giovedì, marzo 22, 2007

In morte di me


Si è spento in data odierna all’età di 18 anni Aniello Falco. In vita sua non ha fatto nulla di importante, anzi, è stato capace di morire pochi mesi prima di fare l’esame di maturità, cosicché non ha neanche potuto dire di essersi diplomato al liceo scientifico.
Scrivo questa orazione funebre in suo disonore perché è stato, malgrado tutto, un mio grande amico e nonostante non abbia combinato nulla di buono serbo un magnifico ricordo di lui.
Generalmente la morte copre con un velo di dimenticanza i difetti del caro estinto e tutti coloro che parlano di lui lo vedono quasi come un santo, come qualcuno che in vita sua ha fatto tante cose buone e belle e che si è sempre comportato bene con tutto e con tutti. Io non cadrò in questa condizione ipocrita e cercherò di onorarlo così come avrebbe voluto lui; chi era Aniello? Cosa pensava di sé? Cosa pensava degli altri? E’ questo quello che cercherò di dirvi oggi, mentre davanti a me è poggiata la sua bara ancora aperta per consentire agli amici più ritardatari di dargli l’ultimo saluto prima che la terra gli coprirà il capo ed i vermi inizieranno a divorare il suo corpo… guardatelo! Sembra quasi felice… per la prima volta in vita sua sembra essersi davvero divertito; la morte deve essere veramente una simpatica signora se è riuscito a farlo ridere in quel modo, ma torniamo a noi.
Il rapporto che avevo intessuto con lui era davvero particolare, era un po’ il mio alter-ego, io razionale, lui passionale, io matematico, lui letterato, io donnaiolo, lui onanista… c’è stato un periodo che abbiamo vissuto assieme, eravamo una vera e propria coppia di fatto, anche senza la legge che questi politici cialtroni stanno ancora pensando di fare ed hanno paura degli anatemi ecclesiastici; in quel periodo abbiamo avuto le discussioni più interessanti su Dio e sull’Aldilà, ed in effetti è stato piuttosto interessante, poiché io ero ancorato alla visione classica di vita e morte, sicuramente influenzato dalla cultura cattolica, mentre lui era un rivoluzionario… vedeva nell’aldilà Cristo alla destra di Dio e Marx alla sua sinistra e poi tutti davanti a banchettare e gozzovigliare, ed a cantare davanti ad un falò canzoni dei Beatles, dei Led Zeppelin, di Bob Dylan e dei Pink Floyd. Questo sì che era per lui il Paradiso! Nessuno che parlasse di Luca di Risio, Madonna, Sean Paul o chi so io. Io lo vedo lì con la chitarra in mano tra Saddam Hussein e Hitler (ah, non credeva nell’inferno) a cantare “Knockin’ on heaven’s door” mentre Stalin picchia Bob Dylan che reclama i diritti d’autore, oppure a discorrere di Bibbia con Maometto e De Andrè, mentre Giovanni Paolo II lo chiama per continuare il tressette che avevano iniziato. Scusate l’emozione nella mia voce, ma questa immagine un po’ singolare mi fa ricorda davvero Aniello.
Che stavo dicendo prima di iniziare a divagare?
Ah, che in quel periodo abbiamo avuto discussioni interessanti su un po’ di tutto, non solo su roba divina ma anche su roba “divino”. Quando era in compagnia gli piaceva bere, ma sapeva fermarsi e non gli è mai capitato di ubriacarsi, anche se diventava brillo e si sentiva un po’ disinibito, abbastanza da parlare sinceramente e da raccontare cosa pensasse degli altri. Una sera, dopo una partita epica a “dama da bere” finimmo a parlare delle persone che lui odiava e di quelle che amava.
Ricordo di essere rimasto impressionato da quello che mi disse, perché non mi aspettavo tante e tali cose, ma che mi trovò pienamente d’accordo; ad esempio disse che odiava coloro che urlano anziché parlare, tutti(e) coloro che non sono capaci di farsi i fatti propri neanche per trenta secondi, coloro che fanno del male alle persone con i loro modi di comportarsi e che poi, quando ormai è troppo tardi fingono di voler riparare. A suo dire, costoro non erano in grado di capire che il bene e il male non si misurano con la stesa moneta e che, qui cito a memoria, “il bene ed il male non sono eventi stocasticamente indipendenti”. Ahah, cercava di farmi il verso, ma tutto sommato non aveva tutti i torti. Se si fa del male ad una persona non è detto che questa accetti in seguito di farsi fare del bene. Ed in questa sala dove tutti piangono e dove le lacrime oltre che il trucco sciolgono le facce, vedo tante persone che rispondono a queste indicazioni, e credo di aver capito in particolare a chi si riferisse… sono persone che conosceva molto bene.
