dio che è depresso non è proprio quello che si suol dire il massimo della normalità. Quindi feci finta di niente. Mi accorsi che mi piaceva. Ispirava fiducia (d'altronde c'era un mucchio di gente che credeva in Lui) ed era proprio simpatico.
"Come mai sei depresso?" chiesi così, giusto per dire qualcosa
"E mi chiedi pure perché?" disse facendo qualche passo avanti e sedendosi sul mio letto.
Gli passai la canna, fece un lungo tiro e lentamente espirò il fumo che salì lentamente illudendosi di andare chissà dove.
"È che non me ne riesce bene una. Mi sento un incapace, un fallito... ho la sensazione di fare una cazzata dietro l'altra. A dirti la verità, ho cominciato male sin all'inizio. Adamo mi è venuto un perfetto coglione, mentre ad Eva non darei poi tante colpe. Con la prospettiva di vivere l'eternità nell'Eden con un tipo come Adamo, tu che avresti fatto al suo posto?"
"È vero" pensai "non avevo mai considerato questo punto di vista"
"E le cose dopo - proseguì- non sono certo andate meglio. Caino ed Abele, per esempio. A me rimane ancora il dubbio se fosse Caino ad essere troppo cattivo o Abele troppo buono. Per inciso, ho sempre odiato i primi della classe. Fatto sta che con il moltiplicarsi degli esseri umani si moltiplicarono anche i problemi. Più per colpa degli uomini che delle donne, però. Questo secondo me perché gli uomini li ho creati pensando che dovessero esser fatti in un certo modo, preciso, stabilito, con certe caratteristiche, eccetera. Era come assolvere ad un dovere, insomma, un dovere morale, ma pur sempre un dovere. Con la donna invece è stato diverso... l'ho fatta proprio come piaceva a me. Ed è venuta benissimo..."
Assentii energicamente mentre lui soffermava lo sguardo compiaciuto sul poster di Marylin appeso sopra il mio letto.
"E ho provato subito una grande invidia per l'uomo. Non se la meritava. Ma sai, nonostante quello che si dice in giro, io fondamentalmente sono buono."
Si interruppe per chiedermi ancora un altro tiro.
"Ne hai ancora?", mi chiese. Feci segno di sì. "Bene. Allora facciamocene un'altra... è roba buona, sai".
Ero felicissimo. Era Dio o la canna? Francamente non pensavo che in vita mia mi sarei mai posto una domanda del genere. E mentre preparavo l'occorrente, ricominciò a parlare.
"Insegnai a Noè a fare il vino, sicuro che questo avrebbe messo fine a tutti i problemi. Ma mi sbagliavo anche questa volta."
Si andava accalorando.
"Ma mi spieghi come cazzo si fa a vivere male, a fare le guerre, a rubare, ad essere tristi e tutto il resto quando si può scopare, ubriacarsi, fumare, leggere, suonare, dipingere, scrivere, divertirsi? Come si fa a partire per la guerra quando si potrebbe rimanere a casa fra le cose che si amano di
più? Pensavo a tutto questo mentre facevo le cose in un certo modo. Ormai penso che se vi avessi fatto veramente a mia immagine e somiglianza vi divertireste molto di più. Chissà invece a cosa cazzo stavo pensando..."
Era veramente molto depresso ed io non trovai niente di meglio che allungargli il Barbera che tenevo vicino al letto. Ne prese un lungo sorso e riprese più confortato.
"Invece la situazione stava precipitando. Avrei dovuto accorgermene quando chiesi ad Abramo di uccidere suo figlio, così tanto per farmi piacere. Gliel'avevo detto così per scherzo, mentre stavamo bevendo proprio come adesso io e te. Dopo un po' che me ne ero andato, quel coglione non lo stava
facendo?! Ti rendi conto? Gli dico: 'Va e fa fuori tuo figlio' e quello neanche mi manda a fanculo. E l'autonomia di pensiero? E lo spirito critico, cazzo? Non ho creato anche questo? Sta di fatto che lo bloccai appena in tempo. Dio, se ci ripenso... Comunque fu in quel periodo che mi accorsi di avere i primi sintomi della depressione. Non mi andava di fare un cazzo, delegavo, delegavo... E delegando delegando chiesi a Mosè di scrivere una decina di regole chiare per farvi vivere tutti più contenti. Pensavo potesse servire a qualcosa, anche se il mio motto preferito è 'fanculo le regole'. Se solo avessi immaginato le cazzate che quell'esaltato avrebbe scritto su quelle tavole di merda. Ma ormai il danno era fatto..."
Avevamo acceso l'altra canna e stavamo fumando placidi e tranquilli. Che senso aveva tutto questo? Come sarebbe finita? Il corso dei miei pensieri venne ancora una volta interrotto dalle sue parole.
"Ad un certo punto dissi basta! Volevo veramente rimettere le cose a posto ma senza ricorrere ad un altro diluvio. Così decisi di mandare mio figlio. Lui sapeva bene cosa dire. Però decisi che prima avrebbe dovuto fare la gavetta: sarebbe nato, cresciuto e avrebbe fatto tutto come una persona qualsiasi. Per farlo nascere scelsi un bravissima ragazza, molto bella, dolce, intelligente e con un corpo da urlo. Si chiamava Maria... ti ricorda niente questo nome?" disse strizzando l'occhio e passandomi lo spinello.
Scoppiamo a ridere entrambi, di un riso allegro, spensierato ed incontrollato. Ridemmo a lungo e senza riuscire a fermarci, con le lacrime agli occhi e i muscoli dello stomaco che cominciavano a farmi dannatamente male. Era proprio simpatico ed aveva un gran senso dell'umorismo. Riprese
quello che ormai si andava sempre più caratterizzando come un amaro sfogo esistenziale.
"Venne al mondo così Gesù, mio figlio. E cosa fece? Miracoli. Cosa disse? 'Smettetela di fare i pirla'. E cazzo quanto si divertivano: il vino a Cana, le mangiate di pane e di pesce, e le donne poi... E allora che fanno quegli stronzi: me lo ammazzano! Beh, ti giuro che non ci ho visto più... mi sono
così incazzato, ma così incazzato... insomma ho fatto il Grande Casino, l'Emerita Cazzata: ho inventato la Chiesa Cattolica. Sì, lo so, è stata una punizione sproporzionata, in fondo mio figlio era resuscitato... consideralo un momento di debolezza. A cui però, per essere onesti fino in fondo, ho
cercato di porre rimedio. Rimanga tra noi: chi credi che abbia dato l'imbeccata a quel coglione di Marx?".
Rimasi di sasso.
"No! Tu... vuoi dire che... cioè 'Il Capitale'..."
"... l'ho scritto io."
Sentivo che stavo per avere un mancamento
"Volevo riparare all'errore commesso, te l'ho detto, ma hanno incasinato tutto anche questa volta. Ma è possibile che sia così difficile per voi vivere bene? Io non voglio che la gente creda per forza in me quando nemmeno io mi stimo molto... Ma, cazzo, io voglio solo che vi divertiate, che viviate bene, che godiate. Vi ho creato per questo. Certo, non dico che possiate divertirvi quanto noi quassù, quanto vi divertirete "dopo". Ma altro che valle di lacrime: questa cazzata ve la siete inventata voi!"