E poi chi aveva amato? Questo non sapeva dirmelo... "Sono sempre stato un ignavo nell'amore" mi ha risposto, ma poi, dopo un altro paio di bicchieri si è sbloccato... amava le stesse persone che amo io, era uno dei pochi punti in cui non eravamo complementari, ma ci sovrapponevamo. Ha amato le persone semplici, che sorridono per una parola o per una stupidaggine, quelle che non pretendono che tu ti uniformi a loro per poterle amare, ma che ti comprendono e si fanno comprendere nelle diversità; ha amato chi lo capiva e lo criticava ma non lo condannava, ha amato chi lo ascoltava anche quando diceva cavolate e non parlava alle sue spalle. Oh beh! Ma a voi interessa davvero chi ha amato? Forse ha amato chi davanti ad un cielo stellato si sente capace di amare e chi davanti al calore di un fuoco è capace di riscaldare chiunque... che sia esso uomo o donna, amico/a o amante. Proprio il calore era un'altra cosa che amava...
Infatti mi confessò una sera davanti al caldo del camino e con il caldo del Whiskey che sapeva di essersi talvolta comportato da ipocrita, almeno un poco. Non lo faceva deliberatamente, ma credeva che fosse normale per un essere umano “dimenticarsi” tal volta di ciò che credeva. “Ecco” mi disse “ecco un’altra categoria di persone che odio: quelli talmente ipocriti da odiare gli ipocriti ma ipocritamente incapaci di capire di essere essi stessi ipocriti. Quella fu l’ultima meravigliosa sera che passammo assieme.
Ricordo come fosse oggi il fuoco che scoppiettava nel camino avvolgendo con le sue braccia i pezzi di legno incastrati nel braciere, la neve che cadeva impetuosamente in bianchi turbini che dipingevano con folli pennellate il cielo scuro di gennaio inoltrato ed il liquido scuro nei nostri bicchieri che ondeggiava e si riversava nelle nostre bocche come fosse vivo. Poi iniziò a dare i numeri. Il giorno dopo scappò via senza dirmi niente, lasciando soltanto una lettera, che mi piacerebbe tantissimo leggervi, e che sembrava tutto fuorché una lettera sensata.
“Ti ho amato tantissimo, sicuramente più di me stesso. Eri tutto ciò che volevo essere, ma non potevo essere. Eri comparso improvvisamente nella mia vita ed ora io scompaio improvvisamente dalla tua. Strana la vita, no? Un susseguirsi bizzarro ed enigmatico di attimi tutti diversi fra loro, ma tutti al contempo uguali, nei quali l’unica scelta che abbiamo a disposizione è solo quella di viverli o meno. Devo scappare, devo vivere, devo svegliarmi e non posso più oziare: non riesco più a farmi piovere addosso, rischio di morire arrugginito. Morirò comunque. Lo so. Un uomo non può vivere senza dormire, ma può dormire senza vivere. Cosa è la morte se non un sonno eterno?Spero che tu mi stia augurando una buona notte. Firmato ‘io’”.
Non mi asciugherò questa lacrima.
Quel figlio di buona mamma è riuscito anche a farmi piangere.
Dopo aver letto il messaggio non l’ho visto più per quasi un anno, poi ho letto la notizia sul giornale; un giovane di 18 anni, tal A.F. si era arrampicato su una corda fissata ad una nuvola, ma un colpo di vento aveva rotto il vincolo e nello stupore generale era franato al suolo. Ridendo. Ridendo! Quando l’ho letto ho pensato subito a lui… chi non dorme impazzisce e solo un pazzo imparerebbe a volare soltanto per buttarsi senza paracadute. Così sono andato sul posto ed eccolo lì. Aveva quel sorriso sul volto, diversissimo dalla smorfia che pretendeva di somigliare ad un sorriso che portava sul volto prima di scappare, ed un bigliettino in tasca con su scritto solo: “So che sei qui, brutto bastardo. Scusami se ti ho fatto stare in pensiero, ma ora sono qui.”
Ed ora ho finito anche io di parlare… ti ho amato anche io tantissimo.
Se qualcun altro vuol parlare può venire qui sull’altare ed impugnare il microfono.. glielo cedo volentieri.

2 commenti:

Anna ha detto...

Avevamo un rapporto strano...Io gli volevo bene, ma mi faceva innervosire in un modo... Sì, aveva questa strana passione: la polemica inutile. Anch'io sono il tipo che vuole avere sempre l'ultima parola, ma per lui era diverso... Sì, non era una questione di ultima parola, quanto, piuttosto, di parole... tantissime parole, a volte sensate e a volte no, che non avevano lo scopo di arrivare ad un punto, volevano solo uscire fuori. Gli piaceva proprio quando le persone si innervosivano, anche se a volte pensava che lo fossero e non era vero...
Non lo definirei ribelle, nè rivoluzionario... Non ho mai pensato che volesse cambiare le cose, però non gli piaceva come girava questo mondo, così aveva elaborato una complicatissima e molto personale teoria, che nella maggior parte dei casi mi è stato difficile capire, o meglio, che non ho capito.
Era in lotta con se stesso. Ho sempre pensato che contemporaneamente volesse essere felice ma si impedisse volontariamente di esserlo (ve l'ho detto che la sua logica era complessa!). Non gliel'ho mai detto, e se ora avessi la possibilità di parlare un'ultima volta con lui gli darei questo consiglio: costruisci, non distruggere. Se distruggi quello che trovi lungo il cammino, e non costruisci nulla al suo posto, un giorno, quando ti verrà voglia di voltarti indietro, lo farai, e non vedrai nulla. E allora non distinguerai più tra avanti e dietro, e perderai la strada. Ma ormai è troppo tardi... anche se credo che da lassù possa sentirmi... già, da lassù. Lui non credeva all'inferno... io ci credo, ma penso che un posticino per lui in Paradiso alla fine l'abbiano trovato... In fondo non ce l'aveva davvero tanto con la vita, o con la Chiesa, o con le persone... era solo infelice... non aveva ancora trovato la sua strada verso la felicità. Dio lo chiamava talmente forte, ma aveva dei tappi di ottima qualità... e poi, come dice il proverbio, non c'è peggior sordo...Rideva cadendo dal cielo... beh, forse finalmente L'aveva sentito urlare il suo nome...
Se devo proprio dire la verità non sono molto d'accordo con quel ragazzo di prima.. Io non l'ho mai visto passionale.. forse a volte impulsivo, ma raramente... Non particolarmente razionale, ma neanche estremamente irrazionale... sapeva misurarsi, ecco! Sapeva se, quando e come... Non era moderato, ma accorto, attento.
Più intelligente della media, però non sempre faceva buon uso della sua intelligenza, più che altro ci si appoggiava... Però sapeva quando era il caso di lavorare duro. Forse qualche altro anno e qualcosa di importante l'avrebbe fatta. Non tanto per il mondo, quanto per se stesso: non in senso egoistico, capiamoci; nel senso che gli avrebbe fatto bene, lo avrebbe fatto crescere, e se le cose che facciamo ci fanno bene, stiamo facendo davvero qualcosa di importante.
Era profondo.. sapeva scrutare dentro se stesso. Talvolta gli si annebbiava un po' la vista, ma raramente. Si conosceva bene, e forse si stava bene così com'era. Eppure.. non riusciva proprio a trovare la sua strada.. Chissà, forse alla fine l'aveva trovata.. Un giorno, speriamo lontano, glielo chiederò. Ciao Ano, ci vediamo tra qualche anno...

Dario ha detto...

Poveraccio, è morto anche lui!
E gli è bastato un colpo di vento, dopo aver superato tante burrasche, piccole e grosse: ma forse è importante notare che il colpo di vento è arrivato mentre saliva verso le nuvole, arrampicandosi ad una corda; se è caduto ridendo, forse è perchè avrà pensato alla contraddizione : quante piccole bufere aveva superato, stando coi piedi per terra, e ora moriva per un colpetto di vento! Non fa scompisciare anche voi? Mah.....chi glielo aveva fatto fare di salire sulla nuvola? Voleva vedere le cose dall'alto? Voleva cambiare aria?
Non gli bastava più un mondo in cui le cose non vanno come devono, e a furia di girarlo in lungo ed in largo ne aveva cancellato ogni cosa illusiìoria e falsa, spazzando via a colpi di spugna, fino a farlo diventare trasparente anche l'orizzonte. Più che distruggere, credo che lui scolorisse l'inessenziale, l'errato, ciò che è errato. Quando scolorisci una cosa, riesci a vederci attraverso, e ti rendi conto di cosa c'è dietro. Forse avrà visto qualcosa dietro l'orizzonte e voleva vederla dall'alto, perchè si sa, le cose per intero non le possiamo conoscere, possiamo solo vederne delle facce. E lui, come me, voleva vederne il più possibile. Non si accontentava del primo "pacchetto-felicità" che gli capitava sotto mano, voleva vedere cosa ci fosse dietro ogni allegro colore, ma anche dietro ogni colore tetro. Forse per questo poteva sembrare infelice. Ma per me era solo alla ricerca della felicità, della giusta combinazione RGB che potesse avere un senso. Spero l'abbia trovata.