Ormai eravamo fatti. Avevamo finito il vino e la seconda canna e stavamo accendendo la terza. Divenne improvvisamente triste.
"Guarda che hanno combinato: hanno ammazzato il Che! E John Lennon! E tra Cina, Russia e Cuba hanno mandato a puttane anche quel po' di buone idee mi erano venute (non senza una certa fatica, tra l'altro). Per non parlare dell'Italia: tra il Papa e Berlusconi, quando vi passa più!"
Era affranto.
"Perché tutto quello che faccio finisce male?"
Era finita anche l'ultima canna e fuori ormai albeggiava. I primi chiarori di quel nuovo giorno irrompevano indesiderati nella stanza. Rimanemmo in silenzio per un po'. Sino a quando la sveglia non suonò: era ora di andare a lavoro. Fu allora che si alzò. Sembrava stanchissimo. Si chinò su di me, mi abbracciò e mi sussurrò un dolcissimo "Grazie" che l'odore del vino e del fumo resero ancora più dolce. Eravamo tristi e malinconici. L'avrei più rivisto?
Si allontanò lentamente e lo vidi uscire dalla stanza senza voltarsi. Udii di nuovo il rumore di vetri infranti ed una bestemmia risuonò baritonale e rauca nella notte.
"Cazzo - pensai - anche l'ultima bottiglia di Merlot!"
Mi alzai, feci la doccia e ripensai a quella fantastica notte. Ero stato bene, ma ora la depressione cominciava di nuovo a farsi sentire. Ero stanco, nauseato, senza energie. Niente aveva significato. Mi vestii in preda ad un'incontenibile tristezza e cominciai a piangere. Un pianto lieve e sommesso, senza singhiozzi, con le lacrime che traboccavano fuori piano, dolcemente, da dentro, coma da un bicchiere troppo pieno.
Entrai in cucina per farmi il caffè e con mai grande sorpresa trovai sul tavolo tanti ricordini. C'erano 20mila lire ("per le bottiglie rotte", diceva il biglietto), un enorme tocco di fumo dall'odore straordinario ("deve essere buono, l'ho preso a mio figlio", c'era scritto sull'involucro), una bustina con dei semi dentro ("così non dovrai più comprarla") e un foglietto con su il nuovo numero di telefono di una mia amica di Milano che non riuscivo più a rintracciare.
Ricominciai a piangere, ma questa volta di una gioia malinconica e profonda.
In fondo avevo scoperto che Dio era di sinistra, che non era poi questo padreterno che si diceva in giro e che se dipendesse da lui, le cose andrebbero sicuramente meglio. Ma di questo non si poteva incolpare nessunose non noi stessi.
Uscii di casa sorridendo nonostante la depressione.
"Sto da Dio" pensai.

bertrandmorane68

2 commenti:

Anonimo ha detto...

...interessante il fatto che siamo solo gli unici due ad aver scritto su dio e il comunismo, no? a presto, ariel

Dario ha detto...

ieri ho riletto questo racconto e non ho potuto fare a meno di scompisciarmi dalle risate, sebbene oramai l'ho letto e riletto decine di volte.
E' fantastico...